"Mona Lisa" di Neil Jordan e l'insonnia

 

Di notte ormai mi sveglio sempre verso le 2 o 3 e non riesco più a prendere sonno. Mi alzo, preparo una camomilla, leggo o guardo qualcosa in tv. Ieri sera ero stanco morto, troppo stress addosso, un piccolo aiuto in un lavoro di trasloco e verso le 21 e 30 sono crollato dal sonno.

Ma mi sono svegliato verso mezzanotte, ho letto qualche pagina de “Le avventure di Kavalier e Clay” diMichael Chabon (lo sto rileggendo per l'ennesima volta) e poi ho acceso la tv e sulla Rai ho trovato un film ambientato a Londra e a Brighton (che voglia di tornare sia a Londra che a Brighton) che mi è piaciuto tantissimo: Mona Lisa di Neil Jordan del 1986, con uno straordinario Bob Hoskins nella parte di George, un piccolo gangster appena uscito di prigione, che si vede offrire dal suo ex capo Mortwell, un inquietante Michael Caine, un lavoro come autista di Simone (Cathy Tyson), una prostituta d'alto borgo che cerca disperatamente ritrovare una ragazzina. 

Ho trovato bellissima l'ambientazione nel mondo della pornografia, dei quartieri rossi, dei pornoshop, l'atmosfera oscura, malata, decadente, noir di questo film con un finale violento e struggente insieme e che mi ha ricordato il capolavoro di Paul Schrader che è Hardcore.

Mentre lo guardavo ho ripensato al mio viaggio in Inghilterra. 

A quei tempi ero ancora vergine e quando passai da Soho, in pieno giorno con mia sorella, mi salì una voglia tremenda di entrare in un bordello qualunque e scopare la prima prostituta che avrei trovato. 

Il giorno dopo mentre lei era in un museo tornai nel quartiere e in un negozio dove mi ero fermato per farmi fare un panino (in Inghilterra incontrai i blocchi di cheddar) incontrai una bellissima ragazza italiana che mi aiutò a spiegare al commesso cosa volevo mangiare.

Giravo tutto vestito di nero per darmi un certo tono (arrivato a Londra dalla provincia mi vergognai ben presto della mia posa da trasgressivo e fu un bel bagno di umilità quel viaggio) e non so perché ma, forse le facevo pena o forse voleva parlare italiano, questa ragazza che avrà avuto venticinque anni mi raccontò la sua storia, che faceva la spogliarellista e che voleva guadagnare un sacco di soldi per aprire un motel. Fumammo un paio di sigarette. Le raccontai che sognavo di scrivere, che ero in viaggio con mia sorella e che ero vergine. 

Ricordo ancora i suoi occhi verdi, le gambe da favola, i tacchi altissimi e le occhiaie nere sotto agli occhi che mi fecero pensare che facesse uso di eroina o qualcosa del genere. Ci salutammo con un abbraccio. Non entrai in nessun bordello ma ricordo che fumai un pacchetto intero per trattenere le lacrime.

Avrei voluto farmi portare in giro da lei per tutta Londra.

Aveva una voce bellissima.

E un sorriso indimenticabile. 


(Il nuotatore)

Commenti

  1. Ti chiederai anche tu, ogni tanto, che fine avranno fatto le persone incontrate nel corso della vita, quelle che per qualche motivo hanno lasciato un ricordo indelebile, non importa se di un paio d'ore o di anni. Ecco, in questo caso per esempio, che fine avrà fatto quella ragazza? Sarà riuscita ad acquistare un motel? Avrà figli? Sarà ancora a Londra? (sarà ancora viva?). Scusami, mi è partito il trip.

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    1. Me lo chiedo spesso e certe volte ho quasi dei flash che mi portano a pormi le tue stesse domande. Se chiudo gli occhi riesco ancora a vedere il volto di quella ragazza. Io spero prima di tutto che abbia trovato la felicità. E adesso mi hai fatto piangere ancora.

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    2. Andrea, stavo per scrivere "Mi dispiace", ed invece non lo scrivo, perché quel tipo di pianto è una emozione preziosa che ci lega con tutti quei doni che abbiamo e abbiamo avuto: persone, sentimenti, esperienze...
      Viviamo in un periodo che ormai tende a derubarci di ogni cosa. Ma non questo. Questo è impossibile, fino a che gli permetteremo di vivere in noi, fino a che lo vorremo.

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    3. Hai fatto bene a non scrivere "mi dispiace" perché di questi tempi il pianto è anche un modo per continuare a sentirmi vivo.

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