"Storia d'amore vera e supertriste" di Gary Shteyngart (Guanda, traduzione di Katia Bagnoli)

 

Romanzo satirico. Romanzo commovente. Romanzo d'amore. Romanzo supertriste perché “Storia d'amore vera e supertriste” di Gary Shteingart (Guanda, traduzione di Katia Bagnoli) è uno dei romanzi più tristi e disperati che mi sia capitato di leggere nella mia vita. Ho sperato quasi in un finale (che è letterariamente perfetto) diverso per non versare lacrime e rimanere senza fiato cercando di spiegare alla mia compagna perché dopo averlo terminato me ne stavo lì con lo sguardo perso a guardare verso la parete bianca.

Che poi leggere questo romanzo, uscito nel 2010, in questi giorni di elezioni statunitense, vittoria di Joe Biden, lamentele di Trump, zone rosse, sindacati, prospettive future ridotte a zero un po' vuol dire farsi male, vuol dire assaggiare una bella fetta di futuro prossimo.

Un romanzo ambientato in un futuro prossimo dove gli Stati Uniti sono al collasso e a un passo dal default, niente più che spazzatura in mano ai fondi cinesi e norvegesi, con la Guardia Nazionale schierata per strada con carro armati e mitragliati, dove la vita scorre frenetica esclusivamente sugli äpparäti (la versione futura degli smartphone) dove si compra/chatta/ si scansionano gli esseri umani per scoprire la loro scopabilità, i loro valori corporei, la loro aspettativa di vita, il loro reddito, la loro pericolosità. Un mondo dove i libri sono considerati nient'altro che oggetti che puzzano.

Un mondo dove si aggira Lenny Abramov, quarantenne figlio di immigrati ebrei russi, distopico commesso viaggiatore/impiegato dei Servizi Post-Umani che cerca, senza grande successo, di vendere “proroghe vita a tempo indeterminato” a uomini facoltosi e che sogna disperatamente la vita eterna ma anche la morte.

Uno scapolone, un vero sfigato, per niente al passo coi tempi che a Roma, dov'era finito per lavoro, poco prima di ritornare nella decadente New York, incontra l'amore della sua vita: Eunice Park, giovanissima coreana, shoppettara compulsiva, senza arte ne parte e con un credito quasi in rosso, con una famiglia disastrata alle spalle e che mira al colpo grosso pur di sopravvivere ma sopravvivere per cosa nemmeno lei lo sa.

Gary Shteingart ci racconterà questa storia d'amore sui generis con sullo sfondo la decadenza di un Impero, di una New York crepuscolare e in demolizione, gli scontri in piazza, gli uffici dove la gente si ucciderebbe pur di garantirsi il credito bancario giusto, con esseri umani che raccontano la propria vita in diretta social sempre più invasivi e divenuti uno spazio pubblico d'accompagnamento all'acquisto compulsivo.

Una storia d'amore romantica, folle, falsa, stupida, vera, triste vissuta attraverso i diari di Lenny (logorroici, masturbatori, ansiogeni, stupidi, disperati) e i messaggi sui social di Eunice (volgari, infantili, delicati, commoventi) alla sua migliore amica, alla sorella, alla madre e riesce a farci vivere l'angoscia di un mondo meno distopico di quanto si potrebbe pensare: un mondo veramente di merda e specchio del nostro.

E quando sei lì a sperare in qualche modo che questa relazione, seppur quasi impossibile da difendere perché non ti sembra poi tanto amore questa relazione (anche se poi ditemi voi come e chi può stabilire cosa sia con certezza una storia d'amore) possa trionfare, come la tristezza potrebbe essere superata, come due persone che non possono fare a meno uno dell'altra potrebbero illuminare un mondo di merda arriva quel colpo tremento, vigliacco che non ti aspetti e che ti fa venire voglia di gettare via il libro perché ti dici: cazzo Gary mi hai appena raccontato cosa potrà accadere domani, mi hai fatto venire l'ansia con tutte queste marche, coi calcoli statistici sull'aspettativa di vita, con questi stronzi di colleghi di Lenny e mi piazzi questa svolta veramente stronza. Ok, lo sapevo che sarebbe arrivata però che male che mi hai fatto. Poi quando stavo ancora metabolizzando questa cattiveria che è semplicemente la normalità dell'esistenza mi piazzi un finale triste, metaletterario ai massimi livelli, ma decisamente liberatorio. Con le ultime righe che sono letteralmente da antologia. Un colpo in faccia a tutta la merda di questo mondo, alle aspettative del cazzo che sorreggono questo mondo, ai raduni di intellettuali farlocchi, ai circoli creativi che sembrano uno spot già solo quando ti metti a seguirli, al mondo di finzione che non vuole accettare la morte e che ne ha terrrore, che la accetta soltanto se viene mercificata, se le viene imposto un prezzo.

Un atto d'amore incredibile questo libro.

Atto d'amore verso l'amore, la scrittura, gli Stati Uniti.

Sconvolgente, appassionante.

Un viaggio quasi dantesco nei gironi peggiori di questo mondo e del mondo che ci aspetta.

Da lacrime.

I miei amici mi hanno sorriso circospetti, cercando nel contempo di segnalare alle due attrici che dovevano interrompere la recita. Io ho mantenuto un atteggiamento pacato, piegando la bocca nella mia personale versione del sorriso spento di Eunice, e ho riso, una risata che suonava come i primi getti d'acqua da una conduttura geleata. Ridevo meccanicamente da un po' quando mi sono accorto che l'attrice di Cinecittà che intepretava Eunice stava usando lo show come trampolino per una logorroica critica dell'America che risaliva fino all'era reaganiana, un periodo storico che nemmeno i suoi genitori potevano aver pensato.

Ma piantatela, ho pensato. L'America non c'è più. Dopo tanti anni ancora questo odio viscerale per un Paese che si è distrutto in maniera così subitanea, spettacolare, irreversibile. Quando l'avrebbero piantata? Per quanto tempo ancora saremmo stati costretti a prendere parte a questa perfida veglia funebre? E poi, prima di riuscire a impedirmelo, mi sono reso conto di cosa mi stava succedendo. Avevo cominciato a piangere per la perdita. Per noi tutti. Per Joshie e Eunice e i suoi genitori e la sorella e Grillbitch alias Jenny Kang, e per la terra che ancora sussulta fra Manhattan e Hermosa Beach. C'era solo un modo per mettere fine alla tirata della giovane attirce. “Sono morti” ho mentito.

“Cosa?”

“Non sono sopravvissuti.” E ho descritto lo scenario degli ultimi giorni di Lenny Abramov e Eunice Park, più macabro degli affreschi con i dannati dell'inferno sui muri del vicino duomo. Le giovani italiane si sono infastidite per l'improvvisa fine del loro gioco. Mi hanno guardato, si sono guardate fra loro e poi hanno guardato il bellissimo pavimento di legno che conduceva al pergolato, dietro il quale un tableau di ulivi e campi di grano, raggelati dall'inverno, sognava un'esistenza nuova. Nessuno ha detto niente, almeno per un po', e su di me è sceso come una benedizione ciò di cui avevo maggiormente bisogno. Il loro silenzio, torvo e totale.” (pp. 383-384)

 

(Good Fortune)

Commenti

  1. grazie Andrea, sembra proprio fare al caso mio questo consiglio, specie in questo periodo, personale e collettivo; non mi ha mai attirato molto Shteyngart, ma questo mi ispira, grazie.
    invece ti segnalo, nel caso non lo sapessi già -
    https://sophia.bandcamp.com/album/holding-on-letting-go
    d.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, anche a me non ispirava Shteyngart ma nei giorni scorsi io e Eva ci siamo messi a discutere sul cambio di cassa malati svizzeri che va stabilito a seconda dei tuoi problemi, dei tuoi limiti di spesa, etc e intanto pensavo al fatto che non so come faro' a vivere nei prossimi mesi e intanto c'era questo libro su uno scaffale della mia libreria, l'avevo preso alla Caritas per 1 franco questa estate, che mi attirava. Non so se è un grande libro, non m''interessa ma in questi giorni ho un'ansia devastante e poi leggendo questo romanzo sono stato ancora peggio, fai conto che ormai sono sempre sveglio dalle 2-3 di notte. i Sophia li ho ascoltati... grazie x passare Dario.

      Elimina

Posta un commento