Vivere nell'angoscia e Sonja Tofik
Questi ultimi giorni sono stati davvero durissimi. Se già prima della pandemia faticavo a dormire e ad affrontare le giornate negli ultimi giorni/settimane praticamente non ho avuo una notte serena. Se mi sveglio non riesco a prendere sonno e se dormo vengo assalito dagli incubi. La situazione del cinema è grigia, per non dire drammatica. Aspetto notizie sulla concessione del lavoro ridotto a noi lavoratori chiamata. Ne abbiamo diritto ma sarà la catena a decidere di fare domanda. Dubito che arriverà ma ci speo. Significa praticamente non avere nessun tipo di introito e scegliere di licenziarmi per almeno ricevere qualche soldo. Penso a mio padre, da solo, che se la deve sfangare a 72 anni. Per fortuna gli hanno rinnovato la patente. Anche se gli cancelleranno la visita per il campo visivo. Quasi è inutile mandare curriculum perché tutto è fermo. E intanto si amplia il divario fra chi ha qualche garanzia e chi come me non ne ha. Fra lavoratori dello Stato e quelli del privato e gli autonomi. Fra chi ha contratti indeterminati e quelli a chiamata e a ore. Fra chi ha rendite e chi no. Fra chi alle spalle non ha una famiglia (come me e la mia compagna) che ti sostiene economicamente e chi ce le ha.
Ma non provo nessuna invidia per quelli che stanno messi meglio di me.
Cerco di respirare e di riflettere. Non mi va di adeguarmi o supplicare nessuno.. Questo mondo mi faceva schifo prima e mi fa schifo anche adesso. Detestavo Conte e i suoi accoliti prima e li detesto anche ancora. Detestavo i partiti che hanno sostenuto i vari governi Conte e li detesto anche ora. Non voglio nemmeno parlare dell'opposizione perché cosa dovrei dire delle varie opposizioni che si sono succedute in questi mesi.
Continuo a leggere, scrivere, ascoltare dischi bellissimi come quello di Sonja Tofik per non affondare.
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