"Il colore dell'odio" di Alexi Zentner (66THAND2ND, traduzione di Gaspare Bona)


 

“Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione. Le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l'amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto” (Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà)

“Il colore dell'odio” di Alexi Zentner (66THAND2ND, traduzione di Gaspare Bona) è un romanzo intenso, struggente sull'odio razziale ma anche sulla possibilità di rinascere, di cambiare vita. Protagonista è Jessup un diciassettenne come tanti altri, gioca a football, ha una fidanzata, Deanne, sogna il college e di abbandonare la casa mobile dove vive con la madre e l'amata sorellina Jewell mentre il patrigno David John e il fratello Ricky sono in carcere per un duplice omicidio a sfondo razziale. Non è una famiglia come tutte le altre perché la famiglia di Jessup fa parte della Santa chiesa dell'America bianca, una chiesa suprematista e razzista che predica un'America bianca. Jessup se ne è allontanato, non frequenta più le funzioni, la sua fidanzata, Deanna, è nera e figlia dell'allenatore della squadra di football ma tutte le aspettative di vita di Jessup sembrano andare in frantumi prima quando il patrigno scontati quattro anni torna a casa (si scoprirà poi che il patrigno sta cominciando un percorso silenzioso di trasformazione) e soprattutto Jessup, dopo una festa, investe e uccide un ragazzo nero col quale aveva avuto un confronto prima e dopo l'ultima partita di football. Jessup fa la scelta sbagliata e da quel momento in poi tutta la situazione precipiterà fino a un finale commovente ma di grande speranza. Ciò che mi ha colpito di questo romanzo, che ha il ritmo di un thriller, è stata soprattutto la capacità dell'autore di evitare manicheismi, retorica, semplificazioni, ideologismi preferendo invece rappresentare con precisione, delicatezza, partecipazione e in tutte le sue contraddizioni l'America bianca, il white trash, i "bifolchi" senza soldi, lontani dalle strenne globaliste/democratiche/liberal che si rifugiano nel verbo della purezza ariana ma che poi sotto la superficie sono spesso famiglie come tutte le altre, attente ai figli, buone, sane che hanno però trovato nell'odio verso i diversi, i neri, gli ebrei, il resto del mondo la possibilità di catalizzare tutti i loro problemi, privazioni, disillusioni, solitudine. Da antologia il rapporto fra Jessup e il patrigno (e come Jessup cerca di spiegarlo alla fidanzata perplessa): Jessup lo ama e lo odia, lo ama perché è stato un padre buonissimo e premuroso, che ha salvato la madre dall'alcolismo, che c'è sempre stato, che non lo ha mai picchiato e lo ha spinto a studiare, a impegnarsi, a dare il massimo di sé stesso ma David John è anche lo stesso uomo che li ha portati nella Santa chiesa, che ha instillato in un figlio parole d'odio e violenza e che ha il corpo pieno di tatuaggi nazisti. 

"Il colore dell'odio" è un romanzo sull'America di oggi e non solo di oggi (il razzismo/suprematismo/differenze sociali non sonocerto un problema esclusivamente della presidenza Trump) ma soprattutto un romanzo che parla a tutti coloro che continuano a non credere nella possibilità di cambiare, di amare e portare agli altri la voce fatta carne della trasformazione, dell'ascolto, della solidarietà, dell'amore anche se trasformarsi significa abbandonare certezze, famiglia, amicizie, consuetudine, quel mondo dove ci siamo sentiti al sicuro, cullati, protetti e anche amati.

Un estratto:

Quelli. Jessup sa che David John non si riferisce solo ai poliziotti. Lo sta mettendo in guardia da tutta la congrega. L'élite liberale, gli intellettuali e gli accademici, i giornalisti bugiardi che parlano della Santa chiesa dell'America bianca come se fosse un affascinante esperimento di consanguineità finito male, i predicatori neri che per farsi belli definiscono crimine d'odio quello che è successo nel vicolo, senza voler riconoscere che Ricky stava badando ai fatti suoi, stava facendo il suo dovere, era arrivato a notte fonda per aggiustare un problema di tubature, si stava semplicemente cambiando la maglietta quando i due ragazzi di colore lo hanno aggredito. Quelli. Il sindaco che imbonisce i reporter dicendo che Ricky e David John non rappresentano Cortaca, una bella città piena di brava gente, che il delitto è sicuramente dettato dall'odio razziale, che la Santa chiesa dell'America bianca è un circo e chiunque ci vada per pregare un pagliaccio. E David John non sta parlando solo di questo. Si riferisce anche a tutti i politici che invitano i bravi americani a farsi strada rimboccandosi le maniche, senza mai chiedersi se ce le abbiano; a tutti gli insegnanti di Jessup che vedono in David John e la mamma due genitori che non sono andati al college, che sono cresciuti in case dove i risultati scolastici venivano dopo la necessità di pagare le bollette perché non ti togliessero il riscaldamento, l'acqua e l'elettricità, confondendo tutto ciò con la stupidità. Quelli. Perché per loro un bianco povero è sempre sinonimo di idiota. Guardano, ascoltano e pensano che la mancanza di certe conoscenze – David John sa riparare praticamente tutto, ha studiato matematica da autodidatta per aiutare Ricky a capire l'algebra, è capace di scrivere lettere dalla prigione per far credere alla mamma e Jewel e a Jessup stesso che le cose si sistemeranno, ma non può appendere alla parete il dilplma di un'università alla moda, non può vivere in una casa con una vera e propria sala da pranzo, non può guidare un'automobile nuova di marca tedesca, non può tornare dal lavoro con le mani pulite come quando è uscito di casa – equivalga a mancanza di intelligenza. All'improvviso Jessup si rende conto che a Deane avrebbe dovuto raccontarle questo. Dirle quanto sia in gamba David John, come lavori duro, e quanto lo faccia infuriare che tutti gli articoli, tutti gli sbruffoni in televisione, partano dal presupposto che il patrigno è un povero deficiente che vive come il frutto di un incesto in una casa mobile in mezzo alla campagna, un lattoniere che sguazza nella merda, un timorato membro della Santa chiesa dell'America bianca troppo stupido e pigro per pensare con la sua testa. Ogni volta che qualcuno come David John – o Jessup o Jewel – fa uno strafalcione o dice qualcosa che li accomuna ai propri vicini o simili, qualcosa che rivela la loro appartenenza a una tribù di persone che non ricevono nulla gratuitamente, che devono conquistarsi ogni cosa con il lavoro, la gente che è cresciuta nella bambagia, che trova tutte le porte aperte, che ha tutte le opportunità di questo mondo, si convince ancora di più che i poveri hanno solo quello che si meritano. David John ha sempre trattato bene la famiglia, imbrattandosi di piscio e merda sessanta ore alla settimana, assumendosi la responsabilità di due bambini che non erano suoi e trattandoli come figli; un buon marito, un buon padre, ha insegnato ai ragazzi a studiare, a lavorare sordo, a rispettare la banbiera e a lodare Gesù Cristo, e tutto questo camminando come un equilibrista su un filo spinato. Un'intera vita cancellata perché a due ragazzi di colore pieni di soldi – figli di un capo della polizia e un'insegnante e di due avvocati, ogni cosa servita su un piatto d'argento sin dalla più tenera età – non sono piaciuti i tatuaggi di Ricky. Quelli. Jessup sa esattamente a chi si riferisce David John quando dice quelli.” (pp. 156-157)

 

 (Before the Spell)

Commenti