"Bambinate" di Piergiorgio Paterlini (Einaudi) + Northwest

 

  

"Credeva ai bambini buoni che si trovano nei libri della scuola domenicale; aveva in loro la massima fiducia. Aveva una gran voglia di incontrarne uno vivo, una volta o l'altra; ma non gli capitava mai: forse erano tutti morti prima che lui venisse al mondo." (Mark Twain)

Quanti ricordi di merda legati alla mia infanzia/adolescenza ha risvegliato in me la lettura di "Bambinate" di Pierigiorgio Paterlini (Einaudi). A metà lettura ho chiuso il libro e ho bevuto una birra tutta d'un fiato per non andare a vomitare. Un romanzo violento e delicatissimo che racconta di quanto possa essere feroce l'infanzia, di quanta violenza ci sia nei ragazzini, di quanti soprusi fisici e mentali a quell'età vengano perpetrati nei confronti dei deboli, dei diversi, dei lenti, degli sfigati, dei grassi, dei poveri, dei timidi, dei remissivi, dei solitari, dei disabili, verso se stessi. Ferite che ti restano addosso per tutta la vita. Incubi che escono dalle tane dei Morlock, dalle aule di scuola, dagli spogliatoi. E quanti silenzi complici. Far finta di nulla. Fare lo spettatore. Fare il capobanda. Scegliere la vittima sacrificale. Sentirsi dire che tanto son giochi da ragazzini. Che poi tutto passerà. Che devi sopportare. Diventare adulto. Dimenticare. Accettare. 

Sono arrivato alla fine di "Bambinate" col cuore in gola ricordandomi perché in tutti questi anni non ho mai partecipato alle cene di classe con gli ex studenti di elementari/medie/Liceo, perché mi sono tenuto alla larga da Facebook e anniversari della leva del '79, perché non ho mai voluto sapere nulla di cosa è stato dei miei compagni. Se mi capita di incontrarli (son sempre quei due o tre) parlo, ci scambio due parole ma non lascio mai il mio numero di telefono.

Ho imposto a mio padre e mia sorella di non divulgare il mio numero di telefono a nessuno.

Qualche tempo fa mi sono davvero incazzato quando qualcuno ha girato il mio numero di telefono a una persona che non vedevo da vent'anni e che non mi interessava per niente rivedere, frequentare. Ci sono rimasti male tutti e due ma ho smesso di rispondere ai loro messaggi.

Quando torno nel mio paese mi sale sempre l'ansia.

Ormai anche Lecco mi sembra un'altra galassia.

E Paterlini è stato magistrale nel raccontare come ci sono episodi della nostra infanzia che non dimenticheremo mai.

E vorrei tanto perdonare.

E perdonarmi.

 


Commenti

  1. Così al volo mi chiedo: se non riesci tuttora a somatizzare, quali risposte cercavi da Bambinate? Un libro che non sembra concedere responsi se non quelli che già conosci e che ti bloccano, e cioè che spesso gli adulti non sono adatti, non capiscono o non sono proprio in grado. Ecco perché a volte la considero anche una fortuna non essere divenuto genitore, ed il non dover affrontare certe difficoltà. Mi accontento dell'aver sbagliato da figlio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non cercavo quelle risposte nel libro ma cercavo, e l'ho trovato, il "modo", lo "stile" per raccontare questi fatti. Il "come" inserire queste sofferenze, questo percorso, questi processi all'interno di una struttura narrativa. Amando scrivere mi piace "studiare" come gli scrittori riescono a scrivere di determinati argomenti che mi stanno molto a cuore. Piu' che la trama mi interessa lo stile.

      Elimina
  2. Non conosco il libro ma conosco la sensazione di non voler avere a che fare con coloro i quali sono dovuti stare nella mia vita durante l'infanzia. Per fortuna al liceo è andata meglio. Ho anche delle amicizie durature e persone che ho piacere di vedere anche solo per caso al supermercato. Ma dall'asilo alle medie sono stata di merda. Poi sai che gli studi di psicologia non mi sono serviti a granché per lavorare ma ho capito delle cose applicando certi concetti ai miei ricordi. Io ho sempre colpevolizzato i miei compagni, ma la gran parte del danno l'hanno fatta gli adulti, gli "educatori" che mi hanno imbrigliata nel ruolo della brava bambina che deve aiutare quelli indietro anche se questi ti fanno del male. Lasciamo perdere va'.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, con quelli delle elementari e delle medie non ho praticamente piu' rapporti, se ci vediamo quasi non ci salutiamo nemmeno. Con quelli del Liceo/Collegio non sono rimasto in rapporti ma quando per caso ci rincontriamo, di solito per le strade, mi fermo volentieri a parlare. Io ci metto anche gli insegnanti, nel mio caso in particolare la mia insegnante di educazione fisica alle Medie che mi ha rovinato davvero la vita. Non capisco ancora come una persona del genere potesse insegnare.

      Elimina

Posta un commento