"Ore disperate. L'ultimo processo di Harper Lee" di Casey Cep (Minimum Fax, traduzione di Sara Bilotti) + Jane Weaver

 

"Ore disperate. L'ultimo processo di Harper Lee" opera d'esordio della giornalista statunitense Casey Cep (Minimum Fax, traduzione di Sara Bilotti) è un perfetto mix di true crime (la vicenda di un reverendo Willie Maxwell accusato di aver ucciso cinque familiari per riscuotere i premi assicurativi sulla vita e a sua volta ucciso, durante un funerale, da un parente con il conseguente processo) e la biografia di Harper Lee, autrice de Il buio oltre la siepe, dalla sua infanzia in Alabama all'amicizia con Truman Capote, dal successo al blocco narrativo fino alla morte. 

Harper Lee fu attirata dal processo che si stava celebrando e da tutta quella strana vicenda e decise di seguirlo dal vivo nella speranza di poter trarne un'opera sulla falsariga di "A sangue freddo", a cui aveva particolarmente contribuito, ma che  non portò mai a termine. 

"Ore disperate" nelle sue quasi 400 pagine ha il pregio, con uno stile lineare ma mai banale (anche se talvolta ho trovato alcuni passaggi un po' troppo freddi e leziosi), di regalare al lettore un commovente e appassionante ritratto dell'autrice di quel solo romanzo divenuto un capolavoro della letteratura mondiale ma anche di restituirci il clima degli anni '60-'70 nel profondo Sud degli Stati Uniti intriso di razzismo, lotte per i diritti civili, segregazionismo, sincretismo religioso, povertà, echi di un passato che non passa mai fatto di sterminio dei nativi/schiavitù/Guerra di Secessione.

Un estratto:

"Come la diga sul fiume Tallapoosa, le chiuse erano calate sul caso Maxwell, e lentamente le acque cominciarono a salire. Col passare delle settimane e poi dei mesi, le storie preso a cambiare, i fascicoli ad andare altrove, i registri giudiziari a sparire. Alcune di queste sparizioni furono intenzionali. Gli aspiranti eroi dovevano essere più noti, chi era stato coinvolto voleva essere lasciato in pace, i sopravvissuti volevano che il mondo andasse avanti. Ulteriori perdite giunsero dal declino della memoria e dal potere erosivo del tempo. Il presente continuava a scalzare il passato, e il passato a scivolare più in basso, fino a quando la verità su ciò che era accaduto nella vita e nella morte del reverendo Willie Maxwell, inafferrabile mentre accadeva, divenne come le fondamenta di pietra, le chiese sommerse e le tombe affondate a 150 metri di profondità nel lago Martin, adagiate su un tappeto di limo. Ma prima che tutto svanisse completamente, qualcuno arrivò e tentò di recuperarlo." (pag. 199)


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- e che bello "Flock" il nuovo disco di Jane Weaver -

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