"Heimat" di Nora Krug (Einaudi, traduzione di Giovanna Granato) e le nostre famiglie durante il Fascismo

 


"Heimat" di Nora Krug (Einaudi, traduzione di Giovanna Granato) è una graphic novel semplicemente bellissima. Una vera e propria opera d'arte dove l'autrice va alla ricerca delle proprie radici affrontando la tragedia dell'Olocausto, del Nazismo e scandagliando nella vita dei propri parenti, dei nonni, dei bisnonni, delle zie e degli zii col timore di trovarsi di fronte a complicità con l'Orrore, a silenzi, a episodi volutamente rimossi. Un'opera potentissima dal punto di vista visivo con l'inserimento di fotografie d'epoca, diari accanto ai disegni e a un testo scritto divinamente. 

Mentre lo leggevo ho riflettuto spesso sulla mia famiglia visto che i miei nonni e bisnonni hanno vissuto durante il Fascismo, mio zio Ezio era nato nel 1930 e tanti altri miei parenti hanno conosciuto la dittatura e la Seconda Guerra Mondiale. Il mio nonno paterno è stato un partigiano e quelli della famiglia della mia nonna paterna sono sempre stati e lo sono ancora socialisti e comunisti ma sempre fra i cugini di mia nonna ci sono stati anche fascisti convinti e una cugina di mia nonna è rimasta fascista tutta la vita. Una donna bellissima che fumava col bocchino e mi raccontava della sua passione per i film, il risotto e le SS. 


 

Ma è come se l'Italia vivesse quel periodo o come una scure e un eterno ricatto da sventolare a vanvera (si vede fascismo ovunque ormai) oppure in una sindrome da rimozione che impedisce di fare veramente i conti con quel periodo, comprese le colonie. 

Siamo un Paese che conosce quasi piu' il periodo nazista che il Ventennio.

E sapete che è vero.

Ma un'altra cosa che mi ha sempre colpito è che sostanzialmente si fatica a trovare qualcuno (a parte parenti, nomi noti, missini & co) per  che abbia il coraggio di dire che i propri nonni erano sostenitori della dittatura fascista. Non intendo le classiche stronzate sul "a quel tempo i treni o la pensione", no intendo proprio qualcuno che abbia il coraggio di aprirti il cuore e raccontarti della propria famiglia durante quel periodo. 

Io ogni volta non smetto di ricordare raccontare che mio zio Ezio non smise mai di voler bene al Podestà del mio comune, che mi diceva gli piaceva girare con l'uniforme da Balilla ed era orgoglioso di aver fatto parte della Gioventù italiana del Littorio e che pianse quando seppe della morte di Mussolini. Il mio adorato zio trombettista, con una vita disastrata che meriterebbe un romanzo. Mio zio che non rinnego' mai la sua amicizia con la Riscina, la super fascista del paese che fu rasata a zero alla fine della guerra. 

La Riscina è stata una fascista (e ultralesbica) fino alla fine dei suoi giorni e ogni volta che la incontravo mi diceva "Buongiorno signorino di sinistra... come va? Qui ce n'erano un sacco di fascisti e che col Fascismo ci han guadagnato soldi e poi son tutti scomparsi e mi danno della troia. Tutti partigiani, tutti per la democrazia, tutte troie che si vendono il voto per stare felici davanti alla tv..."

Solo fra le fila della Repubblica Sociale ci furono quasi ventimila morti (su alcune cifre vedo 15600) e quelle sono tutte famiglie, parenti, cugini, sorelle. Donne, uomini.

E niente.

Fuori spira un vento fortissimo.

Quanti ricordi.

E domani cucino anatra e piccione per soddisfare le richieste della mia compagna.


(Julien Baker - Full Performance)

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