Nessuno Tocchi Caino - DA MORO E PANNELLA LA CAMPAGNA ISCRIZIONI DI NESSUNO TOCCHI CAINO ISPIRATA DA AMBROGIO CRESPI
Nessuno tocchi Caino News
Anno 21 - n. 19 - 08-05-2021
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : DA MORO E PANNELLA LA CAMPAGNA ISCRIZIONI DI NESSUNO TOCCHI CAINO ISPIRATA DA AMBROGIO CRESPI
2. NEWS FLASH: NESSUNO TOCCHI CAINO LANCIA ‘COMPRESENZA’, LA CAMPAGNA DI AMBROGIO E NICCOLO’ CRESPI
3. NEWS FLASH: ANCHE IL MALAWI ABOLISCE LA PENA DI MORTE: ‘VIOLA LA COSTITUZIONE’
4. NEWS FLASH: BIELORUSSIA: LUKASHENKO GRAZIA DUE CONDANNATI A MORTE MENTRE LA CORTE SUPREMA CONFERMA UNA CONDANNA CAPITALE
5. NEWS FLASH: USA: UNO STUDIO DEL PROFESSOR BAUMGARTNER SPIEGA PERCHÉ
LE CONDANNE A MORTE SONO CONCENTRATE IN POCHISSIME CONTEE
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
DA MORO E PANNELLA LA CAMPAGNA ISCRIZIONI DI NESSUNO TOCCHI CAINO ISPIRATA DA AMBROGIO CRESPI
Elisabetta Zamparutti e Sabrina Renna su Il Riformista del 7 maggio 2021
“Compresenza” è il titolo della campagna pubblicitaria, ispirata da
Ambrogio Crespi e realizzata dal nipote Niccolò, a favore delle
iscrizioni a Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem. “Testimonial” della
campagna saranno persone che non sono più tra noi ma che continuano a
essere fonte di ispirazione per molti di noi.
La vulgata vuole che il morto non debba afferrare il vivo, che il morto è
morto e non torni più. È vero invece che, quando una persona muore, si
crea con essa un legame profondo, per certi versi più intimo di quando è
in vita. È la «compresenza dei morti e dei vivi», una «realtà
liberata», una «realtà di tutti», quel miracolo vivente del quale
parlavano Aldo Capitini e Marco Pannella. La morte cessa di essere un
evento assoluto, insuperabile. Il mondo diventa amore e nonviolenza, il
male solo un fenomeno passeggero, la vita “un vuoto dove passa ogni
cosa”.
“Su ogni assemblea passa il soffio della compresenza”, secondo Capitini.
Quel soffio è “il vento dello spirito che muove il mondo” del quale
parlava Marco Pannella nella sua lettera a Papa Francesco, quando
qualche anno fa, prima di morire, dal suo letto di casa all’ultimo piano
non perdeva la vista dei gabbiani e la passione per la vita. Questo
soffio, Nessuno tocchi Caino lo ha sentito tante volte nel suo “viaggio
della speranza” dalla violenza alla guarigione, dalla maledizione al
logos. Un viaggio, che dura ormai da 28 anni, alla ricerca del
superamento della pena di morte, della pena fino alla morte, della morte
per pena.
Il ciclo di spot inizia con Aldo Moro e prosegue con Leonardo Sciascia, Marco Pannella, Mariateresa Di Lascia.
Questi primi quattro spot dedicati alla vita e alle lotte di Nessuno
tocchi Caino-Spes contra spem sono legati dal filo della trama della
compresenza, di un abbraccio collettivo. Starci, aderire, iscriversi
significa dare un valore a “una politica che, così come la facciamo noi –
diceva Mariateresa Di Lascia – è anche il nostro vivere”.
Il primo spot, quello con Aldo Moro, verrà lanciato sabato 8 maggio con
una conferenza in diretta da e su Radio Radicale. Nessuno tocchi Caino
sceglie, nel giorno del 43° anniversario della sua morte, di essere
compresente, “presente con” Aldo Moro, con l’essenza della sua umanità,
del suo senso di giustizia e speranza che poi è ciò che ha “liberato” i
suoi stessi “sequestratori”, salvandoli dalla pena di morte e dalla pena
fino alla morte.
Negli scritti giovanili, nella Costituente e da professore
universitario, Moro ammoniva che «La storia sarebbe estremamente
deludente e scoraggiante, se non fosse riscattata dall’annuncio, sempre
presente, della salvezza e della speranza». Giovanissimo docente di
Bari, nel 1943, iniziò la sua prima lezione con un «la persona prima di
tutto!», convinto che «la pena dell’ergastolo che priva così com’è di
qualsiasi speranza… appare crudele e disumana, non meno di quanto lo sia
la pena di morte».
Aldo Moro portava i suoi studenti in gita in carcere per farli
riflettere sul senso della pena. Con Gustav Radbruch, si spingeva a
riflettere sul superamento del carcere cercando “non un diritto penale
migliore ma qualcosa di meglio del diritto penale”. Il giorno del
sequestro in Via Fani teneva accanto a sé sul sedile della macchina le
tesi di laurea dei suoi studenti: una era intitolata “La pena come
rinnovamento interiore”.
Da Presidente del Consiglio, fece la legge sull’Ordinamento
Penitenziario del 1975. Una rivoluzione copernicana che guarda all’art
27 della Costituzione e al superamento del “carcere cimitero dei vivi”
che aveva caratterizzato la fase post unitaria, il regime fascista, i
primi anni della Repubblica. Una riforma incentrata sulla speranza
perché «l’uomo è dignità e moralità e reca in sé la molla stupenda della
libertà, il senso della giustizia piena per tutti».
Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem ha posto il pensiero di Aldo Moro
al centro del suo Congresso, tenutosi nel carcere di Opera e raccontato
nel libro “Il viaggio della speranza”. Un viaggio che, anche grazie allo
spot di Niccolò Crespi e insieme ad Ambrogio Crespi e ai detenuti dei
Laboratori del cambiamento “Spes contra spem” nelle carceri di Rebibbia,
Voghera, Opera, Parma, Secondigliano,
continua verso nuovi livelli di coscienza, di liberazione dalla pena di morte, dalla pena fino alla morte, dalla morte per pena.
Due studenti di Moro, nei giorni del rapimento, confidavano nel fatto
che i suoi sequestratori, conoscendolo, lo avrebbero liberato. Non
accadde e non accade mai, nella storia, quando l’umanità si esaurisce
nei processi sommari, ieri nelle “prigioni del popolo” e oggi in quelle
“nel nome del popolo”.
Mai lo Stato, nel nome di Abele, può divenire Caino, pena una eterna
logica della vendetta. Quando lo Stato non viola il sacro limite, quello
del Diritto, anche Caino può incarnare il cambiamento, esprimere lo
spirito vitale del mondo, divenire costruttore di città.
Per saperne di piu' : https://www.ilriformista.it/da
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
NESSUNO TOCCHI CAINO LANCIA ‘COMPRESENZA’, LA CAMPAGNA DI AMBROGIO E NICCOLO’ CRESPI
Sabato 8 maggio, h. 15.30-17.30
c/o Radio Radicale
via Principe Amedeo 2, Roma (V piano)
in studio Sergio D’Elia, Maria Fida Moro ed Elisabetta Zamparutti
partecipano:
Rita Bernardini, Niccolò Crespi, Sabrina Renna, Luigi Crespi, Antonio Coniglio, Andrea Nicolosi, Alessandro Arrighi,
L’evento è trasmesso in diretta sulle frequenze di Radio Radicale,
in streaming sul sito della Radio e sui canali social di Nessuno tocchi Caino
L’8 maggio 2021, vigilia del 43° anniversario della morte di Aldo Moro,
Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem lancia “Compresenza”, la campagna
pubblicitaria, ispirata da Ambrogio Crespi e realizzata dal nipote
Niccolò, a favore delle iscrizioni a Nessuno tocchi Caino-Spes contra
spem. “Testimonial” della campagna saranno persone che non sono più tra
noi ma che continuano a essere fonte di ispirazione per molti di noi.
Il ciclo di spot inizia con Aldo Moro e prosegue con Leonardo Sciascia, Marco Pannella e Mariateresa Di Lascia.
Questi primi quattro spot dedicati alla vita e alle lotte di Nessuno
tocchi Caino-Spes contra spem sono legati dal filo della trama della
«compresenza dei morti e dei vivi», quel miracolo vivente del quale
parlavano Aldo Capitini e Marco Pannella. Starci, aderire, iscriversi
significa dare un valore a “una politica che, così come la facciamo noi –
diceva Mariateresa Di Lascia – è anche il nostro vivere”.
Sabato 8 maggio verrà presentato il primo spot, quello con Aldo Moro. Un
modo di essere compresenti, “presenti con” con lui, con l’essenza della
sua umanità, del suo senso di giustizia e speranza che poi è ciò che ha
“liberato” i suoi stessi “sequestratori”, salvandoli dalla pena di
morte e dalla pena fino alla morte.
Aldo Moro portava i suoi studenti in gita in carcere per farli
riflettere sul senso della pena. Con Gustav Radbruch, si spingeva verso
il superamento del carcere cercando “non un diritto penale migliore ma
qualcosa di meglio del diritto penale”. Il giorno del sequestro in Via
Fani teneva accanto a sé sul sedile della macchina le tesi di laurea dei
suoi studenti: una era intitolata “La pena come rinnovamento
interiore”. Da Presidente del Consiglio, fece la legge sull’Ordinamento
Penitenziario del 1975. Una rivoluzione copernicana che guarda all’art
27 della Costituzione e al superamento del “carcere cimitero dei vivi”
che aveva caratterizzato la fase post unitaria, il regime fascista, i
primi anni della Repubblica.
Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem ha posto il pensiero di Aldo Moro
al centro del suo Congresso, tenutosi nel carcere di Opera e raccontato
nel libro “Il viaggio della speranza”.
Mai lo Stato, nel nome di Abele, può divenire Caino, pena una eterna
logica della vendetta. Quando lo Stato non viola il sacro limite, quello
del Diritto, anche Caino può incarnare il cambiamento, esprimere lo
spirito vitale del mondo, divenire costruttore di città.
Info: 335 8000577
"ANCHE IL MALAWI ABOLISCE LA PENA DI MORTE: ‘VIOLA LA COSTITUZIONE’" di Sergio D’Elia su Il Riformista del 7 maggio 2021
Il 28 aprile scorso la più alta corte del Malawi ha bandito la pena di
morte, l’ultimo tetro retaggio della notte coloniale. La sua abolizione
segna l’inizio di un nuovo giorno, un’alba illuminata da un sole
scintillante come quello che spicca sulla bandiera nazionale e che sorge
sul grande lago che ha dato il nome a questo piccolo, povero Paese
dell’Africa orientale.
“L’essenza del diritto alla vita è la vita stessa, la santità della
vita. Il diritto alla vita è la madre di tutti i diritti. Senza il
diritto alla vita non esistono altri diritti”, ha ragionato la Corte.
“La deroga al diritto alla vita è vietata direttamente e chiaramente
dalla Costituzione.” Poiché “la pena di morte non solo nega, abolisce il
diritto” alla vita, la Corte ha ritenuto che viola la Costituzione del
Malawi.
Una Costituzione che nel suo preambolo è un inno alla nonviolenza, alla
santità della vita umana e al genere umano come insieme indissolubile,
alla coscienza individuale e alla saggezza collettiva, al benessere del
popolo e all’armonia nazionale.
L’Alta Corte ha considerato anche che la pena capitale è “contro gli standard internazionali sui diritti umani”.
Accogliendo l’appello di Charles Khoviwa, un condannato per omicidio, la
Corte Suprema del Paese ha di fatto ordinato di cancellare le sentenze
dei 27 prigionieri nel braccio della morte e di accordare ai condannati
un processo di revisione della sentenza che molto probabilmente non sarà
una pena fino alla morte.
“Coloro che hanno scontato lunghi periodi della loro vita dietro le
sbarre”, ha scritto la corte, “riceveranno brevi residui di pena da
scontare oppure otterranno il rilascio immediato”.
L’ultima persona giustiziata in Malawi era stata impiccata il 26
settembre 1992 nel carcere di Zomba per mano di un boia fatto venire dal
Sudafrica. Due anni dopo, il primo Presidente democraticamente eletto
della nazione, Bakili Muluzi, si è fieramente opposto all’uso della
forca che i coloni inglesi avevano portato con sé alla fine dell’800.
Appena entrato in carica nel maggio 1994, Muluzi ha svuotato il braccio
della morte, ha graziato 120 condannati a morte e le loro pene, pur
commutate in ergastolo, per molti di loro hanno aperto le porte del
carcere vista la lunga detenzione trascorsa. Da allora ogni presidente
si è rifiutato di firmare qualsiasi ordine di esecuzione.
Il Malawi è il ventiduesimo Paese dell’Africa subsahariana a cancellare
la pena di morte, dopo l’abolizione per tutti i crimini avvenuta in Ciad
nel maggio del 2020. Nessuno tocchi Caino ha dato il suo piccolo
contributo all’esito felice di questo movimento di liberazione
dell’Africa dalla pena di morte. Nel novembre 2016, il Malawi era stato
raggiunto da una nostra missione, guidata da Antonio Stango, volta a
ottenere un voto a favore della Risoluzione ONU per la Moratoria
Universale delle esecuzioni capitali in vista dell’abolizione della pena
di morte. Negli anni successivi il Malawi ha sempre sostenuto la
Risoluzione pro-moratoria al Palazzo di Vetro e ora ha lui stesso
abolito la pena capitale. È un altro punto di approdo del nostro
“viaggio della speranza” nel mondo che dura da quasi trent’anni, un
viaggio dalla violenza alla guarigione. È straordinariamente simbolico
che questo nuovo successo sia stato ottenuto in Africa, un continente
dove la storia millena
ria di Caino e Abele, del fratello che uccide il fratello, ha
conosciuto nella storia contemporanea, coi genocidi più terribili e le
guerre civili più sanguinose, una sua tragica attualità.
La pena capitale è stata a lungo obbligatoria in Malawi per i colpevoli
di omicidio o tradimento e facoltativa per lo stupro. Anche rapine
violente, irruzioni in casa e furti con scasso potevano essere puniti
con la morte o l’ergastolo. Dopo l’abolizione della condanna a morte, la
sanzione massima è ora la condanna a vita, l’ergastolo, che in Malawi
però è una pena da riservare – ha detto l’Alta Corte – solo “al peggiore
dei crimini”, e non è una pena “ostativa”, senza fine e senza speranza,
come quella in vigore ancora nel nostro Paese.
L’Alta Corte del Malawi ha anche offerto un saggio di cultura giuridica,
impartito una lezione magistrale a quei Paesi che mostrano timore a
percorrere la via del diritto perché la strada sembra stretta e
tortuosa, bloccata dalle correnti avverse del sentire popolare.
“L’opinione pubblica è contraria all’abolizione – ha affermato la Corte –
ma questa è una questione di diritto e, quindi, una materia da non
risolvere nei corridoi dell’opinione pubblica.
Per saperne di piu' : https://www.ilriformista.it/an
BIELORUSSIA: LUKASHENKO GRAZIA DUE CONDANNATI A MORTE MENTRE LA CORTE SUPREMA CONFERMA UNA CONDANNA CAPITALE
Due fratelli che erano stati condannati a morte in Bielorussia sono
stati graziati dal presidente Alyaksandr Lukashenko mentre, in un caso
distinto, la Corte Suprema del Paese ha respinto il ricorso presentato
da altro condannato a morte, che è quindi a rischio di esecuzione.
I fratelli Illya Kostseu (21 anni) e Stanislau Kostseu (19 anni) erano
stati condannati alla pena capitale il 10 gennaio 2020 dal tribunale
regionale di Mahiliou per l’omicidio di una loro ex insegnante e per
l’incendio della sua casa,
“Il 30 aprile, l'amministrazione del Centro di detenzione preventiva n. 1
di Minsk, che ospita l'unico braccio della morte del Paese, ha
rifiutato di accettare un pacco dalla famiglia dei prigionieri,
affermando che la prigione aveva ricevuto un documento relativo alla
grazia dall’Ufficio presidenziale”, ha riferito il centro per i diritti
umani “Viasna” il 30 aprile 2021.
Di conseguenza, i due prigionieri non resteranno nel braccio della
morte, ma dovrebbero essere trasferiti in una normale prigione a
Zhodzina”, si legge nel comunicato.
Va notato che la famiglia non ha ricevuto alcun documento ufficiale che confermi queste informazioni.
Nel maggio 2020 la Corte Suprema aveva confermato le condanne a morte
dei due fratelli Kostseu, che in seguito avevano chiesto la grazia al
presidente Lukashenko.
Sempre "Viasna” ha riportato il 4 maggio 2021 che la Corte Suprema della
Bielorussia ha respinto il ricorso presentato dal condannato a morte
Viktar Skrundzik.
Il condannato sarà quindi giustiziato, a meno che non venga graziato dal presidente Lukashenko.
Skrundzik era stato inizialmente condannato a morte il 6 marzo 2020,
dopo che il tribunale regionale di Minsk aveva ritenuto lui e altri tre
imputati della città di Sluck colpevoli di aver ucciso due uomini
anziani e aver tentato di uccidere una donna di 85 anni.
Gli altri tre imputati nel caso, Valiantsin Bushnin, Siarhei
Zakharchanka e Vital Miatsezh, sono stati condannati a lunghe pene
detentive.
La condanna capitale era stata impugnata davanti alla Corte Suprema, che l’aveva revocata il 30 giugno 2020.
Il caso era stato rinviato per un nuovo processo al tribunale regionale
di Minsk e il 15 gennaio 2021 Skrundzik era stato nuovamente condannato a
morte.
La Bielorussia è rimasto l'unico paese in Europa che applica ancora la pena capitale.
L'Occidente ha ripetutamente invitato le autorità bielorusse ad aderire
alla moratoria globale come primo passo verso l'abolizione della pena di
morte.
Il numero esatto delle esecuzioni praticate in Bielorussia è
sconosciuto, nonostante i difensori dei diritti umani locali e i
giornalisti lavorino per portare alla luce informazioni sulle condanne a
morte e sulle esecuzioni.
Secondo il ministero della Giustizia bielorusso, 245 persone sono state condannate a morte nel Paese dal 1994 al 2014.
Le ONG per i diritti umani ritengono che circa 400 persone siano state
giustiziate da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza nel 1991.
Sempre secondo gli attivisti per i diritti umani, Alyaksandr Lukashenko
aveva finora concesso la grazia a un solo condannato a morte nel corso
della sua presidenza.
(Fonti: Belsat, 30/04/2021; Viasna, 04/05/2021)
Per saperne di piu' :
USA: UNO STUDIO DEL PROFESSOR BAUMGARTNER SPIEGA PERCHÉ LE CONDANNE A MORTE SONO CONCENTRATE IN POCHISSIME CONTEE
Un nuovo studio spiega perché la maggior parte delle condanne a morte sono concentrate in pochissime contee.
“Learning to kill: Why a small handful of counties generates the bulk of
US death sentences”, appena pubblicato su PLOS One, fa luce sul perché
la distribuzione geografica delle condanne a morte negli Stati Uniti sia
raggruppata in poche giurisdizioni. I risultati indicano che la storia
legale e razziale di una contea gioca un ruolo più importante del tasso
di omicidi.
"Sono uno scienziato sociale quantitativo e lavoro nel campo della pena
di morte da quando ho pubblicato un libro su come vengono inquadrate le
argomentazioni sulla pena di morte e sull'impatto della 'cornice
dell'innocenza' sull'opinione pubblica", ha detto l'autore dello studio
Frank R. Baumgartner, professore di scienze politiche alla UNC
(University of North Carolina at Chapel Hill).
Il suo libro, The Decline of the Death Penalty and the Discovery of
Innocence” (“Il declino della pena di morte e la scoperta
dell'innocenza”, mai tradotto in italiano) è stato pubblicato nel 2008.
"Da allora, ho continuato con vari studi sulla pena di morte e ho
costruito un database di tutte le persone giustiziate negli Stati Uniti,
inclusa la contea da cui è derivato il caso", ha spiegato Baumgartner.
“Una ricorrenza scioccante è che un grandissimo numero di casi sono
concentrati in poche contee. Questo era evidente nei miei dati, ma era
anche un fatto già noto a coloro che studiavano la materia da prima di
me, non è stata una nuova scoperta”
Per il loro ultimo studio, Baumgartner e i suoi colleghi hanno esaminato
fattori come la popolazione delle contee, il numero di omicidi, la
proporzione tra popolazione e omicidi, ossia il cosiddetto “tasso di
omicidi, e altri dati, come il complessivo tasso di “criminalità
violenta”, di crimini contro la proprietà, i tassi di povertà, la quota
relativa di popolazione non bianca e la storia dei linciaggi.
Ma hanno trovato una relazione sorprendentemente debole tra il numero di omicidi in una contea e il numero di condanne a morte.
Invece, il miglior predittore di condanne a morte era il numero di
condanne a morte che una contea aveva inflitto precedentemente. In altre
parole, ogni condanna a morte rendeva più probabile un'altra condanna a
morte. "I dati sono coerenti con un'ipotesi di ‘apprendimento’, in cui
ogni volta che si verifica un evento, si riduce il lasso di tempo prima
che si verifichi un evento simile", ha detto Baumgartner a PsyPost.
“L'uso più comune di tali modelli è nell'analisi di eventi tipo gli
attacchi di cuore o le convulsioni cerebrali. Dato un insieme
sottostante di fattori di rischio, avere un attacco di cuore rende più
probabile un secondo. Abbiamo utilizzato queste tecniche statistiche e
abbiamo dimostrato che un processo simile si è verificato per le contee
degli Stati Uniti".
I risultati sono in linea con precedenti ricerche di Baumgartner, che hanno analizzato esecuzioni e condanne a morte.
"Ci sono state circa 9.000 condanne a morte negli Stati Uniti dal 1972, e
circa 1.500 esecuzioni. I risultati sono molto netti per quanto
riguarda le condanne a morte, anche più forti che nelle mie ricerche
precedenti. Quindi il nostro punto non era identificare qualcosa di
nuovo; era già nota l'elevata concentrazione dell'uso della pena di
morte in poche giurisdizioni. Piuttosto, abbiamo esplorato da dove
proviene: l'apprendimento. In alcune contee il meccanismo si roda molto
bene, in altre non si avvia mai". Lo studio fornisce la prova che "la
pena di morte non viene applicata in modo coerente", ha detto
Baumgartner a PsyPost.
"Anche all'interno dello stesso stato, ci sono forti differenze nelle
probabilità che un crimine con determinate caratteristiche porti a una
condanna a morte", ha detto. “Un fattore chiave è la casualità. È
assolutamente lasciato a serie di combinazioni o coincidenza se alcune
contee diventano efficienti dispensatrici di condanne a morte, e altre
no. Ciò non è coerente con la Costituzione degli Stati Uniti, che
garantisce, per il cittadino, "pari protezione davanti alla legge".
I ricercatori hanno anche trovato prove che le dinamiche razziali hanno un ruolo.
“Nella misura in cui, oltre l'aspetto dell'apprendimento, abbiamo potuto
individuare delle ricorrenze, abbiamo trovato due modelli principali,
uno di minore interesse ma uno molto preoccupante. Il primo è la
dimensione della popolazione; contee più grandi hanno più condanne a
morte. Non è così interessante, ma è una cosa importante da tenere a
mente e da avere come controllo statistico. In pratica, la popolosità di
una contea ha una relazione più stretta con le condanne a morte di
quanta non ne abbia il numero di omicidi. È piuttosto interessante".
Ben più preoccupante è il ruolo che sembrano avere le dinamiche
razziali. “Abbiamo scoperto che la storia di una contea con i linciaggi
dell'era di Jim Crow ha ancora un evidente impatto statistico sulle
probabilità che un reato porti a una condanna a morte. Quindi possiamo
dire che la pena di morte dipende più dalla tradizione razzista, dalle
dimensioni della popolazione, da molta casualità e dal pattern
dell’apprendimento che non da fattori in qualche modo più ragionevoli,
come ad esempio il tasso di omicidi. Sono questi i fattori che
sottostanno alle forti disomogeneità territoriali della pena di morte."
Ma lo studio, come tutte le ricerche, include alcuni avvertimenti.
"Penso che abbiamo fatto un buon lavoro nello spiegare la concentrazione
dei casi in un piccolo numero di giurisdizioni", ha detto Baumgartner.
“Allo stesso tempo, ci sono tendenze complicate, più generali, sia pro
che contro l'uso della pena di morte nel tempo, e queste influenzano
l'intera nazione. Ad esempio, le condanne a morte sono diventate più
comuni nel periodo dal 1976 fino al 1996 circa, e da allora sono
diminuite".
"Inoltre ci sarà da valutare cause ed effetti del fatto che in alcune
contee “calde” per la pena di morte, siano recentemente stati eletti dei
procuratori distrettuali “progressisti”. I nuovi procuratori di
Houston, Filadelfia, e Atlanta (e rispettive contee) hanno completamente
sospeso l'uso della pena di morte. Quindi le tendenze che descriviamo
non sono scolpite nella pietra e ci sono anche altri fattori che
contano".
"La professione legale non è tipicamente molto interessata a modelli
statistici sofisticati", ha aggiunto Baumgartner. “Per coloro che
conoscono bene i numeri, penso che il nostro modello di eventi ripetuti
sarà molto convincente e dimostrerà che in alcune zone è veramente
difficile parlare di “pari protezione davanti alla legge. Se poi la
Corte Suprema degli Stati Uniti se ne renderà conto, questa è un'altra
questione!
Lo studio, "Imparare a uccidere: perché una piccola manciata di contee
genera la maggior parte delle condanne a morte negli Stati Uniti", è
stato scritto da Frank R. Baumgartner, Janet M. Box-Steffensmeier,
Benjamin W. Campbell, Christian Caron e Hailey Sherman.
Nessuno tocchi Caino ha più volte riferito di diversi studi del
professor Baumgartner incentrati su vari aspetti della pena di morte: 18
aprile 2011 "The Death Penalty in North Carolina: A Summary of the Data
and Scientific Studies"; 16 luglio 2015 "The impact of race, gender and
geography on Missouri executions"; 20 settembre 2015 "Race-Of-Victim
Discrepancies in Homicides and Executions, Louisiana 1976-2015”; 28
gennaio 2016 "The Impact of Race, Gender, and Geography on Ohio
Executions”; 28 aprile 2016 "Louisiana Death Sentenced Cases and Their
Reversals, 1976-2015", e 3 aprile 2017 “Deadly Justice: A Statistical
Portrait of the Death Penalty”.
(Fonte: psypost.org, 01/05/2021)
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