NESSUNO TOCCHI CAINO - L’EREDITÀ SECONDO PANNELLA: ‘FATE DELLA MANCANZA UNA PRESENZA’

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

Anno 21 - n. 21 - 22-05-2021

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : L’EREDITÀ SECONDO PANNELLA: ‘FATE DELLA MANCANZA UNA PRESENZA’
2.  NEWS FLASH: LA CONOSCENZA COME DIRITTO UMANO. IL CONSIGLIO D’EUROPA DICE SI’
3.  NEWS FLASH: PANNELLA. NELL’ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE NESSUNO TOCCHI CAINO LO RICORDA CON UNO SPOT DI AMBROGIO CRESPI E UNA VISITA AL CARCERE DI TERAMO
4.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): QUINTIN JONES GIUSTIZIATO SENZA LA PRESENZA DELLA STAMPA
5.  NEWS FLASH: RD CONGO: 30 CONDANNATI A MORTE PER VIOLENZE CONTRO LA POLIZIA
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


L’EREDITÀ SECONDO PANNELLA: ‘FATE DELLA MANCANZA UNA PRESENZA’
Matteo Angioli su Il Riformista del 21 maggio 2021

Il 19 maggio è stato il quinto anniversario della morte di Marco Pannella e puntualmente mi torna alla mente uno dei primi lunghi dialoghi che ebbi con lui. Sulla strada per Pisa, precisamente per il carcere Don Bosco dove avrebbe incontrato Adriano Sofri, Marco, accompagnato da Sergio Rovasio, accettò l’invito a fermarsi a cena nella mia abitazione, nella campagna pistoiese, dove lo avrebbero atteso una trentina di compagni radicali. Quando improvvisamente la serata volse al termine e Marco e Sergio si apprestarono a salire in macchina per riprendere il tragitto per Pisa, realizzai che non gli avevo parlato abbastanza. Mi lanciai: “Marco, posso venire anch’io?” In un battibaleno mi ritrovai in macchina con un Pannella che fino a quel momento avevo visto si e no tre volte tra comizi e congressi.
Una volta arrivati a Pisa, ci sistemammo in albergo e finalmente potei parlare con quel vecchio ragazzo di strada di 71 anni di amicizia, amore, digiuni, e di lei, la morte. “Non vorrei cadere nella morte come si cade nel sonno, vorrei che fosse una conquista”, disse. Non avrei mai creduto che 15 anni dopo avrei partecipato pienamente a quella scelta e che lo avrei accompagnato in quella conquista. È proprio vero che, come diceva lui, “la vita ha più fantasia del più fantasioso di noi”. L’indomani entrammo tutti e tre in carcere e incontrammo Adriano Sofri che conversò per quattro ore con Marco Pannella sul senso della pena, della sua detenzione, e sulle soluzioni da proporre per ottenere finalmente un’esecuzione penale secondo Costituzione.
Si tratta di temi ancora oggi al centro della nostra attenzione e che lo sono a maggior ragione con la campagna del Partito Radicale per i referendum sulla giustizia e quella di Nessuno tocchi Caino per conquistare nuovi spazi di libertà costituiti da “qualcosa di meglio del diritto penale”, per usare l’espressione di Aldo Moro. Qualcosa di meglio che possiamo ottenere grazie ai detenuti in regime di Alta Sicurezza che da tempo animano i laboratori “Spes contra Spem” e grazie ad Ambrogio Crespi la cui recente condanna giudiziaria fa quantomeno riflettere sulla necessità di riforma della giustizia italiana. In queste iniziative, Marco Pannella è presente. Lo è in particolare con uno spot – il terzo della campagna “Compresenza” ideata da Ambrogio Crespi e realizzata da Niccolò Crespi per Nessuno tocchi Caino – che trasmette la profonda forza morale e quella dei principi che Marco applicava in maniera “allegra e grave”, con la semplicità di chi sa che la cosa più naturale talvolta è andare controcorrente. Contro la corrente nei partiti o quella nella magistratura, ma non nel Paese. Occorre forza per farlo. E Marco traeva forza dai compagni, dai professionisti, dai colleghi che di volta in volta lo affiancavano. Traeva forza dalla compresenza di coloro che non c’erano più ma che lui portava con sé: Ernesto Rossi, Altiero Spinelli, Enzo Tortora, Maria Teresa Di Lascia, solo per citarne alcuni.
Durante uno sciopero totale di fame e sete nel giugno 2011, disse: “Quando te ne vai, bisogna vedere quanti sono quelli che fanno della tua mancanza una presenza”. L’obiettivo era arrivare rapidamente ad accettare o respingere la grande riforma della giustizia italiana attraverso l’unico strumento possibile, ovvero l’amnistia. Per questo sfidava la morte e auspicava che “questa, quando viene, quando apre la porta all’improvviso, mi trova in modo tale che scappa perché trova ancora roba bella”.
Nel luglio 2015, aprì un convegno sull’universalità dei diritti umani e a favore del riconoscimento del diritto alla conoscenza sottolineando “la complessità del presente, della presenza che ci anima e la presenza di coloro che non sono più visibili ma ai quali dobbiamo tanta parte del nostro essere, del nostro essere buoni ma anche del nostro non essere buoni, del nostro essere quali siamo (…) Il nostro presente qui, che vediamo, è sicuramente la forma non visibile di presenza di coloro che sono presenti grazie ai loro lasciti, grazie a quello che lasciano e hanno immesso di animo, di spirito, di fecondità, di compimento dell’avvenire. Credo che fosse opportuno che evocassi ciò come connotato consapevole che tentiamo in questo modo di onorare, rafforzandolo e assumendoci la responsabilità di questa compresenza che vede ciascuno di noi con le grandi eredità dei quali è consapevole o no, le grandi eredità che costituiscono la nostra capacità e i nostri modi di esse
 re viventi.” Marco non aveva mai parlato così esplicitamente di “eredità”.
Per saperne di piu' : https://www.ilriformista.it/leredita-secondo-pannella-fate-della-mancanza-una-presenza-220746/

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

LA CONOSCENZA COME DIRITTO UMANO. IL CONSIGLIO D’EUROPA DICE SI’
Roberto Rampi* su Il Riformista del 21 maggio 2021

Oggi il “Diritto alla Conoscenza” supera il passaggio decisivo dell’approvazione in Commissione Cultura, Scienza, Educazione e Media dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa con un rapporto, una risoluzione e una raccomandazione che passano al voto definitivo dell’Assemblea dove siedono i parlamentari dei 47 Paesi che dall’Atlantico agli Urali rappresenta la casa dei diritti e della democrazia del continente europeo. Si definisce così un nuovo diritto umano che incrocia libertà e qualità dell’informazione, trasparenza degli atti, qualità del dibattito politico e pubblico e diffusione degli strumenti culturali indispensabili per comprendere, decriptare, interpretare e in ultima analisi scegliere e decidere.
Conoscere per deliberare. Essere colti è l’unico modo di essere liberi. Ma la cultura non è un fatto di titoli e nozioni ma di strumenti. E la delineazione di un nuovo diritto umano alla conoscenza prova a definirne le condizioni necessarie, individuando il percorso per raggiungerle. Impegnando in questa direzione ogni Paese e ogni comunità. In sostanza la differenza tra Democrazia e Dittatura, pur e soprattutto nella sua forma più subdola di Democratura, non è tanto la ritualità del voto ma la sostanziale possibilità di sapere, di conoscere, di comprendere, di discutere, di confrontarsi, di costruire insieme una posizione via via diversa, nuova ed originale figlia del dibattito, dell’incontro con l’altro, anche nella tutela e nella valorizzazione delle idee numericamente e temporaneamente minori.
Il “Diritto alla Conoscenza” trova così casa e accoglienza nel luogo che dal 1947 si pone come obiettivo la tutela dei diritti umani e dello stato di diritto e nasce come spazio della discussione e del confronto con le idee e con le parole che vanno a sostituirsi alle armi e ai carri armati mettendo a sedere nella stessa aula parlamentare i nemici di pochi mesi prima nella città simbolo, Strasburgo, della violenza e della separazione. Il Consiglio d’Europa e la sua Assemblea Parlamentare nascono e vivono così e continuano questo percorso allorché, dopo la caduta della cortina di ferro, accolgono via via tutti i Paesi degli ex regimi dell’Europa Orientale, così come la Turchia, fino a ospitare come osservatori i rappresentanti delle democrazie mediorientali e a vedere seduti a discutere in un’aula parlamentare i rappresentanti del popolo israeliano e palestinese.
Con oggi questa avventura democratica virtuosa apre una nuova pagina individuando quelle che è un pilastro fondamentale e al tempo stesso uno snodo e un punto debole. Il Parlamento dei Parlamenti accoglie così un lungo lavoro di intelligenza collettiva, figlio dell’impegno di tanta parte dell’associazionismo e della società civile, a partire dal Comitato Globale per lo Stato di Diritto e il Diritto alla Conoscenza nato nel Partito Radicale con questo obiettivo su esplicita indicazione di Marco Pannella, e che ne ha raccolto l’eredità sotto la guida del Presidente, ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, e del segretario Matteo Angioli, instancabile mattatore della campagna, che ha saputo tessere molteplici relazioni in questa direzione. Fondamentale anche il ruolo del Siracusa International Institute presieduto dal grande giurista egiziano Mahmoud Cherif Bassiouni ed ereditato, dopo la sua scomparsa, da Ezechia Paolo Reale e, non ultimo, il contributo di Nessuno tocchi  Caino.

* Senatore del Partito Democratico, Relatore Generale per il Diritto alla Conoscenza
Per saperne di piu' :

PANNELLA. NELL’ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE NESSUNO TOCCHI CAINO LO RICORDA CON UNO SPOT DI AMBROGIO CRESPI E UNA VISITA AL CARCERE DI TERAMO
Il 19 maggio, nell’anniversario della morte di Marco Pannella, Nessuno tocchi Caino ha voluto ricordarlo in due modi. Ha lanciato lo spot di Ambrogio e Niccolò Crespi a lui dedicato e ha fatto visita nel carcere di Teramo, la sua città natale.
«Quando te ne vai, bisogna vedere quanti sono quelli che fanno della tua mancanza una presenza», dice Marco nello spot della campagna iscrizioni dal titolo “Compresenza”, un viaggio della memoria iniziato con Aldo Moro e Leonardo Sciascia e che, dopo Marco Pannella, proseguirà con Maria Teresa Di Lascia.
Il leader radicale, definito da Pierpaolo Pasolini uno “scandalo inintegrabile”, ha sempre creduto nella compresenza capitiniana tra i vivi e i morti, perché i morti non sono mai morti: sono vivi con i vivi. Per Nessuno tocchi Caino Pannella è ancora vivo, la sua lotta instancabile per il diritto alla vita e la vita del diritto continua a essere fonte inesauribile di ispirazione.
Il 19 maggio, per ricordare Marco, Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti si sono recati a Teramo per visitare il luogo della sua città che lui ha “abitato” fino alla fine per stare vicino ai detenuti e a quelli che lui chiamava “detenenti”. Pannella guardava alla giustizia come la “più grande questione del nostro tempo” individuando nella vicenda penitenziaria, nel rispetto in carcere dei diritti umani universali, la misura più autentica dello stato di diritto. Per i detenuti ha fatto lo sciopero della fame e della sete, per loro li ha interrotti come fece una volta al congresso di Nessuno tocchi Caino nel carcere di Padova. Perché, nella lotta, Pannella ha sempre rischiato la vita, mai la morte. Agli uomini e alle donne del carcere, Pannella ha rivolto l’invito paolino a “sperare contro ogni speranza”, a essere soggetto e non oggetto di speranza. «Ce n’est qu’un début, continuons le combat» ha ritmato con detenenti e detenuti di Opera. Anche per Nessuno tocchi Caino «è solo l’inizio»: la lotta continua.
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TEXAS (USA): QUINTIN JONES GIUSTIZIATO SENZA LA PRESENZA DELLA STAMPA
Quintin Jones, 41 anni, nero, il 19 maggio 2021 ha ricevuto l'iniezione letale nel penitenziario di Huntsville, in Texas, per l'uccisione nel settembre 1999 della prozia Berthena Bryant, di 83 anni.
Secondo l’accusa, la donna aveva rifiutato di dare del denaro al nipote, che l’avrebbe uccisa con una mazza da baseball per rubarle 30 dollari per comprare la droga.
Jones era stato condannato a morte nella contea di Tarrant nel 2001.
Il portavoce dell’Amministrazione Penitenziaria Jeremy Desel ha detto di non aver ricevuto la consueta telefonata dalla prigione per portare i giornalisti dell'Associated Press e dell’Huntsville Item. Lui e i testimoni dei media stavano aspettando in un ufficio dall'altra parte della strada.
"Possiamo solo scusarci per questo errore e niente di simile accadrà mai più".
Desel ha aggiunto che l'esecuzione, la prima in Texas in quasi un anno, includeva un numero di membri del personale che non avevano mai preso parte alle esecuzioni.
"Qualcuno si è dimenticato di telefonare al mio ufficio e darmi il via perché io accompagnassi i giornalisti. Stiamo valutando la cosa, non sappiamo se questo problema tecnico sia una violazione della legge statale o una violazione della procedura dell’Amministrazione”.
Le precedenti 570 esecuzioni effettuate dal Texas dalla ripresa della pena capitale nel 1982 avevano tutte almeno un testimone dei media.
Secondo Desel, che per la sua dichiarazione si è basato sul rapporto ufficiale, l’esecuzione non ha presentato altri inconvenienti.
Jones ha fatto una breve dichiarazione ringraziando i suoi sostenitori ed esprimendo il loro amore per loro.
Quando è stata somministrata la dose letale di pentobarbital, ha preso quattro o cinque respiri profondi seguiti da "un lungo russare profondo", ha detto Desel.
Jones è stato dichiarato morto alle 18:40, 12 minuti dopo l’introduzione in vena del farmaco letale.
Meno di un'ora prima, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’ultimo ricorso dei legali di Jones.
Alcuni membri della famiglia della vittima, inclusa la sorella Mattie Long, avevano sollecitato un provvedimento di clemenza.
Helena Faulkner, un assistente del procuratore distrettuale della contea di Tarrant, ha detto che non tutti i membri della famiglia della vittima si erano opposti all'esecuzione.
Una petizione, "Clemency for Quin", aveva raccolto più di 170.000 firme.
Jones è stato il primo detenuto in Texas a ricevere un'iniezione letale dall'esecuzione dell'8 luglio 2020 di Billy Joe Wardlow. Altre quattro esecuzioni erano state fissate all'inizio di quest'anno, ma sono state rinviate a seguito del Covid.
Sebbene il Texas sia di solito lo stato più attivo della nazione nelle esecuzioni, nel 2020 ha giustiziato solo tre detenuti - il minor numero di esecuzioni in quasi 25 anni, principalmente a causa della pandemia.
Jones diventa il 1° giustiziato di quest’anno in Texas, e il 571° giustiziato in Texas da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 1982. Quella di Jones è la 4° esecuzione del 2021 negli Stati Uniti, dopo le 3 esecuzioni federali del 13, 14 e 16 gennaio, e la n° 1.533 da quando gli Stati Uniti hanno reintrodotto la pena di morte nel 1976 e ripreso le esecuzioni nel 1977.
(Fonte: AP, NtC, 19/05/2021)


RD CONGO: 30 CONDANNATI A MORTE PER VIOLENZE CONTRO LA POLIZIA
Al termine di un processo durato un giorno, trenta persone sono state condannate a morte il 15 maggio 2021 nella Repubblica Democratica del Congo per le violenze commesse contro la polizia a Kinshasa, in corrispondenza della fine del Ramadan.
Un poliziotto è stato ucciso nella capitale il 13 maggio mentre gruppi musulmani rivali si scontravano per il diritto a celebrare la fine del Ramadan in un importante stadio sportivo.
L'avvocato Tshipamba ha detto che 30 persone sono state condannate a morte in un processo iniziato il 14 maggio, il giorno successivo alle violenze. Un verbale del procedimento ha confermato il verdetto.
La Repubblica Democratica del Congo non esegue condanne a morte da quando è stata introdotta una moratoria nel 2003. Da allora, le condanne a morte sono state commutate in ergastolo.
Il governo regionale ha dichiarato che oltre all'agente di polizia ucciso, diverse persone sono rimaste ferite e un veicolo della polizia è stato bruciato negli scontri fuori dallo Stadio dei Martiri.
Il capo della polizia di Kinshasa, Sylvano Kasongo, ha detto che circa 40 persone sono state ferite e 35 arrestate.
Due fazioni rivali da anni si contendono la leadership della “Comico”, la federazione islamica della RDC, e ogni tanto si scontrano.
Circa il 10 per cento della popolazione della RDC è musulmana, per lo più concentrata nella parte orientale del paese.
Ma anche Kinshasa, sul fiume Congo, nell’ovest del vasto paese dell'Africa centrale, vede tradizionalmente celebrazioni di massa per la fine del Ramadan nelle piazze e strade principali.
(Fonti: AFP, 15/05/2021)

 

 

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