Suor Amabile, i Jawa e Daniel Johnston

 


Ho appena saputo che è morta Suor Amabile che per 55 anni ha vissuto nel mio paesino e operato all'asilo e nella comunità parrocchiale. Una suora alta un metro e cinquanta, feroce e insieme buonissima.  

Fra asilo/elementari/oratorio/messa non so quante volte mi abbia tirato le orecchie, messo in castigo, spostato di posto, preso per un braccio e trattenuto fino all'arrivo di mia madre che poi spesso era qualche panca indietro e doveva trattenere le risate. Durante le messe Suor Amabile si occupava sempre della navata maschile ed era un vero spettacolo quando, prima e durante la celebrazione, ci spostava fra le panche per evitare ogni genere di rumore, risata, litigio, disturbo finendo poi per arrecarne lei stessa con i suoi richiami e le sue intimidazioni. Ci prendeva per un braccio, ci tirava degli schiaffi sulla nuca. 


 

Non dimenticherò mai le mie orecchie rosse e quelle di tutti i miei amici ogni volta che uscivamo dalla chiesa. 

Ma non ne avevamo un reale terrore. Era anche bella provocarla. Rendeva un più interessante la messa. E poi si poteva dar sfoggio di coraggio agli occhi di quelli più grandi e delle ragazzine che stavano nell'altra navata. 

Ricordo ancora quando S. mi disse che non mi voleva più bene e non sarebbe più stata mia amica perché avevo fatto lo stupido durante la messa e immediatamente capii che con quel genere di bigotte, seriose, sfracellacoglioni non avrei mai voluto averci a che fare. 

Invecchiando ho scoperto quanto Suor Amabile ci volesse bene. La sua era proprio una missione e prima che se ne andasse me la ricordo piena di parole buone quando mi incontrava per le strade del paese e mi chiedeva come stava il mio cuore e io rispondevo "Sempre male suora, c'è il Diavolo dentro di me" e lei rideva sconsolata dicendomi che pregava sempre per tutti noi. 


 

In Collegio invece incontrai delle suorine quasi invisibili e molto simili ai Jawa di Star Wars che ogni volta che stavo male mi preparavano la camomilla. Non c'era verso di rifiutare e spiegare loro che anche se stavo bene la camomilla mi faceva sempre vomitare ma loro "Se sei in infermeria, qualche problema ce l'hai". Sapevano benissimo che stavo mentendo per saltare qualche ora di lezione. Solo una volta ci andai perché stavo malissimo: la sera prima c'era stata una festa e avevamo bevuto così tanto che avevo vomitato tutta notte, nel letto, nella vasca ma mia madre mi obbligò lo stesso ad andare a scuola. Sul treno Laura mi diede un Valium accompagnandolo con un "Con altre dell'artistico oggi bigiamo e ho qui la vodka, se bevi un goccino vedrai che starai bene". Presi Valium, vodka e dopo due ore di lezione finii dritto dalle suore insieme ad altri compagni.

Ricordo ancora l'insegnante di Biologia che ci disse "Ma cosa avete combinato ieri sera?"

Di quella sera ricordo che prima di andare a mangiare ci facemmo un lunghissimo aperitivo da Fiammetta (un bar superpopolare dove potevi bere calicetti di Sangue di Giuda come se fossero acqua senza spendere nulla e mischiarli con Campari col bianco) corsi il rischio di finire dentro al lago per averci provato con la ragazza sbagliata.

Dovessi tornare indietro rifarei tutto capo anche se vorrebbe dire rivivere anni e anni di puro dolore.



E quanto mi manca Daniel Johnston.

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