"THE PASSENGER - Svizzera" di AA. VV. (Iperborea)

 

Gli ambasciatori svizzeri all'estero elencano con orgoglio le quattro lingue nazionali: tedesco, francese, italiano e romancio, ma non spiegano che nella Svizzera tedesca in realtà si parla un dialetto che, quantomeno dal suono, tedesco non è. Gli stranieri ignari che, orgogliosi di aver studiato un po' di tedesco, vogliono praticarlo nei cantoni di lingua tedesca dovrebbero sapere che il loro bagaglio linguistico non servirà granché. Si raccomanda di non sfoggiare un tedesco impeccabile, meglio invece disseminare generosamente l'eloquio di errori di grammativa e possibilmente ostentare un forte accento. Solo così potrete sperare di guadagnarvi la simpatia dei nativi – e se vi sembrerà calata un po' dall'altro, cercate di farvene ragione: è sempre meglio dell'atteggiamento riservato a chi è di madrelingua tedesca.” (pag. 116)

Se non siete mai stati in Svizzera non credo voi abbiate mai bevuto la Rivella. È una bibita supersvizzeo/ticine  mi hanno detto i miei colleghi (non posso confermare) che va molto fra gli svizzeri/svizzeri soprattutto svizzero tedeschi ma io ne ho visti pochi di spettatori al cinema berla e anche al supermercato in pochi la comprano (secondo una statistica il consumo è di 11 litri a persona all'anno). Come gusto ricorda all'inizio un po' la Sprite o la Gazzosa o un sidro e l'aspetto nel bicchiere di una birra chiara ma questa è la ricetta:

La Rivella è una bevanda gassosa composta dal 35 per cento di siero di latte bocino e poi acqua zucchero, una miscela di venti erbe, estratti di frutta, nessun conservante. Il nome deriva da Riva San Vitale ed è il risultato della ricerca da parte del suo inventore Robert Barth di un nome solare per lanciare la sua bevanda. Nel 1949 il fratello di Robert, Jean, parte per l'America con in tasca la formula per una bibita ricevuta dalal vedova di un biologo di Zugo che però non riuscote interessere. Al suo ritorno entra in scena Robert, che contribuisce alla nascita nel 1951 della curiosa ricetta per la Rivella. La Neu Zurcher Zeitung la descrisse così: “di un caldo color giallo dorato, come quello dell'ambra, e quando la si versa nel bicchiere forma una cresta schiumosa bianca.” (pag. 47)


Questa è una delle tante piccole perle presenti nel volume di THE PASSENGER dedicato alla Svizzera e pubblicato da Iperborea. Se non sapete cos'è The Passenger, di cui sono usciti parecchi altri numeri, ecco qui: “The Passenger è una raccolta di inchieste, reportage e saggi narrativi che formano il ritratto della vita contemporanea di un luogo, reale o estratto, esteso o circoscritto che sia.” e questo volume graficamente impeccabile e corredato da foto molto belle, grafici, statistiche, offre parecchi spunti interessanti: l'intervista a Peter Bichsel, figura critica e controcorrente della sinistra svizzera (“Abbiamo sempre puntato sulle catastrofi); la rifessione di Oliver Scharpf sul turismo in Svizzera e la figura di Heidi (“Mitologia del turismo” e qui troverete Heidi, la palma ticinese, l'Auto Postale gialla, il coltellino svizzero e l'orologio a cucù che non è un'invenzione svizzera ma tedesca e che ha sorprendente un mercato incredibile negli Stati Uniti)); quella di George Kreis sui limiti e pregi della democrazia diretta (“Il paese dei Plebisciti”e che è forse la sezione che mi ha interessato maggiormente); un articolo dell'Economist su Rudolf Elmer che con le sue rivelazione ha scalfito il segreto bancario, cardine del sistema finanziario svizzero (“Uno svizzero al cento per cento”, forse l'intervento più evanescente); lo spunto di Enrico Bianda sul ruolo culturale/politico/sociale dell'esercito di milizia svizzero (“Sono pazzi questi svizzeri” e se fossi stato in Svizzera probabilmente lo avrei fatto il militare); un brano di Leo Tuor sul ruolo del cacciatore in un mondo moderno che vede la Montagna come un'opera d'arte da conservare sotto teca e da sfruttare per il rito del turismo e non come un luogo dove vivere, procurarsi il cibo, in armonia coi cicli vitali del mondo (“Un'altra Greina”); un intervento molto interessante di Irene Brezna sul plurilinguismo svizzero, il boicottagio del tedesco a favore del dialetto svizzero/tedesco (“Sprechen Sie Deutsch?”); lo scritto necessario di Yari Bernasconi sui confini, i frontalier, le mescolanze, le difficoltà dell'integrazione (“L'isola che non c'é?); l'intervento di David de Roulet sul tema dell'eutanasia, del suicidio assistito (“Bisogna immaginare una morte felice” e quanto silenzio, quanta ipocrisia in Italia intorno a questo tema e basta vedere il pochissimo spazio dato in tv al referendum sull'eutanasia legale); lo scritto di Max Lobe, scrittore originario del Camerun, sulle difficoltà dell'integrazione, il razzismo, la scoperta di un nuovo mondo e la costruzione di una nuova cittadinanza (“Diventare un bravo svizzero”); l'esplorazione di Isabelle Mayault sul porto franco di Ginevra dove si cela, sfruttando l'opacità del sistema, la più grande collezione d'arte del mondo (“Dove riposano i Picasso”)

L'ho letto con grande piacere, segnando alcuni passaggi su cui vorrei tornare nei prossimi mesi e che consiglio a tutti se volete farvi un'idea della Svizzera in tutte le sue sfaccettature (comprese quelle artistiche visto che ci sono, fra le altre cose, i consigli di Mariarosa Mancuso). Diciamo che è una specie di bignami molto ben fatto, accattivante e di facile lettura.

Solo un appunto critico: è un volume molto interessante ma l'impostazione ha fin troppo un'impronta di sinistra (molto molto europeista e tende a mettere in luce gli aspetti negativi del del Paese) e mi sarebbe piaciuto trovare una pluralità di voci magari anche qualcuna conservatrice, liberale (mancano forse anche degli spunti sull'evoluzione del federalismo e la scuola) per offrire al lettore un quadro più ampio e magari anche più interessante e utile a farsi un'idea su questo stato pieno di contraddizioni. Per esempio ci sarebbe stato bene uno scritto di uno come Carlo Lottieri, italiano, ma grande amante della Svizzera.

Tutto qui.

E io sogno prima o poi di assistere dal vivo a questa assemblea:


 

Appenzello Interno. Il nome appare per la prima nel 1071 come Abbacella a indicare un centro religioso dove l'abate riscuoteva i tributi. La località dà il nome a due cantoni diversi, divisi (dal 1957), come spesso accade da queste parti, dalla confessione: l'Appenzello Esterno protestante, quello Interno cattolico. Dal 1997 il voto per alzata di mano, l'espressione più pura della democrazia diretta, si tiene solo nell'Appenzello Interno, unico cantone oltre al Glarona a mantenere viva la Landsgemenide, utilizzata per la prima volta nel 1231 nel Canton Uri. Una volta all'anno i cittadini si trovano nella piazza principale di Appenzello per eleggere gli amministratori, deliberare leggi locali, discutere emendamenti alla costituzione cantonale e altro. Tutte le spese superiori al milione di franchi vanno approvate in piazza, dove tutti hanno sia il diritto di voto che di parola. Ogni singolo individuo può anche proporre un'iniziativa popolare, il tentativo di modica costituzionale del 2017 che voleva introdurre un quorum di duecento firme è stato bocciato. Ne basta una. L'incontro annuale tra rappresentati e rappresentanti ha qualcosa di sacro ed è scandito da riti e rituali, fin dal momento in cui si esce di casa e ci si reca a piedi in processione verso la piazza (in alcuni casi si tratta pur sempre di sei ore di cammino). Per accedervi, in alternativa al documento cartaceo gli uomini possono mostrare la baionetta, tuttora valida come certificato elettorale. L'assemblea viene preceduta da una messa e si conclude con un giuramento solenne risalente al 1409.” (pag. 54) 
 
 

 
 

Commenti

  1. Mi hanno sempre molto incuriosita questi volumi The Passenger anche se non ne ho mai letto uno. Ho sempre avuto il dubbio che si trattasse di una guida turistica cammuffata da saggio. Ne hai letti altri di paesi che conosci?

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    1. Anche io all'inizio avevo questo dubbio ma poi se li apri scopri che sono quasi piu' degli agilissimi saggi su quel paese, sicuramente pieni di spunti che magari ti mettono voglia di andarlo a visitare oppure anche di evitarlo. Ho letto Islanda e Giappone e sono davvero belli anche quelli.

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