Treno, disabili, Massimiliano Parente, Giulia Bignami, LCD Soundsystem
Ho lavorato per tanti in una cooperativa per l'inserimento socio-lavorativo di disabili e mentre leggevo di quanto accaduto (anche l'articolo di Massimiliano Parente) a quei disabili che non sono riusciti a salire sul treno ho ripensato alla volta che dopo una pizza coi colleghi della cooperativa e dell'altra a noi associata alcuni disabili espressero il desiderio di andare in uno dei locali di cui sentivano parlare dai loro parenti, sul lavoro. Era presto, nemmeno le dieci di un venerdi' sera, e decidemmo di renderli felici. Era la prima volta che entravo in quel locale finto western, niente di particolarmente entuasiasmante (anzi faceva parecchio schifo) e con una clientela fra l'alternativo, il metallaro, il fighetto, l'operaio che ha lavoro dodici ore sul tornio.
Eravamo in una dozzina, cinque "normali" e sei o sette disabili.
Ci sedemmo unendo un paio di tavoli liberi. Pochi minuti e una cameriera gentilissima raccolse le nostre ordinazioni. Poi cominciammo ad aspettare: 5, 10, 15 minuti e una mia collega ce la mise tutta per tenerci tranquilli. Poi si fece vedere una cameriera che conosceva di vista mia sorella e mi chiese se avevamo intenzione di rimanere seduti senza ordinare e le spiegai che stavamo aspettando da quasi 15 minuti. Mi ricordo ancora il viso di Caterina che aspettava le patatine fritte o quello di Fabio per la sua Coca gigante. Mi rispose che si sarebbe informata ma tornando mi fece capire che stavamo creando qualche fastidio. Forse davano fastidio una nanetta piena di brufoli, uno spastico, uno che parlava da solo o un down?
Mi guardai intorno e compresio come parecchi dei presenti avrebbero preferito se ce ne fossimo andati per non rovinargli la serata. Non so se il mio collega piu' anziano prese la scelta giusta ma decise che sarebbe stato meglio lasciare il locale per evitare che i ragazzi e le ragazze cominciassero a subire la situazione. Fu difficile spiegare agli altri perché ce ne stavamo andando. Caterina scoppio' in lacrime.
Per fortuna trovammo sulla strada uno di quei baracchini notturni che stava per aprire e esaudimmo i loro desideri e fu tutto un sorrisi, abbracci, foto.
Ricordo ancora due prostitute albanesi, una che aveva un viso bellissimo, che pagarono le patatine per tutti.
Il lunedi' successivo mentre stavamo lavorando Caterina disse a una mia collega "Come fai a andare in posti come quello?"
Già, come si fa?
....
E comunque è stato ripubblicato questo romanzo di Massimiliano Parente:
e la foto l'ha scattata la bellissima e bravissima Giulia Bignami:
Questo libro di Parente è grandioso. Tutto (poco) il resto che ho letto di suo l'ho trovato tremendamente noioso... Lui come persona/personaggio mi pare insopportabile, puzza di finto da 100km - per me.
RispondiEliminaIo per lui ho provato per anni una certa avversione ma poi ho sviluppato una forte simpatia e un grande rispetto. Questo romanzo è molto bello anche per e me e anche gli altri mi piacciono. Su Parente, posso dirti che lui ci mette qualcosa per fare il personaggio ma non è per niente finto. Qualche conferma l'ho ricevuta da persone vicine a me e affidibali.
Eliminapensa che una volta dissi a una mia collega che se avesse organizzato l'aperitivo in quel tale locale alla moda io avrei sabotato, essendo in odore di mafia, e lei mi disse che non capiva dove fosse il problema!
RispondiElimina(... come cantava guccini ... vedi cara è difficile spiegare è difficile capire se non hai capito già )
devo anche dirti che ho mangiato splendide pizze in posti non solo in odore di mafia ma proprio acclarate della mafia :) davvero buone quelle pizze a ripensarci.
Eliminadi cosa parla il libro?
RispondiEliminadifficile descrivere i libri di Parente: o li odi o li ami. ti lascio il link: http://www.lanavediteseo.eu/item/lamore-ai-tempi-di-batman/
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