Altro libro dell'anno "I Netanyahu - Dove si narra un episodio minore e in fin dei conti trascurabile della storia di una famiglia illustre" di Joshua Cohen (Codice Edizioni, traduzione di Claudia Durastanti) e la generalizzata abitudine a non voler leggere libri complessi

 

E in questo mio secondo giorno libero è arrivato un altro dei miei romanzi dell'anno: "I Netanyahu - Dove si narra un episodio minore e in fin dei conti trascurabile della storia di una famiglia illustre" di Joshua Cohen (Codice Edizioni, traduzione di Claudia Durastanti) e che è il primo vero romanzo di questo autore che mi ha veramente travolto mentre gli altri suoi (ma mi riprometto di rileggerli) non è che mi avessero poi convinto del tutto.

Non aggiungo nient'altro perché è un romanzo che merita solo e soltanto di essere letto, assorbito in tutte le sue sfaccettature, i passaggi travolgenti nella loro irresistibile comicità, le domande che interrogano ciascuno di noi.

Prima di leggerlo avevo sbirciato un articolo di Paolo Di Paolo su "L'Espresso" intitolato: "Che noia, quel Calvino". Tempo che manca. Pigrizia. Populismo culturale. L'intolleranza ai libri complessi è sempre più frequente e sbandierata. E anche il lettore forte è indebolito" e in questo articolo si racconta di come anche il romanzo di Cohen abbia faticato a trovare una pubblicazione perché ritenuto troppo "letterario". 

Lo so di far parte di quei lettori fortissimi ma definire quello di Cohen un romanzo difficile e complesso è vero solo in parte e se lo si trova difficile e complesso allora significa che nella propria vita di lettore non si sono mai affrontati i classici e tutte quelle opere che non si limitano a raccontarti in maniera lineare e scolastica una bella storia, magari spesso piena di insegnamenti e di tutte quelle robe che ti fanno sentire di far parte dei migliori su questa terra. 

Ovviamente non dico che questo sia un romanzo che non richiede grande attenzione e che non abbia dei passaggi anche ostici ma cavolo, se questo è un romanzo percepito come complesso siamo davvero alla frutta come qualità dei lettori.

Durante l'estate ho incontrato una mia amica con la figlia che studia al Classico e che all'anno prossimo all'Università si iscriverà a Lettere ma che non se la sentiva di andare a leggere Proust, Joyce, Guerra e Pace e tanti altri classici. Troppo difficili, mi ha detto, e poi ti tolgono tempo. Troppo lunghi. Perdi tempo per leggere altri libri. Sono rimasto senza parole. Mi ricordo ancora il brivido di aprire da adolescente Alla ricerca del tempo perduto o Guerra e Pace. Il brivido che mi percorreva mentre li leggevo. Stessa cosa per Hubert Selby Jr e per il mio maestreo Céline.

Anche la rilettura è altamente snobbata e non capisco anche come una persona che si reputa un lettore o una lettrice non ami anche rileggere, vedendoci solo una perdita di tempo.

Ovviamente ognuno faccia come vuole, ci mancherebbe ma che tristezza.



Commenti

  1. Anche io non ho mai letto alcuni libri "indispensabili". Mi manca Proust, mi manca "Guerra e Pace" e rileggo solo pochi libri ai quali sono visceralmente legata (quelli della Kristof, per esempio). Ma non lo faccio per il tempo, lo faccio per paura: non mi sento preparata, non mi sento adeguata. Tutto qui.

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    1. Ci mancherebbe, ognuno fa quel che si sente e vuole fare. Io sono cresciuto con una curiosità viscerale per i libri, sono cresciuto insieme a loro. Nel senso che è come se fin da piccolo ho sentito di voler leggere qualcosa che non fosse semplice passatempo. Arrivavo in biblioteca da ragazzino e volevo leggere Guerra e Pace o mi ricordo che quando aprii alle medie un romanzo di Roth mi dissi subito, Questo lo voglio leggere assolutamente. E i classici mi hanno sempre affascinato ma in generale tutta una certa letteratura "difficile" ma che non ho mai trovato difficile anche se non rileggerei mai I fratelli Karamazov che mi annoio' parecchio o Germinal... Pensa che io sono trent'anni che torno a rileggere una volta all'anno Moby Dick e ogni volta ci trovo una frase che mi stupisce ogni volta.
      Mi preoccupo perché sento che risultano difficili da leggere anche Memorie di Adriano o La storia o anche i romanzi di Kafka... o Mishima... qualche mese fa mi è stato detto che Dissipatio H.G. è troppo impegnativo... non sto dicendo che debbano piacere ma trovarli ostici mi fa quasi paura.
      Ho visto di quei giudizi su Anobiii o su Amazon da far accapponare il cervello... o gente che si è permessa di scrivere, con una puzza sotto il naso da far schifo, che Proust avrebbe dovuto accorciare le frasi. Il livello medio delle uscite è pessimo e anche per quanto riguarda le recensioni ne leggo ormai pochissime ma davvero pochissime su qualche giornale e solo di qualcuno che stimo... ma ormai anche la critica, quella vera, sta sparendo.
      Io mi reputo solo un lettore, ho ormai smesso di scrivere di altri perché non mi sento preparato per farlo e aggiungerei solo parole su parole. Mi limito solo a indicare qualche libro come se fossi un amico o un libraio. Altro non sono in grado di farlo.

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    2. Per esempio ho puntato questo romanzo, perché ne sono intrigato e poi mi metto a rileggere I racconti di Cechov:
      https://www.ibs.it/solenoide-libro-mircea-cartarescu/e/9788842829553

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