Un altro dei miei libri dell'anno: "La difesa di Lužin" di Vladimir Nabokov (Adelphi, traduzione di Gianroberto Scarcia e Ugo Tessitore)

 

Rileggerlo mi ha fatto molto più male di quanto pensassi. Ero un ragazzo quando lo lessi per la prima volta e negli anni sono tornato a rileggerne alcuni passaggi ma oggi a 43 anni questo romanzo mi è esploso dentro. Con ferocia, delicatezza, sensualità e ironia che mi hanno parecchio scosso. Un romanzo straordinario, sin dalle prime pagine e che poi ti mangia da dentro, ti fa male, ti fa sentire bene. Pagina dopo pagina mi sono sentito sempre più male ma anche bene per il piacere che ricevevo mentre lo leggevo. Il piacere. Estetico. Carnale. Violento. E non so nemmeno giocare a scacchi. Ma sono uno che nella finestra aperta ha pensato spesso di trovare un modo per risolvere la propria vita. E poi c'è tutta quella parte sulla vita a scuola e la fuga per ricercare i propri desideri che mi rappresenta totalmente. E poi c'è il sentirsi in quel modo. In quel modo.

"Molti anni dopo, in un periodo di inattesa lucidità e incantamento, gli capitò di rievocare con un piacere prossimo al deliquio quelle ore di lettura in veranda, a galla sul mormorio del giardino. Il ricordo era impregnato di sole e del dolciastro sapore d'inchiostro di certi bastoncini di liquirizia che lei scheggiava a colpi di temperino per poi convincerlo a tenerli sotto la lingua. E i chiodini da tappezziere, che una volta lui aveva messo sul sedile di vimini destinato a ricevere con friabile crepitio la voluminosa groppa di lei, valevano nella memoria quanto la luce del sole, i rumori di quel giardino, la zanzara che si aggrappava al suo ginocchio sbucciato, sollevando in estasi l'addome di rubino. Un ragazzino di dieci anni le conosce bene, le sue ginocchia, nei minimi particolari: il gonfiore pruriginoso grattato a sangue, le tracce bianche di unghie sulla pelle abbronzata, e tutti quei graffi, firme lasciate da granatelli di sabbia, sassolini, ramoscelli aguzzi." (pag. 20)

Commenti