Attorno a Marta Fascina, "Radio Magia" di Valerio Aiolli (Minimum Fax), Vittorio Feltri e Gaia Tortora

 

Che dire, peccato per Licia Ronzulli che viene spodestata in questa saga degna di Dallas con Lui, mummiesco, che regna sul trono di Arcore e che fa secchi tutti quelli che ambiscono a rubargli il trono ma eccomi qui, stanco, con due giorni liberi che sogno Marta Fascina prossima Presidente del Consiglio. 

Anche solo per documentare la disperazione di mio padre grillino/piddino/sinistro/laSettiano/gruberiano/annunziatiano e per registrare le facce attonite di gente come Travaglio, Lerner e compagnia bella e di tutto quel mondo preoccupato per 'avvento del FascioFascinismo.

Forza Marta, vai alla conquista del globo terraqueo e delle prime pagine di tutti i giornali con i tuoi vestiti impossibili.

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"Radio Magia" di Valerio Aiolli (Minimum Fax) è un romanzo agilissimo e malinconico che si legge in pochissime ore. Niente di eclatante ma mi ha riempito di tanti ricordi. Non ho vissuto la stagione delle radio libere, sono del 1979, ma ho ascoltato tantissimo di nascosto Radio Radicale e registravo cassette per amici e amori impossibili e ascoltato amici registrare canzoni in studi di registrazione, in salette prove, dentro a stanze che puzzavano di sigarette, birre, cioccolato, pasta aglio e olio, dolore. E ho vissuto quel momento in cui tutto si rompe, quando cominci a non vedere piu' gli amici e le amiche che pensavi ti avrebbero accompagnato per tutta una vita e invece tutto si dissolve, si confonde e poi succede, prima del Covid, che trovo una ragazza, Elisabetta, che mi abbraccia e non mi lascia andare. 15 anni che non ci vedevamo. E lei che subito mi parla di musica e delle mie occhiaie e se mi drogo e se bevo e se scrivo e io rispondo poco e parlo e poi niente, ancora lontani, per sempre E ricordo anche la bellezza di giocare a calcio in cortile. Un cortile mobile fatto di macchine, traffico, invenzioni arbitrarie, liti, casalinghe rompicoglioni, calci, pedate, finte, gioco di sponda, delicatezza e ruvidezza, camion in attesa di scaricare e poi il mio amato Pasternak:


 che è mia madre, è mio nonno, è la mia giovinezza, il mio presente e l'abbraccio che mi do' ogni volta che mi alzo ed esco di casa per cercare di non affondare, di non prendermi troppo sul serio, di ricordarmi le mie lacrime.

...

Un libro che aspettavo da un bel po'.

E Vittorio Feltri fu il solo giornalista che si prese la briga di leggere le carte e dubitare di tutto quanto stava accadendo.

E non dimentichiamo Piero Angela che mai si vergogno' di conoscere Tortora e difenderlo da quell'abominio di inchiesta.

Tutto qui.

Nient'altro.

E Mattia Feltri, figlio di Vittorio e giornalista che amo, ricorda molto il padre nella mimica.


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