I nove bei racconti de "Ghiak. Racconti di sangue " di Dimosthenis Papamarkos (Crocetti Editore, traduzione di Valentina Gilardi)
Nove raconti (uno è una ballata) ambientati nella comunità arvanità greca. Protagonisti di questi bei racconti dello scrittore greco Dimosthenis Papamarkos sono reduci della guerra greco-turca coi loro racconti di guerra, orrori, tradimenti, delusioni amorose, tradizioni ancestrali, ferite che non si rimargineranno mai. S'incontra il mondo scomparso, distrutto, travolto delle ancestrali colonie greche sulle coste della Turchia, di Smirne annientata dalle fiamme, dei profughi senza più casa e futuro. Sono racconti pieni di violenza e sangue, di voglia di riscatto, di famiglie spezzate e che mai più si riuniranno, di amicizie tradite, di sorelle stuprate e uccise che porteranno solo ad altra violenza, dell'orrore della guerra.
C'è un racconto, molto bello ma angosciante, che mi ha fatto ricordare un commilitone di mio nonno. Prima della guerra era un ragazzino timido, gracilino, di poche parole, sensibile, innamorato della poesia e mio nonno mi raccontò che dopo qualche mese in Grecia è come se gli si ruppe qualcosa nella testa e divenne assetato di sangue. Uccideva con una freddezza che lasciava mio nonno senza parole. Quando tornò dalla guerra non riuscì mai tanto a reinserirsi nella società, portò avanti l'azienda di famiglia. Andava a caccia e quando e portava a mio nonno un cervo o un capriolo o qualche fagiano il sorriso che aveva sul volto metteva sempre a disagio mia nonna. Mio nonno mi raccontò che la nascita della nipotina lo travolse e per giorni e giorni questo uomo anziano non fece altro che piangere e piangere.
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