Nessuno tocchi Caino - Foggia: 7 SETTEMBRE ASSEMBLEA PUBBLICA ‘TRENTANNI ‘SENZA’ MARIATERESA DI LASCIA, UN VUOTO DOVE PASSA OGNI COSA’

Nessuno tocchi Caino news

Anno 24 - n. 33 - 07-09-2024

LA STORIA DELLA SETTIMANA

FOGGIA: 7 SETTEMBRE ASSEMBLEA PUBBLICA ‘TRENTANNI ‘SENZA’ MARIATERESA DI LASCIA, UN VUOTO DOVE PASSA OGNI COSA’

NEWS FLASH

1. MARIATERESA DI LASCIA ‘IMMORTALE’, CONTINUA A VIVERE NELL'OPERA DELLA SUA CREATURA POLITICA E CIVILE
2. DUE PESI E DUE MISURE: COLLETTI BIANCHI E CARCERATI
3. ARABIA SAUDITA: DUE GIUSTIZIATI PER TERRORISMO
4. SOMALIA: 10 AL SHABAAB GIUSTIZIATI NEL PUNTLAND




FOGGIA: 7 SETTEMBRE ASSEMBLEA PUBBLICA ‘TRENTANNI ‘SENZA’ MARIATERESA DI LASCIA, UN VUOTO DOVE PASSA OGNI COSA’
NESSUNO TOCCHI CAINO - SPES CONTRA SPEM - Associazione Radicale Nonviolenta Transnazionale e Transpartitica

Foggia 7 settembre 2024 Ore 11:00 – 18:30
Auditorium Santa Chiara - Piazza Santa Chiara

Trentanni "senza"
MARIATERESA DI LASCIA
Un vuoto dove passa ogni cosa


PROGRAMMA

PRIMA SESSIONE (ore 11:00 - 16:30)

Le iniziative di Nessuno tocchi Caino contro i regimi della pena di morte, della morte per pena e della "prevenzione antimafia"

Presiedono
Rita BERNARDINI, Sergio D'ELIA ed Elisabetta ZAMPARUTTI


Interventi programmati

Tullio PADOVANI, Accademico dei Lincei, Presidente d'onore di Nessuno tocchi Caino (in collegamento video) I Vincenzo MAIELLO, Professore ordinario di Diritto Penale, Presidente d'onore di Nessuno tocchi Caino I Gianluca URSITTI, Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Foggia I Salvatore D'ALUISO, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari I Massimiliano MARI, Presidente della Camera Penale di Capitanata I Marisa SAVINO, Presidente della Camera Penale di Bari I Giangregorio DE PASCALIS, Presidente della Camera Penale di Trani I Mariano PRENCIPE, Presidente della camera Penale di Campobasso I Giovanna PERNA, Osservatorio Carcere UCPI I Angelo SCUDERI, Osservatorio Carcere UCPI I Michele VAIRA, Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino I Piero PACIELLO, Direttore di ‘L'Attacco’ I Fabrizio COSTARELLA, Osservatorio misure patrimoniali e di prevenzione UCPI I Orazio CILIBERTI, Presidente Sezione TAR di Bari, già Sindaco di Foggia I Francesca CANGELLI, Professoressa ordinaria di Diritto amministrativo Università di Foggia I Angelo RICCARDI, già Sindaco di Manfredonia I Alessandro BARBANO, giornalista (in collegamento video) I Pino DI CARLO, Presidente Camera di Commercio di Foggia I Piero ROSSI, Garante dei detenuti della Puglia I Nicola PETRUZZELLI, Direttore Carcere Minorile di Bari I Maria Rosaria CASABURO, Direttore del Carcere di Ariano Irpino I Cesare BURDESE, Architetto I Filippo BLENGINO, Tesoriere di Radicali Italiani I Luigi IORIO, Coordinatore Nazionale PSI I Tiziana PALMISANO, Vice Presidente regionale di Italia Viva I Ivan SCALFAROTTO, Deputato di Italia Viva


Sono previsti interventi dei membri del Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino convocato in occasione dell'Assemblea di Foggia


SECONDA SESSIONE (ore 16:30 -18:30)

Le origini di Mariateresa Di Lascia nella terra che ispirò "Passaggio in ombra", Premio Strega 1995. La visione di Mariateresa Di Lascia nella sua opera letteraria e nel suo impegno politico e civile.

Presiedono
Anna BRIGANTI, Sergio D'ELIA e Norberto GUERRIERO

Interventi programmati

Pompeo CIRCIELLO, Sindaco di Rocchetta Sant'Antonio I
Marina ALBANESE, Assessore Cultura Comune di Rocchetta Sant'Antonio I Lucia CASTELLI, Ideatrice e Curatrice Premio Di Lascia I Franco DI LASCIA, fratello di Mariateresa I Michele MARANO, Pediatra Comune di Rocchetta I Antonio BLASOTTA, giornalista I Pasquale BONNÌ, Presidente Associazione Libri e Dialoghi I Antonio DANIELE, Università degli studi di Foggia I Lea DURANTE, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" I Luigi MANCONI, Scrittore, Presidente di "A buon diritto" (in collegamento video) I Laura MARCHETTI, Università degli Studi di Reggio Calabria "Mediterranea" I Federico MOLLICONE, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati (in collegamento video) I Carla ROSSI, Consiglio Direttivo di Nessuno Tocchi Caino (in collegamento video) I Antonella SOLDO, Presidente di "Meglio Legale", autrice della raccolta di testi di Mariateresa Di Lascia "Un vuoto dove passa ogni cosa” I Lorenzo STRIK-LIEVERS, già parlamentare radicale (in collegamento video) I Ales sandro TRICARICO, artista

Sarà presentato il libro di Nessuno tocchi Caino dal titolo "La fine della pena", edito da Reality Book e impaginato e stampato da "Grafica 080", la tipografia di Rosanna e Vito Poliseno che hanno curato anche la grafica con le immagini e i pensieri di Mariateresa Di Lascia che scorrono in tutto il volume.



NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

MARIATERESA DI LASCIA ‘IMMORTALE’, CONTINUA A VIVERE NELL'OPERA DELLA SUA CREATURA POLITICA E CIVILE
Il 30 agosto nella Casa di Reclusione di Opera, nel Teatro intestato a Marco Pannella, si è svolto un ricordo di Mariateresa Di Lascia, a settant’anni dalla sua nascita, a trenta da quando è venuta a mancare. In un carcere, nel primo luogo, forse, dove la fondatrice di Nessuno tocchi Caino avrebbe voluto essere ricordata, gli interventi che le sarebbero forse piaciuti di più sono stati quello di un detenuto e quello di un “detenente”.
Sia il condannato al “fine pena mai” Giuseppe Lucchese sia il Direttore del carcere Silvio Di Gregorio sono rimasti incantati, l’uno dalla “immortalità”, l’altro dalla “compresenza” di Mariateresa di Lascia, ancora viva per entrambi nell’opera ultratrentennale della sua creatura politica e civile: Nessuno tocchi Caino. Questa settimana, proponiamo in questa pagina l’intervento del condannato all’ergastolo.
Mariateresa Di Lascia verrà ricordata di nuovo il 7 settembre presso l’Auditorium Santa Chiara a Foggia, nella sua terra d’origine che ispirò il romanzo “Passaggio in ombra”, il capolavoro letterario con cui Mariateresa vinse nel 1995, postumo, il Premio Strega. Nel corso della giornata, oltre a dirigenti e militanti dell’Associazione radicale, interverranno coloro che l’hanno conosciuta, scoperta, letta, amata.


Giuseppe Lucchese*
Parliamoci chiaro, non sono bravo con le parole, ma oggi cercherò di fare del mio meglio. Al Presidente di My Life Design, Nico Caiazza, dico pubblicamente quello che gli ho detto poc’anzi in privato, cioè che se io avessi incontrato tantissimi anni fa persone come lui, come Cristina e come Candida, sicuramente, non sarei qui, come un ergastolano, questo è poco ma sicuro. Libri. Oggi mi hanno regalato un libro. In carcere si vive di libri, si legge tanto, si legge di tutto, ma soprattutto libri. E durante le mie letture mi capita di incontrare certi personaggi descritti dalla storia come degli immortali per avere realizzato cose importantissime durante la loro avventura terrena.
Che ne so, Wagner e Beethoven per la musica, per l’arte Caravaggio o Michelangelo. Sicuramente, la Maddalena Penitente di Caravaggio è un’opera eccezionale come gli affreschi realizzati da Michelangelo all’interno della Cappella Sistina. Contengono la loro anima, non c’è dubbio, però non hanno mai salvato vite umane.
Quelle opere non hanno mai salvato vite umane e mai lo faranno. Sono belle, riempiono gli occhi e il cuore.
Mentre la storia racconta di due giovani con delle idee rivoluzionarie che secondo me sono più immortali degli altri. Hanno impegnato la loro esistenza a salvare vite umane. L’hanno fatto con impegno, l’hanno fatto con intelligenza e l’hanno fatto con ingegno.
Uno di questi è Cesare Beccaria che scrive nel 1764 il suo saggio “Dei delitti e delle pene”. Cesare Beccaria, in quell’opera, in qualità di giurista, ma anche di economista, si rivolge alle folle e si rivolge ai sovrani per spiegare che l’intensità della pena, quindi, la pena di morte, non è un buon deterrente contro il crimine. Non risolve nulla, anzi – parole sue – si fa un favore al condannato perché finisce di soffrire. E propone, invece, l’estensione della pena, cioè la pena dell’ergastolo. Che l’omicida venga relegato all’interno di una prigione vita natural durante e che – Beccaria usa queste parole – “il reo venga ridotto in bestia di servigio” per ricompensare con le sue fatiche quella società che ha offeso. Cioè, musica, musica per le piazze, musica per i sovrani.
Nel giro di pochi anni, in effetti, in molti paesi europei, viene abolita la pena di morte. Poi, per due secoli, il deserto, il silenzio. Fino a quando, nel 1993, entra in scena Maria Teresa di Lascia che fonda l’associazione Nessuno tocchi Caino. L’anno dopo, nel 1994, con un’intelligenza ancora più sottile di Beccaria, attenzione alle parole, propone non l’abolizione della pena di morte nel mondo, propone una sorta di trattato di pace. Tradotto: una moratoria universale della pena di morte. Proposta che è stata accolta nel 2007 e votata da 104 paesi mondiali. Ora, quello che cerco di dire dall’inizio… Ci rendiamo conto che qui ci troviamo di fronte a un’opera superiore a quella di Beethoven. Perché, Maria Teresa di Lascia porta la cultura della vita dove prima regnava la cultura della morte.
* Detenuto all’ergastolo nel carcere di Opera



DUE PESI E DUE MISURE: COLLETTI BIANCHI E CARCERATI
Manlio Morcella*

Il 10 luglio scorso, l’aula della Camera abrogava il reato di abuso di ufficio. Così, dopo ben 12 ore ininterrotte di lavoro, veniva approvata la Riforma Nordio. Risultato assai discutibile, conseguito ottimizzando anche la massiccia propaganda, incentrata sulla esigenza di tutelare i sindaci intimoriti di essere inquisiti per abuso e sulle poche condanne che avrebbero contrassegnato la vita del modello penale. Che propaganda fosse, è pacifico.
L’abuso di ufficio non riguarda solo i sindaci, bensì tutti i pubblici ufficiali, responsabili di abusi: magistrati che favoriscono o danneggiano taluno, medici che non rispettano le liste di attesa, soprattutto amministratori di enti pubblici o para pubblici – di designazione partitica – che agevolano l’imprenditore o il professionista della stessa parte politica. È soprattutto la esigenza di assicurare impunità a questa categoria di soggetti che, insieme al ridimensionamento del traffico di influenze illecite, ha ispirato la barbara abrogazione del reato in rassegna.
Con buona pace della ratio storica di tale modello penale, per come ben evidenziata nelle parole appresso riportate del Professor Padovani “L’abuso d’ufficio è un presidio dello stato di diritto; è nato con la Rivoluzione francese per proteggere il cittadino contro gli abusi dell’autorità. Eliminarlo significa regredire a uno stadio premoderno; significa trasformare il potere pubblico in una discrezionalità arbitraria del pubblico ufficiale che potrà vantarsi di avere prevaricato (…)” – senza che – “nessuno potrà dir nulla”.
Peraltro, a ben vedere, la criticata licenza legislativa, corre pure il serio rischio di imbattere in questioni di legittimità costituzionale nella ottica degli artt. 11 e 117 Cost., rilevato che la morte dell’abuso di ufficio sembra violare la Convenzione di Merida, ideata per contrastare tutte le forme di corruzione. Più esattamente, il suo articolo 19, che non obbliga ma comunque sollecita l’introduzione di questo reato negli ordinamenti degli Stati parte della Convenzione che non lo contemplavano. Al contrario, dunque, del nostro, in cui era già inserito: di qui pure la contestuale derivata violazione dell’art. 31 della Convenzione di Vienna, che impone di interpretare secondo buonafede i Trattati Internazionali ratificati. Ad ogni buon conto, è innegabile che la novella normativa, nel concreto, ha determinato la emanazione di una amnistia mascherata, deliberata di furia, a valere per oltre 3.000 condannati in via definitiva.
In parallelo, esiste la trascurata tragedia delle carceri.
Presenti al 18 agosto 61.464 detenuti in 46.898 posti regolarmente disponibili: cioè, 14.566 detenuti in più e un tasso medio di sovraffollamento del 131,06%, con punte che in 50 istituti superano il 150%, in 5 realtà il 190%. Sovraffollamento importante anche nelle carceri per minori. A fronte di oltre 14.500 detenuti in più, ci sono 18 mila agenti della polizia penitenziaria in meno rispetto alla pianta organica prevista.
Nel solo 2024, al 31 agosto, 67 detenuti si sono tolti la vita. Sette anche i suicidi fra la polizia penitenziaria. Questa la sintesi della invivibilità delle carceri, prive di spazi e di igiene. Eppure l’art. 27 Cost. vuole che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Principi che l’attuale Guardasigilli, nel 2023, pretendeva di assicurare con il recupero delle caserme dismesse; oggi, con nuova edilizia penitenziaria, con lo smistamento dei “tossici” in comunità e con il rimpatrio degli stranieri in vinculis. Peccato che, dimenticato il progetto delle caserme, non si spieghi come fare coesistere la tempistica di realizzazione delle nuove soluzioni – se praticabili – con lo scoppio dei penitenziari.
Intanto, non si coltiva la proposta Giachetti, che innalzerebbe a 75 giorni per semestre la liberazione anticipata. Né si dà attuazione alla giustizia riparativa nella fase esecutiva, scritta sul ghiaccio dalla Cartabia. Viceversa, si tenta di introdurre con il pacchetto sicurezza due nuovi modelli penali, che regolano fatti commessi in carcere e nei centri di accoglienza, qualificando come rivolta anche la resistenza passiva o il rifiuto opposti a un comando (anche di rientrare in cella). Ordine e disciplina, esecutorietà della pena sono i dogmi da ottemperare, a prescindere.
La attenzione fulminante, per reprimere l’abuso di ufficio, per annaffiare il traffico di influenze illecite e per azzerare le relative condanne, è “altra cosa”. Il dramma delle carceri è però, incontrovertibilmente, “la cosa”: e per risolverlo occorre l’indulto, che garantisce effetti solutori immediati. Magari da coniugare con una riforma della carcerazione preventiva, da ridurre all’osso. Nel ripristino del garantismo. E nel rifiuto della legislazione dei due pesi e delle due misure.
* Presidente della Camera penale di Terni



ARABIA SAUDITA: DUE GIUSTIZIATI PER TERRORISMO
Due uomini sono stati giustiziati di recente in Arabia Saudita, in due casi distinti.
Il Ministero degli Interni saudita ha reso noto il 1° settembre 2024 che "Abdullah bin Ali bin Sharai al-Shehri" è stato giustiziato per "atti criminali" a livello di "tradimento contro il Paese".
Il Ministero degli Interni ha anche affermato che Abdullah al-Shehri era coinvolto in "operazioni terroristiche" con l'obiettivo di "minare la sicurezza e la stabilità della società".
Le notizie pubblicate in Arabia Saudita non hanno parlato specificamente degli atti commessi da Ali bin Abdullah.
Le autorità saudite il 17 agosto 2024 hanno reso noto di aver giustiziato un proprio cittadino che era stato riconosciuto colpevole di tradimento e terrorismo.
Si tratta di Abdullah bin Mohammed bin Rashid Al-Qunai'an, che era stato accusato di "aver commesso atti criminali che hanno comportato il tradimento del suo Paese, oltre all’adesione a una cellula terroristica affiliata all'organizzazione Al-Qaeda e al suo finanziamento.
Il Ministero degli Interni ha aggiunto che l'uomo era stato condannato per il suo sostegno all'ideologia terroristica e per azioni terroristiche.
(Fonti: Khaleej Times, 17/08/2024; MNA, 01/09/2024)



SOMALIA: 10 AL SHABAAB GIUSTIZIATI NEL PUNTLAND
Lo stato semi-autonomo somalo del Puntland il 17 agosto 2024 ha giustiziato 10 miliziani del gruppo islamista al Shabaab, ha dichiarato la polizia locale.
Le esecuzioni, avvenute tramite fucilazione a Galkayo, nella regione di Mudug dello stato, sono seguite alle condanne a morte emesse da un tribunale militare per coinvolgimento in omicidi e attentati in diverse zone della città.
La polizia ha affermato che i combattenti giustiziati "erano stati precedentemente condannati a morte dalla Corte Suprema delle Forze armate, dopo essere stati riconosciuti colpevoli di aver commesso omicidi nella città di Galkayo".
(Fonte: Reuters, 17/08/2024)

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