"Il verro ruffiano. Il primo vero libro completo sul bestiame, anche se Greta Thunberg non vuole" di Maurizio Milani (Baldini+Castoldi)

 “La cosa che mi ha turbato nell'adolescenza è questa: stavo correndo dietro una porcilaia, e vedo alcuni allevatori che stavano tagliando la codina a dei suinetti appena nati. Mi è caduto il mondo. Una delle mie poche certezze era del “maiale non si butta via niente”. Quindi ho preso la codina e l'ho usata come laccio emostatico. È allora che ho iniziato a drogarmi. Non l'avevo deciso prima, ma almeno ho salvato il proverbio.” (pag. 8)

Sono innamorato da tanti anni di Maurizio Milani. Sin dalla prima volta che lo vidi in tv persi la testa per lui. Anche fisicamente mi è sempre piaciuto. Un grandissimo talento. Figlio del Po', della Bassa Padana, dei campi, della semplicitià. Un uomo libero che ormai in tv non trova più spazio proprio per il suo non essere allineato sia a una comicità da prima serata che a un certo pensiero di sinistra. Maurizio Milani è un uomo che sa di terra, di maiali, di provincia. È uno al quale non gliene frega un cazzo di prendere per il culo un certo ambientalismo da prima pagina, il veganesimo, un conformismo soffocante a sinistra e anche a destra. Un po' Guareschi, un po' Camillo Langone, un po' macellaio pazzo, un po' pescatore solitario, un po' serial killer a colpi di salame e letame Milani scrive dei pezzi semplicemente splendidi.

Penso di fermarmi in stazione Centrale per fare un po' di volontariato. Quando mi butteranno fuori anche di lì dedicederò il da farsi. Comunque prima o poi devo iniziare a ricattare i miei amici di sinistra che sono diventati miliardari.” (pag. 186)

“Il verro ruffiano. Il primo verolibro completo sul bestiame anche se Greta Thunberg non vuole”(Baldini+Castoldi) è appena tornato in libreria in una nuova versione e racconta avventure, fra il surreale e un realismo di corpi che puzzano di merda, ambientate in una porcilaia di una provincia grande quanto il mondo intero. Racconta di giornate devastanti di lavoro fra lavoratori in nero e turisti bilogici del cazzo, fra tangenti e sfruttamento, fra alcolizzati e drogati, fra folli regole europee e paesini depressi ridotti a cartoline museali, fra un'Italia messa al muro nelle sue contraddizioni e un progresso insapore, inodore, bellino, giusto, cloroformizzato. Si ride e si piange leggendo questi flah della durata di una, due pagine. Racconti mai allineati, mai accomodanti, mai fedeli a Slow Food e parchi naturali e invece pieni di sangue, violenza, scarti, copertoni, rifiuti. 

Forse in questi racconti mi sento sempre a casa perché anche se ormai sto lontano dalla carne i miei cibi preferiti sono:

-rane

-lumache

-uccellini

-trippa

-fegato

-tutte le interiora degli animali, robe tipo: durelli, polmoni, cuore, zampe, creste, codini, cotenne

-il sanguinaccio

-il bollito e quanto mi piacerebbe mangiare vermi, zuppe di bachi da seta e il resto di questo genere di cibo.

E boh, non lo so ma quando leggo Maurizio Milani mi sento vivo, mi sento raccontato anche nel lavoro del cazzo che faccio al cinema, l'umanità che incontro, lo sporco che mi porto a casa, la mia insofferenza a certi ambienti di sinistra, le serate alcoliche, il sudore, i calli sulle mani, i sorrisi.

Ieri abbiamo letto sui giornali che circa il 10% della popolazione ha scelto di essere vegetariana o vegana. Parliamo di Occidente, è chiaro. Come ragazzo conservatore sono molto preoccupato per l'economia di ogni settore. In un caso come questo andrebbero in crisi non solo chi trasporta suini, ma tutto l'indotto. Avremmo una proposta da fare ai vari governi: noi formiamo un'associazione di volontari (senza fine di lucro) e ci impegniamo a mangiare il doppio. Questo per non far crollare i consumi del settore salumi e le azioni delle ditte in Borsa. Il governo ci dovrà dare un contributo di 1500 euro al mese, e noi lo spenderemo in uova, carne, formaggi e selvaggina. Tutto, tranne carne di tordo e di daino, sperando che il trend si fermi. Parliamoci chiaro: se il 70% della gente che abita in Occidente diventa vegana, io non posso mangiare trenta uova al giorno.

Sono contro anche al dare ai poveri il cibo che avanza la sera nei supermercati. Anche perché nessuno compra più. Aspettano il giorno dopo che qualche ONLUS gli dà la spesa gratis.

No, meglio buttar via la roba da mangiare ancora buona per salvare il sistema.” (pag. 30)

 

(Zebra)

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