"Hark" di Sam Lipsyte (Minimum Fax, traduzione di Anna Mioni)

 

Sono rimasto deluso dal romanzo di Sam Lipsyte "Hark" (Minimum Fax, traduzione di Anna Mioni) perché, salvo alcune pagine bellissime, l'ho trovato noioso, stanco e molto ripetitivo. Pagina dopo pagina ho perso interesse per Hark Morner e la sua tecnica di "tiro con l'arco mentale" che è un miscuglio di panzane new age/invenzioni storiche/vendita porta a porta/frasi dei Baci Perugina, non ho provato alcun tipo di empatia per la sua cerchia di accoliti/servitori/imbonitori e le loro disgrazie private, non ho trovato nulla di interessante in questa satira sugli Stati Uniti alla deriva e scossi da rivolte e crisi economica, sul bisogno ormai costante di affidarsi a santoni/motivatori che campano sul nulla e che dovrebbero insegnarci a vivere, a tirare fuori il meglio di noi stessi, a essere performanti, a riempire di altro vuoto il gigantesco vuoto che sta dentro di noi. Un'ultima parte poi davvero pasticciata, sciatta e brutta con la sua deriva metafisica che proprio sembra buttata lì senza alcun tipo di grazia stilistica.

Sono particolarmente d'accordo con quanto ha scritto Francesco Pacifico su Robinson e soprattutto quando fa riferimento alla grandezza dei monologhi di Maurizio Milani.

E allora, per chiudere, vi rinnovo l'invito a cercare i libri di Milani magari partendo da questo sotto di cui ho scritto su questo blog.

 

(I'm Calling You From My Dreams)

Commenti