"Il federalismo svizzero" a cura di Sean Mueller e Anja Giudici (Armando Dadò Editore)

 

Ho letto in questi giorni un testo molto interessante, seppur con alcuni passaggi ostici, dedicato al federalismo svizzero curato dai ricercatori e docenti Sean Mueller eAnja Giudici “Il federalismo svizzero. Attori, strutture eprocessi” (Armando Dadò Editore) e strutturato in otto capitoli che sviscerano alcuni temi ben precisi: 

1) “Introduzione: Come funziona il federalismo elvetico?” degli stessi Mueller e Giudici 2) “I Cantoni: la chiave del federalismo svizzero” di Adrian Vatter; 3) “Lo stemperamento dei contorni politici dei Cantoni svizzeri” di Daniel Boschler; 4) “La perequazione finanziaria: tra conoscenza e solidarietà” di Fabio Cappelletti: 5) “La Svizzera, una consociazione linguistica? Le minoranze linguistiche a livello federale e nei Cantoni plurilingui” di Nenad Stojanovic; 6) “Le agglomerazioni urbane – nuovi attori del federalismo svizzero?” di Daniel Kubler; 7) “Una centralizzazione passata dalla porta di servizio? Il federalismo scolastico svizzero: origini, evoluzione e sfide contemporanee” di Anja Giudici; 8) “Il federalismo svizzero in prospettiva comparata: miti e realtà” di Paolo Dardanelli. 

A lettura ultimata e riflettendo sulla situazione attuale posso constatare come il sistema federalista svizzero sia decisamente sotto pressione (ma non solo da oggi) e che fatichi a muoversi in un mondo sempre più complesso che necessita di risposte spesso immediate (e semplicistiche) e di portata generale che confliggono sia con gli interessi particolari/locali che con la disponibilità economica dei vari Cantoni. Lo si è visto proprio durante questa pandemia quando il sistema federale svizzero ha vissuto discussioni accese a proposito della disarmonia nelle misure di contenimento del Covid spesso confusionarie e conflittuali fra gli stessi cantoni (il Ticino si è mosso in maniera splendida ma poco compreso) e che ha portato a un ruolo preponderante (e probabilmente necessario) del Governo centrale nella gestione della crisi. 

Un federalismo messo quindi in crisi da tendenze accentratrici e centralistiche viste come una panacea, per me fallimentare, per ogni problema ma la Svizzera dopo questa pandemia dovrà necessariamente interrogarsi sulla propria riorganizzazione anche se l'attaccamento degli svizzeri al proprio modello di configurazione statale e al ruolo del Cantone rimane, per fortuna, ancora molto solido. 

Da estimatore del federalismo mi auguro che il sistema attuale non venga stravolto  ma che ogni possibile cambiamento vada nella direzione di accrescere il dialogo e scambio intercantonale, valorizzando concretamente differenze, minoranze, senza mai rinunciare allo strumento della democrazia diretta bilanciato da un Governo molto forte capace di assumersi responsabilità e offrire risposte credibili, ma sempre in discussione, ai propri cittadini. 

 

Per concludere: a proposito di plurilinguismo ho potuto per esempio constatare come fra i miei colleghi, nati e cresciuti in Svizzera, e che non hanno una formazione scolastica di buon livello quasi nessuno conosca decentemente il tedesco o il francese ma solo l'italiano o la loro lingua di provenienza (portoghese, croato, spagnolo...) 
 
 

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