Mio padre, il vaccino, Joyce Carol Oates, Carlo Lottieri e Cassandra Jenkins

Mercoledì mio padre, 73enne e volontario del comune, si è vaccinato a Lecco con AZ (per fortuna che si è vaccinato perché se si ammalasse mio padre giocherebbe subito con la morte) e ho potuto constatare tutta l'approssimazione, il caos, i disguidi di questa campagna vaccinale. Nel 2021 siamo ancora quasi a zero digitalizzazione. Una burocrazia intollerabile. Tonnellate di carta.
Mio padre, in cura da anni per le stesse patologie, che si trova a compilare un'autocertificazione dove deve scrivere le medicine che assume e le patologie che ha da anni. Scoprendo poi che nemmeno hanno registrato i vaccini antinfluenzali degli ultimi anni.  Fortuna poi che siamo arrivati in anticipo, non pioveva e non faceva nemmeno troppo freddo altrimenti avrebbe dovuto aspettare fuori in colonna, tutti ammassati, senza nemmeno una sedia o una panchina su cui sedersi.

Hanno avuto mesi e mesi per preparare questo piano, per digitalizzare, per stilare un elenco preciso delle persone e categorie da vaccinare. Niente di niente. Certo che trovare il personale scolastico in colonna per essere vaccinatoe sapere che mia zia, paziente che lotta da anni col tumore, chiusa in casa da marzo scorso non sa quando verrà vaccinata mi fa girare alquanto il cazzo.

Lasciamo perdere.

 

In questi due giorni di vita italiana ho comunque letto e terminato "Il collezionista di bambole" di Joyce Carol Oates (ilSaggiatore, traduzione di Stefania Perosin), raccolta di sei racconti neri, e come al solito quando leggo qualcosa della Oates ne esco o rapito oppure molto molto annoiato come in questo caso. Tranne il primo racconto che dà il titolo alla raccolta con questo ragazzino ossessionato dalle bambole/cadaveri gli altri non mi hanno particolarmente colpito e li ho terminati solo per scoprire se qualcosa nel meccanismo dei racconti sarebbe cambiato e invece no.


 

e sempre in questi giorni sono arrivato a metà di questo saggio molto interessante e di facile lettura scritto da Carlo Lottieri "Un'idea elvetica di libertà" (Editrice Morcelliana) di cui scriverò prossimamente. Ormai sono davvero molto legato alla Svizzera.

 

E che bel disco è quello di Cassandra Jenkins "An Overview On Phenomenal Nature". 

Commenti

  1. Mio padre, 87enne, ha fatto la prima dose di AZ a Roma, al CTO, senza patemi, senza ritardi, col necessario distanziamento, posti a sedere coperti e una discreta velocità operativa. Per noi sessantenni si parla di metà aprile, e tanti sperano anche si tratti di altri vaccini.. io vorrei solo uscire da questo incubo.. mi inietterei pure chinotto, se l'EMA approvasse..

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    1. Sono contento per lui. Per me andrebbe bene anche la Spuma o un bel Campari col bianco o un Martini ma mi sa che per un quasi 42enne come me andremo per le lunghe. Sarei quasi disposto anche a pagarlo per farlo o in Italia o anche in Svizzera pur di farla finita il prima possibile perché per me sta diventando pesante la situazione economica. Io sono comunque incazzato nero per il fatto che in questi mesi non sia stata elaborata una strategia credibile e fattibile per le vaccinazioni. Non mi sembrava una grande impresa.

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  2. Beh no dai non puoi pensare che vaccinare milioni di persone sia un gioco da ragazzi. d'accordo sulle autocertificazioni, sarebbe stato meglio coordinarsi con i medici di base, ma se poi uno prende delle medicine senza aver informato il suo mmg?
    Certo è un casino chiedere ai vecchietti al momento della vaccinazione, un po' sono sordi, tanti agitati, aggiungiamo i poco lucidi ... perfino mia mamma non ha saputo rispondere.
    Mio marito vaccinato ieri, come volontario protezione civile, a lecco. Ore in coda perché non funzionavano i computer, personale sanitario gentilissimo.

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    1. Ciao Silvia, so perfettamente che non è facile e personalmente posso anche dire che di qualcosa si dovrà pur morire in questo mondo ma mi chiedo: com'è possibile che dopo un anno non sia stato predisposto un piano vaccinale chiaro e semplice? Ormai lo sappiamo tutti quali sono le categorie piu' a rischio e si sarebbe dovuto partire da quelle e invece ogni regione ha pensato bene di fare come voleva. Nello stesso tempo è mai possibile che non ci sia una banca dati generale e ben ramificata che permetta di sapere che tipo di paziente hai di fronte? Possibile che ci sia ancora il cartaceo e non ci sia un minimo di digitalizzazione e una firma elettronica? Poi certo c'è il paziente che prende le cose a caso, etc ma quelle sono robe minime. Nell'autocertificazione ti chiedono pure se hai fatto il Covid o sei stato vicino a qualcuno col Covid? Ma non dovrebbe essere già tutto registrato e soprattutto tempestivamente segnalato?
      Vabbè, ripeto: da questa pandemia ne usciremo ma dubito che qualcuno vorrà veramente risolvere queste cose

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