"Vie di fuga" di Naomi Ishiguro (Einaudi, traduzione di Margherita Emo)

 

È stato bello e consolante trascorrere un pomeriggio leggere la raccolta di racconti e opera d'esordio "Vie di fuga" di Naomi Ishiguro, figlia del premio Nobel Kazuo Ishiguro (Einaudi, traduzione di Margherita Emo) mentre fuori soffiava un vento glaciale e cercavo di non pensare  a mia cugina suora comboniana ammalata di Covid, a un futuro sempre più incerto, ai miei anni perduti. 

Sono nove racconti, di cui tre legati fra loro e che vedono come protagonista un Acchiapparatti, impregnati di realismo magico e che vedono come protagonisti uomini, donne e bambini che cercano e per certi versi trovano una via di fuga da una realtà crudele, stanca, soffocante, buia. 

Un bambino che a Brighton, senza amici e con davanti a lui un mare gelido, sogna di diventare mago (Maghi) o una coppia sfinita che a un'asta dell'usato acquista un orso di pezza che permetterà alla moglie di aprire il suo cuore ("Orso"): "A quel punto mi tese la mano, mia moglie. Aveva ancora gli occhi ridenti come non li vedevo da mesi, come se per lei fosse stato un sollievo riuscire finalmente a dar voce ai suoi pensieri sull'orso. Pensai che forse dovevo scusarmi con lei, o almeno cercare di mettere in parole l'orrore della distanza che all'improvviso avevo visto spalancarsi tra di noi. Eppure scoprii che non ci riuscivo, che non riuscivo nemmeno a parlare. Allora le presi semplicamente la mano e la tenni per un po'" (pag. 51) o un giovane irlandese che in "Problemi di cuore" non sa che fare di se stesso, della sua relazione,  della sua permanenza a Londra e che all'improvviso sente che qualcosa di inspiegabile sta accadendo al suo fisico e prova a spiegarlo a un'infermiera incontrata al parco prima di scomparire in un turbinio di foglie o il ragazzino che sogna di diventare un astronauta e incontra un uomo che è in cerca di pace che gli chiede di disegnargli l'ignoto dove poter scomparire ("La stagione della tosatura") o una giovane donna che non trova pace più in nulla ("Accelera") o Annie che allarga le braccia come un uccello per andarsene via e poi il trittico dedicato all'Acchiaparatti che finalmente capisce ciò che andava fatto per riportare pace e serenità in un regno moribondo.

Nove racconti delicati e scritti con grazia, giocando fra toni realistici e ambientazione favolistiche, riuscendo a toccare il cuore senza bisogno di facili espedienti e una volta che li ho terminati mi sono seduto sul divano ad accarezzare la mia gatta ascoltando Debussy ad occhi chiusi cercando di trovare la pace e pensando a quanto mi piacerebbe scomparire, andarmene via, diventare invisibile e lasciare tutto, ricominciare altrove con un nuovo nome, una nuova identità.


(Debussy)

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