"Babilonia" di Yasmine Reza (Adelphi, traduzione di Maurizia Balmelli)

 

In alcune foto di Garry Winograd le ragazze escono per strada coi bigodini e un foulard. Hanno un che di sgualdrinesco, di menefreghista, davvero sexy. C'è stato un periodo in cui mi sono messa a farlo anch'io. Mi sono sempre interessata alle acconciature. Non si può pensare il mondo in generale, nemmeno gli esseri umani. Ci si può fare un'idea solo di quello che si è toccato. Tutti i grandi eventi alimentano il pensiero e lo spirito, come il teatro. Ma a farci vivere non sono né i grandi eventi né le grandi idee, sono cose più ordinarie. Ho trattenuto in me, davvero, soltanto le cose a portata di mano, che potevo toccare con le mie mani. È tutto sotto controllo.” (pag. 105)

“Babilonia” della bellissima drammaturga,scrittrice e sceneggiatrice francese Yasmina Reza (Adelphi,traduzione di Maurizia Balmelli) è un romanzo crudele, feroce che opera chirurgicamente dentro alle miserie quotidiane delle nostre esistenze, nelle nostre vite schiacciate in rituali esausti che diventano forme di autotortura, nelle relazioni impantanate dentro alla noia e al perbenismo, nelle nostre battaglie etiche (in questo caso la salvaguardia dei polli e che diventa uno dei passaggi più angoscianti dell'intero romanzo) che lasciano per strada il sofferente che ti sta affianco, nelle nostre festicciole e appuntamenti quotidiani che sono solo esibizioni di un vuoto gentilmente offerto insieme a tartine, flutes di champagne, chiacchiere e discussioni stantie.

È un romanzo splendido e claustrofobico, con una voce narrante micidiale, dai tempi perfetti e scandito da dialoghi che non sbagliano un solo tempo. Un romanzo con una valigia dove viene rinchiuso un corpo. Un romanzo impregnato dagli scatti di The Americans di Robert Frank. Un romanzo dell'ultima sigaretta, periferia, incontri fugaci e di una relazione fra due sessantenni destinata a morire nel volgere di una notte. Un romanzo di una straordinaria artista.

Non si può capire chi sono le persone fuori dal paesaggio. Il paesaggio è fondamentale. La vera filiazione sta nel paesaggio. La stanza e la pietra non meno che il taglio del cielo. È questo che Denner mi aveva insegnato a vedere nelle foto cosiddette di strada: come il paesaggio illumina l'uomo. E come fa parte di lui. E posso dire che è questo che ho sempre amato in Jean-Lino, il mondo in cui portava in sé il paesaggio, senza difendersi da niente.” (pag. 139) 

  

Se vi interessa su Linkiesta una lunga e dettagliata recensione di Elisabetta Favale.

  

(Dry Cleaning - Unsmart Lady)

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