"Hard Cash Valley" di Brian Panowich (NNE, traduzione di Matteo Camporesi) + Scerbanenco + Sharon Van Etten

 

 

Che voglia di tornare a guidare per ore e ore di notte superando confini e fermandosi a dormire nel primo hotel sulla strada.



Se i precedenti "Bull Mountain" e "Come leoni" mi avevano soddisfatto, seppure a distanza di tempo hanno perso un po' del loro fascino, l'ultimo romanzo di Brian Panowich "Hard Cash Valley" (NNE, traduzione di Matteo Camporesi) non mi ha invece convinto. La storia è come sempre ferocissima con decine di omicidi e corpi fatti a pezzi e mescola combattimenti clandestini di galli e un ragazzino con la sindrome Asperger usato dal fratello mezzo delinquente per fottere il piatto e un detective come Dane Kirby segnato dalla morte della moglie e dalla figlia e chiamato dalla FBI a indagare per la sua conoscenza di luoghi e dei segreti che li circondano e tutta una serie di personaggi minori. 

Ci sono delle pagine molto belle e la tensione è sempre alle stelle ma il romanzo è fin troppo ben congegnato e strutturato sul meccanismo oliatissimo e scontato del Bene trionfa sul Male e tutti i cattivi vengono puniti e la Giustizia ristabilita, con annessi i poliziotti corrotti e, mi dispiace dirlo, il solito bambino disabile genio che ormai ha rotto anche un po' i coglioni. 

Peccato perché la storia era bellissima e la differenza fra Panowich e fuoriclasse come Ellroy o Lansdale la si vede nelle sfumature mentre invece questo romanzo ha tanti tanti passaggi piatti e con alcune svolte narrative decisamente prevedibili.

Forse è meglio dedicarsi ai racconti di un grande scrittore come Scerbanenco, considerato ancora oggi da qualcuno come un autore minore e poi basta aprire questa raccolta e leggere il racconto "Lussuria" per accorgersi della sua grandezza. 

Ecco il finale:

"Ti trascinerò nella polvere. Ecco, la ragazza della copertina, la prima che aveva parlato, una delle tante, tantissime donne con cui lui era stato, ferendola ogni volta, senza neppure accorgersene, nella sua cieca lussuria, e lei ogni volta lo aspettava, il "fidanzato", aspettava che tornasse da quei sordidi incontri, mai sazio, mai saziato, sempre avido e volgare, sempre più incurante (ma lo era sempre stato) di quello che lei provava e soffriva. Ecco, ti trascinerò nella polvere, aveva mantenuto quella promessa, abbandonata da lui, definitivamente, irrisa da lui, si era vendicata di quel suo vizio umiliante. Avviò l'auto, si accorse di tremare un poco nel tenere il volante e guidò pianissimo, e si accorse anche che aveva voglia di piangere, perché lo aveva trascinato nella polvere, rivoltato e sbattuto nella polvere, ed era proprio quello che aveva voluto, ma lo amava sempre lo stesso."

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