NESSUNO TOCCHI CAINO - ANCHE PER GIOVANNI BRUSCA VALGONO I PRINCIPI DI NESSUNO TOCCHI CAINO

Nessuno tocchi Caino News

Anno 21 - n. 23 - 05-06-2021

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ANCHE PER GIOVANNI BRUSCA VALGONO I PRINCIPI DI NESSUNO TOCCHI CAINO
2.  NEWS FLASH: ARIZONA: TORNA LA CAMERA A GAS
3.  NEWS FLASH: CORTE DI STRASBURGO: INUMANO E DEGRADANTE ESTRADARE IN USA CHI RISCHIA L’ERGASTOLO SENZA VIA D’USCITA
4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: OMICIDA PERDONATO DAL PADRE DELLA VITTIMA A POCHI MINUTI DALL’ESECUZIONE
5.  NEWS FLASH: EAU: INDIANO EVITA L’ESECUZIONE GRAZIE AL ‘PREZZO DEL SANGUE’ VERSATO DA UN BUSINESSMAN
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : DESTINA IL TUO 5X1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO


"ANCHE PER GIOVANNI BRUSCA VALGONO I PRINCIPI DI NESSUNO TOCCHI CAINO"
Antonio Coniglio e Sergio D‘Elia su Il Riformista del 3 giugno 2021

Sotto il sole cocente di Sicilia, che a volte divora tutto trasformando i vigneti in sciara, i santi non ascoltano sempre le preghiere. Sicché accadde una volta che i contadini gettassero nel fiume finanche la statua di San Giuseppe e la ripescassero solo con l’arrivo della pioggia. Nacque proprio dal non voler “buttare niente” San Giuseppe Jato: un comune di 8.000 abitanti di santuari e mulini, di bellezza e mafia, di armonia e terribilità, di luce e lutto. Così è la vita: non esiste un mondo diviso tra buoni e cattivi. Non ci sono persone e territori segnati a senso unico: tutto scorre come un fiume e non ci bagniamo mai nella stessa acqua perché il bene e il male convivono in ciascuno di noi. L’uomo è dèinos, scrisse Sofocle nell’Antigone. Come tradurre questo attributo? Portentoso, tremendo, stupendo, misterioso, prodigioso o mirabile? L’ambivalenza della parola greca esprime in fondo l’unica verità apodittica che conosciamo: la stessa persona può essere nella stessa vita, nelle sue tante vite, in grado di compiere opere di bene e aprire voragini di distruzione.
Sotto il monte Jato per esempio è nato un uomo, Giovanni Brusca, “u verru”, il maiale in dialetto siciliano, che ammazzò 150 persone. Chi può avere la pretesa umana di affermare che, dopo 25 anni, “u verru” sia ancora tale? Caino uccise il fratello ma il signore pose su di lui un segno perché “nessuno lo toccasse”, lo maledicesse, affinché, nella sua stessa vita terrena, potesse divenire costruttore di città. È lo statuto ontologico della nostra lotta politica, la ragione più intima di “Nessuno Tocchi Caino”, che ci porta a dire “Nessuno tocchi Brusca”: noi non difendiamo l’innocente ma il più colpevole, perché pensiamo che una condanna – anche la più giusta e meglio dimostrata – non possa essere eterna ma debba rappresentare un’occasione di riscatto e di rinascita. Lo diciamo anche oggi nel momento in cui Brusca viene scarcerato sulla base di una legge e di un articolo di legge, il 4 bis, ingiustamente ascritto a Giovanni Falcone, che consideriamo con la Consulta incostituzionale; lo affermiamo anche in un tempo nel quale i sostenitori di quel grimaldello normativo di terribilità (come tutti gli articoli bis che, dall’inizio degli anni 90, vengono partoriti dal legislatore), nello stile dei sepolcri imbiancati, contestano finanche questa scarcerazione, avvenuta sulla base della norma che hanno difeso e voluto. Quella legislazione vuole che l’unica via d’uscita da una pena senza fine sia la collaborazione con la giustizia, esclusivo viatico salvifico sia l’equiparazione tra collaborazione e ravvedimento. È l’idea luciferina secondo la quale il fine giustifica i mezzi, quando è vero semmai il contrario: il fine più nobile, l’idea più giusta possono essere pregiudicati e distrutti da mezzi sbagliati usati per conseguirli. È la storia dei “pentitenziari”, della fabbrica dei pentiti che ha messo a morte verità e giustizia.
Che colpa possiamo fare a un uomo, chiunque esso sia, il quale si “pente” sapendo che quello è l’unico modo per ottenere un permesso premio, per uscire dal buio dell’ostatività? Lo Stato, nel nome di Abele, diventa esso stesso Caino: un sistema nel quale non esci dal carcere perché hai raggiunto nuovi livelli di coscienza ma in quanto hai semplicemente contribuito alle indagini, non essendo più un uomo, ma uno strumento dello Stato. Dietro tutto ciò sta in fondo una delle categorie più terribili dello stato etico: la dissociazione. È il voler fare a pezzi la vita: occorre “dissociarsi” nel senso di buttare la parte brutta dell’esistenza e di tenere invece la parte buona. Un po’ come fecero gli abitanti di San Giuseppe Jato con la statua del santo: la buttarono nel fiume tout court quando non era foriera solo di opere di bene. L’esperienza invece va tenuta insieme, tutta, anche quella cattiva, anche quella malevola, quella dolorosa, perché anche il male è un’esperienza preziosa. Bisogna mettere a frutto tutte le esperienze. È ciò che Nessuno tocchi Caino fa insieme ai detenuti dei laboratori “Spes contra Spem” di Rebibbia, Opera, Voghera, Parma, Secondigliano. Quei detenuti, pur sapendo di non uscire perché non hanno collaborato, non smettono di “sperare contro ogni speranza”, di fare i conti con la loro vita nel complesso, di vederla, legarla, tenerla insieme. Raggiungono nuovi livelli di coscienza, non dissociandosi, perché la dissociazione con sé stessi – con le proprie parti di sé – potrebbe condurre solo al manicomio.
È forse il cambiamento più sincero: non conduce a un permesso, a nessuno sconto, che non sia abbracciare una vita diversa. L’antimafia, che oggi maledice la liberazione di Brusca in virtù della norma che ha difeso come un feticcio, è quella fondata sulla terribilità, sui regimi speciali e dei processi speciali, sul “doppio binario” del 4 bis e del 41 bis, sull’isolamento. Oggi quell’antimafia scomunica il 4 bis, lancia un anatema contro sé stessa, si “dissocia” dal proprio vissuto, maledice addirittura gli strumenti della propria storia. È un’antimafia che subisce il contrappasso dei mezzi sbagliati: ha già perso. L’antimafia che ha vinto, anzi, ha con-vinto, perché non conosce il terreno dell’anti, è quella fondata – come diceva Sciascia – non sulla terribilità, ma sul Diritto, sulla nonviolenza, sulla vita del diritto per il diritto alla vita. Di chi, con Jung, crede che «l’amore è un concetto estensibile che va dal cielo all’inferno, riunis
 ce in sé il bene e il male, il sublime e l’infinito». È quella che oggi ha il coraggio di gridare: Nessuno tocchi Brusca.
Per saperne di piu' : https://www.ilriformista.it/anche-per-giovanni-brusca-valgono-i-principi-di-nessuno-tocchi-caino-223762/

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

ARIZONA: TORNA LA CAMERA A GAS
Valerio Fioravanti

L’Arizona ha comprato 2.000 dollari di Zyklon B, e ha riammodernato la propria camera a gas. Sembra l’inizio di una nuova stagione de “L’uomo nell’alto castello”, la serie Amazon in cui Hitler ha vinto la guerra e, negli anni ‘60, è lui, da Berlino, a governare sugli Stati Uniti. E invece no, la notizia è vera. L’ha rilanciata in Europa The Guardian, la bicentenaria testata britannica che segue con particolare attenzione critica gli avvenimenti della ex colonia.
“L’Arizona sta progettando di compiere esecuzioni con lo stesso gas usato dai nazisti ad Auschwitz. Negli ultimi mesi lo Stato controllato dai repubblicani si è mosso in modo aggressivo per far ripartire le esecuzioni. Ora si apprende che c’è in programma di utilizzare l’acido cianidrico per uccidere i detenuti nel braccio della morte,” affermano i documenti ottenuti da Ed Pilkington del Guardian. Secondo i documenti ottenuti attraverso richieste di atti pubblici, che in diverse parti erano però censurati, l’Amministrazione Penitenziaria ha speso più di 2.000 dollari per procurarsi gli elementi per produrre il gas. I prodotti acquistati includono un blocco solido di cianuro di potassio, pellet di idrossido di sodio e acido solforico. Il cianuro è letale in quanto impedisce al corpo di utilizzare l’ossigeno. È stato utilizzato in entrambe le guerre mondiali – dalle truppe francesi e austriache nella Prima guerra mondiale e dalla Germania nella Seconda.
Il nome commerciale dell’acido cianidrico è Zyklon B. L’Amministrazione ha anche riattato una camera a gas nel penitenziario di Florence, costruita nel 1949 ma non utilizzata da 22 anni. Le guarnizioni delle finestre e della porta sono state controllate per garantire la tenuta all’aria e gli scarichi sono stati liberati dalle ostruzioni. Nei test è stata utilizzata acqua al posto delle sostanze chimiche mortali e una granata fumogena per simulare il gas. Alcune delle tecniche utilizzate per testare la sicurezza della camera sono state sorprendentemente primitive, rivelano i documenti. I funzionari della prigione hanno controllato le infiltrazioni di gas con una candela. La fiamma della candela veniva trattenuta fino alle finestre e alla porta sigillate e se la sua fiamma rimaneva ferma e non tremolava, la camera era considerata a tenuta d’aria.
A dicembre i funzionari hanno indicato verbalmente che “la nave è operativamente pronta”. In una dichiarazione a Insider, il Department of Corrections, Rehabilitation and Reentry ha affermato di essere “pronto a adempiere ai propri obblighi legali e ad avviare il processo di esecuzione come parte della sentenza legalmente imposta, indipendentemente dal metodo selezionato”.
L’ultima persona a essere giustiziata nella camera a gas in Arizona è stato il cittadino tedesco Walter LaGrand, messo a morte nel 1999, due settimane dopo il fratello Karl, per aver ucciso un uomo durante una rapina in banca. Il Tucson Citizen aveva scritto: “LaGrand ha impiegato 18 minuti per morire. La stanza dei testimoni tacque quando una nebbia di gas si alzò, proprio come il vapore in una doccia, e LaGrand fu avvolto da una nuvola di vapore di cianuro. Ha iniziato a tossire violentemente – tre o quattro colpi forti – e ha emesso un suono soffocato prima di cadere in avanti.” Il giornale aveva aggiunto che per molti minuti la testa e le braccia del detenuto si sono contratte e le sue mani erano “rosse e serrate”. La legge dell’Arizona dice che chiunque sia stato condannato a morte prima del novembre 1992 può scegliere se essere giustiziato tramite iniezione letale o gas letale. Tuttavia, sono sette anni che nello Stato non vengono effettuate esecuzioni. Sono le conseguenze della terribile esecuzione, il 23 luglio 2014, di Joseph Wood, morto dopo oltre 2 ore e 15 diverse iniezioni, in buona parte finite fuori vena. Ad aprile, The Guardian ha riferito che lo Stato aveva speso 1,5 milioni di dollari per acquistare nuovi farmaci letali, tra cui mille fiale da 1 grammo di pentobarbital, usato in dosi da 5 grammi per causare un’overdose fatale. E tre settimane fa, il 14 maggio, il Governatore Henry McMaster, bianco, Repubblicano, ha ratificato una legge che aggiunge elettrocuzione (sedia elettrica) e fucilazione ai metodi di esecuzione che lo Stato può decidere di usare se non riesce a rifornirsi di farmaci letali. Speriamo che questa “macchina del tempo” che hanno avviato in Arizona si fermi, e non rispolverino anche la garrota, lo squartamento e la decapitazione, per ascia, spada o ghigliottina.


CORTE DI STRASBURGO: INUMANO E DEGRADANTE ESTRADARE IN USA CHI RISCHIA L’ERGASTOLO SENZA VIA D’USCITA
La Corte EDU sospende l’estradizione in Michigan di Beverly Ann McCallum detenuta in Italia

di Walter D’Agostino


Il 28 maggio 2021 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha comunicato al governo italiano il ricorso presentato nell’interesse di una detenuta a Rebibbia per il rischio di violazione dell’articolo 3 della Convenzione in caso di esecuzione del decreto di estradizione verso gli Stati Uniti.
Come è noto, tale articolo statuisce che “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Nel corso degli anni la Corte di Strasburgo ha posto numerosi paletti nel percorso di definizione dei limiti che l’art. 3 della Convenzione pone al potere degli Stati di infliggere pene di durata indefinita, e in particolare ha valutato l’aspetto della compatibilità con la Convenzione di un sistema che non preveda nella fase esecutiva una revisione della pena dell’ergastolo.
Tale problematica insorge frequentemente in relazione alle domande di estradizione presentate dagli Stati Uniti. Il caso in esame ne è un ulteriore esempio in quanto l’estradanda, Beverly Ann McCallum, cittadina statunitense e destinataria di un mandato di arresto internazionale emesso a fini processuali per i reati di omicidio aggravato in concorso e distruzione di cadavere, in caso di affermazione di responsabilità sarebbe automaticamente condannata all’ergastolo “ostativo”, senza la possibilità, dunque, di chiedere misure alternative o la liberazione condizionale.
La questione del cosiddetto “Imprisonment for life without eligibility for parole” è stata ed è tuttora oggetto di numerosi casi posti all’attenzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’impossibilità di commutare o ridurre la pena in fase esecutiva, dopo un periodo minimo di tempo predeterminato per legge, costituisce un trattamento inumano e degradante perché viola il “diritto alla speranza” più volte affermato dalla Corte di Strasburgo. La consegna di un detenuto verso un Paese che infrange in tal modo un diritto fondamentale per la Convenzione comporterebbe l’automatica responsabilità dell’Italia.
Tale circostanza, portata all’attenzione delle autorità giudiziarie italiane prima e al Ministero della Giustizia poi, è stata ritenuta insussistente e, pertanto, l’estradizione è stata concessa, nonostante le inequivocabili informazioni supplementari fornite dagli Stati Uniti con cui si attestava l’inesistenza di un meccanismo di rimodulazione della pena in fase esecutiva eccettuata la richiesta al Governatore del Michigan di grazia o di commutazione della pena. Data la mera discrezionalità di quest’ultima ipotesi, è evidente come tale pena sia incompressibile de iure et de facto e dunque incompatibile con l’art. 3 CEDU. Per tali motivi, il decreto di estradizione non poteva essere emesso.
Il 22 aprile 2021 i difensori hanno quindi presentato alla Corte Europea la richiesta di applicazione di una misura provvisoria urgente al fine di far sospendere la consegna dell’estradanda, prevista per il giorno successivo. Tale istanza è stata accolta nella medesima giornata con l’indicazione al Governo di non procedere all’estradizione fino al 7 maggio 2021 nonché di fornire le prove e/o le assicurazioni ricevute che confermano che la ricorrente, se estradata e condannata all’ergastolo, avrebbe accesso a un meccanismo di revisione della condanna, durante l’esecuzione della sua pena, al fine di stabilire se la detenuta è cambiata e progredita a tal punto che la prosecuzione della detenzione non può più essere giustificata da motivi penali legittimi.
Le risposte fornite dall’autorità giudiziaria statunitense, recepite nella nota del governo italiano, sono risultate assolutamente generiche e insufficienti, dimostrando ancora una volta che l’unica possibilità era quella di avviare, dopo almeno dieci anni di pena espiata, un meccanismo di riesame della stessa innanzi al Parole Board. Tale procedura è però limitata all’emissione di un mero parere positivo o negativo, spettando la decisione finale sempre e solo al Governatore, il quale esercita il suo potere in modo discrezionale senza alcun criterio predeterminato.
Per tali motivi la Corte Edu ha disposto un’ulteriore sospensione dell’estradizione sino al 28 maggio 2021 chiedendo al governo italiano di accertare se le autorità giudiziarie nazionali avevano considerato o meno, e in base a quali elementi, se in casi di questo tipo il potere di clemenza del Governatore del Michigan, successivamente alla raccomandazione del Parole Board, é soggetto a garanzie che sarà esercitato in modo coerente e ampio.
A tale quesito il governo non ha risposto in modo esauriente e per tali motivi, dunque, il 25 maggio 2021 la Corte di Strasburgo ha deciso di prolungare la sospensione dell’estradizione per tutta la durata del procedimento. Tre giorni fa, il governo italiano ha richiesto alla Corte Edu la revoca della sospensione della consegna di Beverly Ann McCallum allo Stato del Michigan.
Evidentemente, interessa di più rispettare trattati e accordi di estradizione con gli Stati Uniti, anche a costo di una pena senza speranza, piuttosto che onorare la Convenzione europea per i diritti umani e il diritto alla speranza.


ARABIA SAUDITA: OMICIDA PERDONATO DAL PADRE DELLA VITTIMA A POCHI MINUTI DALL’ESECUZIONE
Un uomo che in Arabia Saudita era stato riconosciuto colpevole di omicidio è stato perdonato dal padre della vittima pochi minuti prima della sua esecuzione, la mattina del 24 maggio 2021.
Awad Suleiman Al-Amrani di Tabuk, nel nord-ovest dell'Arabia Saudita, il cui figlio è stato ucciso in una rissa quattro anni fa, ha stabilito che né l'omicida né la sua famiglia possano festeggiare il perdono. Ha anche detto che la famiglia non deve cercare di raccogliere fondi da donatori o partecipare a eventi che potrebbero essere organizzati a seguito della rinuncia (all’esecuzione).
L’uomo non ha chiesto alcun “prezzo del sangue” come risarcimento per la morte di suo figlio, per cui l’omicida verrà rilasciato.
Quando la notizia del perdono si è diffusa sui social media, Al-Amrani è stato elogiato per la sua natura clemente. In segno di apprezzamento per il suo gesto nobile, alcuni utenti di Twitter hanno pubblicato il versetto 40 della sura di Al-Shura del Corano, che dice: “La sanzione di un torto è un male corrispondente, ma chi perdona e si riconcilia, avrà in Allah il suo compenso. In verità Egli non ama gli ingiusti.”
Altri hanno affermato che la decisione di Al-Amrani è in linea con gli insegnamenti del profeta Maometto, il quale affermava: "Chiunque introduce una buona pratica nell'Islam, c'è per lui la ricompensa e la ricompensa di coloro che agiscono in base alla stessa pratica dopo di lui non è diminuita in alcun modo."
In un messaggio pubblicato su Twitter, il cittadino saudita Bandar Al-Atwi ha scritto: "Il padre ha ottenuto una promessa dall'Onnipotente di ricompensarlo per il suo atto nobile". Citando il versetto 32 della sura Al-Maidah, ha aggiunto: "Se qualcuno salva una vita, è come se salvasse la vita di tutto il popolo".
Waleed Khaled Darraj, un avvocato di Jeddah, ha detto ad Arab News che l'uomo rilasciato e la sua famiglia devono aderire alle richieste e alle condizioni stabilite dal padre della vittima.
"Se scritto e approvato dal tribunale, tutto ciò che il padre ha chiesto dovrebbe essere seguito, altrimenti la rinuncia diventa nulla e la famiglia della vittima ha il diritto di chiedere la decapitazione", ha detto.
Ha aggiunto che mentre le esecuzioni sono consentite dalla Sharia come deterrente per salvaguardare vite e preservare l'animo umano, l'Islam esorta anche i suoi seguaci a perdonare ogni volta che è possibile.
"L'Islam insegna ai suoi seguaci anche di mostrare tolleranza", ha detto Darraj.
“Gli chiede anche di evitare la rabbia, che in molti casi porta a conseguenze indesiderate.
“Quando si verifica un crimine del genere, chiedere il “prezzo del sangue” è un diritto della famiglia della vittima. Tuttavia, alcune persone nobili perdonano semplicemente senza chiedere un centesimo. Queste persone cercano ciò che Allah ha promesso per chi concede il perdono”.
In alcuni casi nella regione del Golfo, le famiglie di vittime di omicidio hanno chiesto milioni di riyal in cambio del perdono dei responsabili.
(Fonte: Arab News, 25/05/2021)


EAU: INDIANO EVITA L’ESECUZIONE GRAZIE AL ‘PREZZO DEL SANGUE’ VERSATO DA UN BUSINESSMAN
Un cittadino indiano che era in attesa di esecuzione negli Emirati Arabi Uniti per l’omicidio di un giovane, si è salvato grazie all’intervento del businessman di origine indiana M A Yusuff Ali, che ha versato un risarcimento (‘prezzo del sangue’) di 10 milioni di rupie (500.000 dirham) alla famiglia della vittima.
Becks Krishnan, 45 anni, originario di Puthenchira nel distretto di Thrissur nello stato del Kerala, ha trascorso gli ultimi sette anni nella prigione di Al Wathba ad Abu Dhabi dal momento che la Corte Suprema degli Emirati Arabi Uniti lo ha condannato alla pena capitale nel 2013.
Becks Krishnan stava lavorando con una società privata ad Abu Dhabi quando fu coinvolto in un incidente. Il 7 settembre 2012, stava guidando verso Musaffah per partecipare a una riunione di lavoro quando perse il controllo del volante e la sua auto investì un gruppo di bambini che giocavano sul ciglio della strada. Un ragazzo sudanese morì nell'incidente e la polizia di Abu Dhabi presentò un’accusa di omicidio contro il lavoratore indiano. La polizia raccolse i filmati delle telecamere di sicurezza come prova e il tribunale emise la pena di morte. Poiché tutti gli sforzi per salvare l’indiano sembravano falliti, la sua famiglia ha contattato l'uomo d'affari M A Yusuff Ali con l'aiuto di Sethumadhavan, leader del Bharatiya Janata Party.
Nel frattempo, la famiglia della vittima era tornata in Sudan, il che rendeva più difficile ogni tentativo di mediazione.
Yusuff Ali ha allora prima ascoltato la posizione della famiglia della vittima, poi è volato in Sudan dove è riuscito dopo lunghe trattative a convincerla a perdonare Krishnan.
Ad un certo punto ha anche portato la famiglia della vittima ad Abu Dhabi per altri colloqui.
Nel gennaio 2021, i familiari della vittima hanno accettato di perdonare Krishnan e Yusuff Ali ha pagato il prezzo del sangue. Krishnan è ora in attesa di essere rilasciato e presto tornerà in Kerala, ha detto un suo parente.
In un incontro con i funzionari dell'ambasciata indiana, Krishnan ha detto che per lui si tratta di una rinascita e che aveva perso la speranza di rivedere la sua famiglia. Ha aggiunto che sta aspettando di incontrare Yusuff Ali per esprimergli la sua gratitudine per averlo salvato dall’esecuzione.
Yusuff Ali, che ha ringraziato l'Onnipotente per aver salvato Becks Krishnan, gli ha augurato pace e buona fortuna.
(Fonti: Express News Service, 03/06/2021)


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I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA


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Firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni non lucrative, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10 c. 1, lett d, del D. Lgs. N. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale” e riporta il codice fiscale di Nessuno tocchi Caino 96267720587
Grazie

 


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