"Il manifesto del libero pensiero" di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi (La nave di Teseo - la Repubblica) + Thomas Jefferson + Piccola rassegna stampa. Numero 63 e altre cose

 

Ho letto con molto piacere "Manifesto del libero pensiero" di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi (La nave di Teseo - la Repubblica), pur non condivendone alcuni aspetti ma almeno è una boccata d'aria in un contesto sempre piu' asfissiante e ridicola all'insegna del politicamente corretto dell'ergersi a custodi e portatori del Bene/Verità/Giustizia, smaniosi di censurare, rimuovere, additare, colpevolizzare, costringere alle scuse tutti coloro che hanno idee e visioni di mondo diverse (non c'entra se condivisibili o meno). 

Lascio un piccolo passaggio:

"L'arte, che dovrebbe essere il luogo dove meglio si esprime la libertà di pensiero e di parola nonché la ribellione a ogni costrizione e a ogni ipocrisia, è oggi investita dal vento mortuario della censura imperante. Anch'essa soggiace alla dittatura delle parole imbavagliate e dei temi "giusti". Come scrive Siti, la letteratura "neoimpegnata" di oggi, univocamente al servizio del Bene, si dà il compito di "risanare il mondo": "L'idea sottostante è che il mondo sia malato (più malato del solito perché in emergenza) e che alla letteratura tocchi, come a una brava infermiera, di contribuire a risanarlo." Cinema, teatro e letteratura costruiscono programmaticamente opere sui temi caldi dell'attualità, in linea col politicamente corretto: differenze, disuguaglianze, ingiustizie, discriminazioni. Ancora Siti:"La versione oggi prevalente dell'engagement punta su un contenutismo tanto orientato sulla cronaca quanto angusto, con temi che non è difficile elencare: migranti, vari tipi di diversità, malattie rare, orgoglio femminile, olocausto, bambini in guerra, insegnanti eroici, giornalisti o avvocati in lotta col Potere, criminalità organizzata, minoranze etniche." L'arte si fa arma per difendere una democrazia costantemente ritenuta in pericolo, e si fa strumento per esaltare o proteggere alcune, selezionate, categorie di vittime e di oppressi, senza riguardo alla complessità del reale, senza spazio per l'ambivalenza e la dialettica fra il bene e il male. È ancora Walter Siti a ricordarcelo: "Permettere all'avversario ideologico di dire le proprie ragioni, col rischio che il lettore a qualche livello psichico le trovi convincenti, è una caratteristica della grande letteratura impegnata: dai Persiani di Eschilo, fino all'Ibsen di Casa di bambole e al londoniano Martin Eden." Ancora più esplicito Alain Finkielkraut, che in una recente intervista a Tempi evoca i dettami dell'Academy per l'assegnazione degli Oscar:"I cineasti non sono più liberi di immaginare i loro personaggi e i personaggi stessi non sono più liberi di essere personaggi: sono ridotti a esemplari. Non sono più individui, ma rappresentanti. Nessuna malvagità, nessuna ambiguità è consentita a coloro che rappresentano gruppi minoritari. Questi eroi positivi devono superare con il loro comportamento esemplare i pregiudizi degli spettatori. Un nuovo realismo socialista sta prendendo piede e non è prescritto da uno stato totalitario, è voluto e attuato dalla stessa comunità cinematografica."
Ma quando l'arte si fa arma e strumento, quando si pone un fine esterno ed è arte per qualcosa o per qualcuno, tradisce se stessa. Perde la sua indipendenza e autonomia.
Diventa arte che compiace. Liscia il pelo. Non controvento. Non è più alterità. Cessa di rappresentare un'alternativa radicale al potere, una forma di ribellione e contrasto, per diventare alleata e complice: arte pedagogica, che dà voce alle idee dominanti per convincere tutti della bontà di quelle idee. Asservita, allineata, ammaestrante. Mai veramente spiazzante, mai capace di stupire, interrogare, indicare altri orizzonti."
 
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E in questo clima folle, puritano, vigliacco viene pure rimossa una statua di Thomas Jefferson e riporto le parole dell'amato Lorenzo Castellani per descrivere questa follia: "Thomas Jefferson, uno dei padri del liberalismo, del federalismo, del costituzionalismo moderni. Rimosso. Cancellato. La colpa è essere stato un uomo del suo tempo e non di questo."
 
 

 
 

Tra l'altro, ho sfogliato le prime pagine del suo ultimo romanzo e le ho trovate fantastiche:

E un po' di articoli li ho già rilanciati ma qui sotto ci sono gli altri della mia piccola rassegna stampa, numero 63:

- "Sestante, la sezione degli orrori del carcere di Torino che ricorda gli Opg" di Damiano Aliprandi (Il Dubbio)

- "“Bagni intasati dalle feci, detenuti che sembrano stracci: chiudete il Sestante!”, l’orrore alla sezione psichiatrica del carcere" di Antonio Lamorte (Il Riformista)

- "Mario può morire: per la prima volta in Italia una persona potrà accedere al suicidio assistito" (Today Cronaca)

- "Carcere malato: il 70% dei detenuti ha delle patologie" di Damiano Aliprandi (Il Dubbio)

- "Cassese alla Leopolda: «La magistratura è diventata uno Stato nello Stato» di Rocco Vazzana (Il Dubbio)

- "A Bari la propaganda di Pechino arriva nelle scuole medie" di Giulia Pompili (Il Foglio)

- "YouTube Penalizes ‘Breaking Points’ For Criticizing China Over Disappearing Peng Shuai" di Rachel Bovard (The Federalist)

- "La denuncia di stupro che fa reagire il regime di Pechino" di Stefano Musu (La Ragione)

- "Soldi da Chavez al M5S, il Venezuela chiede l’estradizione di Carvajal: così l’inchiesta di Milano rischia di ‘morire’ di Carmine Di Niro (Il Riformista)

- "Senza partiti" di Carlo Fusi (La Ragione) 

- "«Mio padre, eroe del Ruanda, rapito e torturato dal regime» di Daniele Zaccaria (Il Dubbio)

- "Ecce monnezza L’umiliante accordo sindacale per premiare chi lavora anziché darsi malato" di Mario Lavia (Linkiesta)

- "Salone del Libro di Torino 2021 - Presentazione del libro di Fiamma Nirenstein "Jewish Lives Matter. Diritti Umani e antisemitismo" (La Giuntina) (Radio Radicale)

- "I 'bambini negli armadi' chiedono riparazione" di Daniele Mariani (Swissinfo)

- ""La popolazione straniera è troppo numerosa per ignorarla" di Jonas Glatthard (Swissinfo)

- "L’esperimento sovieticoIl folle progetto di uno Stato ebraico nella zona più inospitale dell’Urss di Stalin" di Masha Gessen (Linkiesta)

- "La lezione dimenticata del Natale nell'ultimo libro di J.K. Rowling" di Francesco Colafemmina (il Giornale)

- "Una (auto)biografia erotica firmata Drieu La Rochelle" di Stenio Solinas (il Giornale)

- "Rum, vodka e fisico tonic(o). Bere fino all'ultima pagina" di Massimiliano Parente (il Giornale) 

- "Così l'asterisco politically correct entra a scuola. E la distruggerà" di Luigi Mascheroni (il Giornale) 

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Che bello che sia tornato Nick Raider nelle edicole. Storia non proprio entusiasmante, a dire la verità, ma è stato bellissimo comprarlo per la prima volta, perché ai tempi lo comprava sempre mio padre.

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