Due righe su "Rusty Brown" di Chris Ware (Coconino Press)

 

Io non so cosa dire a proposito di “Rusty Brown” di Chris Ware (Coconino Press) se non che è un vero e proprio capolavoro. Un'opera d'arte mai accomodante e che richiede attenzione, dedizione e voglia di lasciarsi andare. Lasciarsi andare per ore, non per il tempo di un caffè. Farsi travolgere, devastare, annientare, amare, baciare. Che è poi quella roba dannatamente bella che dovrebbe accadere ogni volta che si legge, ascolta, guarda, visita, cammina, respira, attende. Non avere certezze, farsi mettere in dubbio, farsi accogliere, portare via, interrogare. 

Un'opera straordinaria da guardare, leggere, ammirare, contemplare, leggere e rileggere. Piena di depressione, fallimenti, sfumature, oggetti, colori, case, sorprese, viaggi su Marte, sorprese. Piena di quei luoghi maledetti che sono per me la famiglia, i legami, la scuola. Ho vissuto anche momenti di orrore mentre lo leggevo per la precisione con cui Ware ha disegnato e raccontato il mio disegnato. Ho pensato tanto a me stesso ammirando queste storie intrecciate. Ho pensato a quello che sono diventato, che sono stato, che non sono stato e che non mi è mai interessato di diventare. Alla mia depressione, alla mia dipendenza dall'alcool che va e viene.Chris Ware mi mette a nudo e intanto si mette a nudo e si nasconde e racconta e si mimetizza e dipinge un affresco livido delle relazioni umane, della famiglia, del consumo, della voglia di emergere,di diventare qualcuno, di cosa significa affondare, cambiare vita, essere una merda, uno spostato, uno che lo prendono per il culo tutto il giorno, uno che non che non riesce a fare un cazzo nella sua vita, uno che sogna, che ti sta vicino, uno che scrive, una donna che cerca la propria figlia. Cazzo di merda quanto dolore e poi c'è tanta di quella neve in questo libro che mi è salita un'ansia visto che non amo la neve per niente.


 

Ecco, io non so che dire.

Andrei avanti per ore a parlare di questa cazzo di opera d'arte.

Somiglio molto ad alcuni personaggi di questo libro.


 

E loro somigliano molto a me.

Mi è venuto anche molto da piangere.

Ma sono solito piangere tanto.

E Chris Ware mi ha disegnato per ciò che sono.

Quello lì che c'è in questa bellissimo abbraccio verso i perdenti, gli esclusi, gli emarginati, i falliti, i solitari, i folli, i depressi, gli educati, i comprensivi, i morti, Super Girl, gli scrittori e la fantomatica letteratura di serie Z (incredibile questa parte, non ho parole...), la vita.

E ascolto Julien Baker.

E settimana prossima faccio gli esami.

E ho pure tre campioni di feci.

E bevo vino bianco.

E mi piace Sentieri Selvaggi. 




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