San Valentino, referendum, casa, Albedo, Fiamma Nirestein

 


Oggi uscito dal lavoro sono andato al supermercato e ho comprato un mazzo di rose per la mia compagna. Stiamo insieme da quasi vent'anni ormai e insieme ne abbiamo affrontate di ogni. Non c'è mai interessatosposarci e quando pensiamo di farlo è sempre per qualche motivo burocratico: il permesso, gli ospedali, il carcere, la morte ma alla fine non ce la facciamo proprio a giurarci fedeltà davanti allo stato (davanti a un prete manco col cayyo). A San Valentino mi piace regalarle quelle rose che tutti e due amiamo. Con leggerezza. Niente di particolare. Ecco, oggi mentre ero in attesa alla cassa automatica dietro di me c'era un gruppetto di alternative chic. La "meglio gente". Gente col costume di vita diversa, controcorrente, progressista ben studiato. Niente fuori posto nel loro essere esattamente alla moda. Perfetti per una pubblicità di frangette, magliette autoprodotte, scarpe da duecento franchi. E poi con quel modo di parlare strascicato, annoiato, depresso, adulto che mi ha sempre infastidito sin da quando ero un ragazzino. Quando mi hanno visto col mazzo di rose in mano ci hanno preso gusto a prendermi per il culo. Non ad alta voce ma a quel tono che gli garantiva attenzione.  Volevano proprio farsi sentire. Ero un figlio del sistema, sessista, che spendeva soldi per niente, un maschilista, uno figlio delle ricorrenze, un uomo patetico. Ero infastidito dalle loro parole ma soprattutto da quel loro tono di voce da serie tv, da quel modo di parlare patetico che puzzava di merda. A un certo punto da dietro una fila di scaffali è poi sbucato un giovane elettricista che ogni tanto viene al cinema per delle riparazione. In mano pure un mazzo di rose, una Coca Cola e un trancio di pizza. 

Mi ha guardato e abbiamo sorriso insieme. Mi ha fatto: "Andre, ho finalmente trovato una tipa, sai che fica che è. Vado adesso a portarle questo mazzo di fiori che è anche lei in pausa." Il suo volto risplendeva di gioia e semplicità. Ovviamente la nostra discussione è stata solo un incentivo per i tizi dietro che sapevano tutto quanto del mondo, che solo loro erano gli unici esseri liberi all'interno del supermercato dal giogo del mercato. Sghignazzavano. Siamo arrivati alle casse e la commessa dopo aver ascoltato l'ennesimo commento sprezzante si è rivolta a loro riempiendomi di gioia con un “Io mi vergognerei di me stessa se uno di voi mi trovasse bella” 

Meglio essere figlio del mercato, del consumismo, delle ricorrenze del cazzo che amato da gente come quella.

Tra l'altro l'elettricista mi sa che si è innamorato pure della cassiera.

Ah, le rose.

 



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Domani si saprà se verranno accettati i referendum sulla giustizia, cannabis e eutanasia. Mi auguro che questo si verifichi. Sono un sostenitore di tutti e 8 questi referendum e faccio parte di partiti che li hanno promossi. Ho molti timori che cio' non avvengo ma mi auguro che si possa votarli tutti quanti anche se il modello svizzero resta per me un modello purtroppo irrealizzabile in Italia. Vedete in Svizzera si vota su tutto ma il governo, collegialmente, prende una posizione comune sui referendum, rendendo pubblicamente note le discrepanze al suo interno. La campagna è trasparente, semplice e soprattutto il dibattito è aperto e non ci sono discipline di partito e chi dissente dal partito su un tale referendum non viene chiamato traditore ma semplicemente un esponente che su quel tema differisce dalla maggioranza del partito. L'elettore al momento del voto ha un quadro chiaro sia dei quesiti, sia degli schieramenti, sia della posizione del governo, sia delle sfumature all'interno degli schieramenti. Tutto ciò in Italia non accade. Ancora oggi non si capisce per esempio come la pensi il Pd sui referendum eutanasia e cannabis mentre sulla giustizia so che in tanti li sosterrebbero ma devono rispettare l'ortodossia del partito.

Ecco, una politica asfittica, rinchiusa su se stessa e che non farà che allontanare sempre di più i cittadini dal voto.

E per fortuna in Svizzera, parlo del Canton Ticino, non esistono talk show simili a quelli italiani. Tutti quelli su Rai, Mediaset, LA/, etc.

I programmi svizzeri di informazione politica annoierebbero gran parte dei cittadini italiani di sinistra e destra perché non gridano, non fanno intrattenimento.

Durano poco e sono fatti di domande e risposte. 

Niente pubblico, niente applausi.

Contradditorio, tempo di risposte.

Niente urla.

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Negli ultimi mesi mio padre mi chiede spesso cosa sarà di tutto quello che c'è nella casa dove siamo cresciuti quando lui morirà. Una casa in affitto. I miei genitori fecero la scelta di non acquistare casa e di usare quei soldi che avevano per garantirsi e garantirci tutto il possibile immaginabile. Tipo un mese al mare. E quell'anno, nel 1997, l'interrail in Inghilterra per me e mia sorella, più la rata del mio collegio e le vacanze dei miei genitori al mare. Non gli è mai interessato avere quell'appartamento. Non gli è mai interessato lasciarci qualcosa di materiale. Sarebbe toccato a noi lavorare se volevamo soldi o una casa. Ogni volta che mio padre mi chiede cosa sarà di tutti quei mobili io gli dico che mi piacerebbe bruciare tutto e lui mi risponde che sono proprio come mia madre. Che non abbiamo proprio il senso della proprietà. Che per noi tutto deve finire sempre in cenere. Lo guardo e gli dico, “Non avrai mai nipoti. Viviamo io e Anna lontani da qui. Che ti frega. ” Non so come andranno le cose. Ma so che arriverà il giorno che dovremo svuotare quell'appartamento da tutti i suoi mobili, i suoi libri, i suoi quadri, i suoi piatti, bicchieri e riconsegnare le chiavi al proprietario. E non resterà più niente di noi. Anche le nostre tombe, sempre che ci saranno, non avranno nessuno che le seguirà. Scompariremo e nient'altro. E no, non sento il bisogno di avere quella casa dove sono nato e cresciuto o quella dove sto vivendo ora.

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Del bel libro di Fiamma Nirestein se n'è parlato qui.

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