Di tumore, libri, parenti

 


Oggi avrei dovuto lavoro ma a causa del caldo e dell'assenza di uscite sono rimasto a casa e ho terminato di leggere il romanzo di Vanessa Veselka con le lacrime addosso perché il cuore mi si è riempito di ricordi, del peso della mia vita che continuo a voler sopportare. Ho pensato a mia madre che si tiene fino all'ultimo segreto il suo tumore, andando dai dottori solo quando tornai dalle Baleari. Ai suoi occhi quando mi dice: "Per me è abbastanza, sono stanca Andrea e vorrei che un giorno tu riuscissi a perdonarti" Ho pensato a mia sorella che vedo pochissimo e che se stiamo insieme piu' di due ore finiamo sempre di litigare. Basterebbe che oggi le parlassi di dove vorrei andare in vacanza per farla incazzare. Oppure dirle che se dovessi scoprire di avere un tumore a uno stadio avanzato rifiuterei le cure.

E ho pensato a quanto in realtà il tumore faccia parte della mia vita da sempre. La malattia. Mio nonno paterno è morto che mia madre aveva 13 anni, quando erano già anni che il suo fisico distrutto dalla Prima Guerra Mondiale e dal lavoro coatto nella Germania nazista voleva solo riposare. Mio zio Adriano è morto, dal quale mia madre ha ereditato il nome, nel 1944 per una peritonite. Mio zio Ezio, fratello di mia madre, fini' al sanatorio e quando stette meglio ed era pronto per partire per l'Argentina fu investito da un tram a Milano e da allora fu zoppo con una gamba infetta fino a quando mori' per un tumore al pancreas abbandonata su una sudicia barella di un ospedale. Fortuna che ero riuscita a terminare le registrazioni dei suoi pezzi di trombettista che non riesco ad ascoltare. Mio zio Antonio, l'amato fratello di mio padre, è morto il giorno dopo aver compiuto 50 anni per un tumore ai polmoni. Avevo 18 anni e sono stato il primo a sapere che aveva un tumore. Mio padre ha avuto un tumore benigno facciale che gli ha regalato l'epilessia e ha mezzo volto ricostruito. A mia nonna materna furono tolti utero e ovaie e in due anni il Parkinson l'ha spazzata via. Mia sorella coi suoi problemi non avrebbe mai potuto avere figli e fa un sacco di esami. E per me i dottori hanno previsto un finale non tanto bello. A cui sto andando incontro da tanto tempo perché con la vita non ho mai avuto un gran bel rapporto. Ed è li' che mi attende. E quasi ogni giorno non vedo l'ora che quel giorno si avvicini.

Fra non molto compio 43 anni. E sono stanco. Ma non è niente di nuovo. Si va avanti. E nei prossimi giorni scrivo.


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