NESSUNO TOCCHI CAINO - QUEI GUARDIANI DELLA VITA PALADINI DELLA PENA DI MORTE

Nessuno tocchi Caino news:

Anno 22 - n. 28 - 16-07-2022

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : QUEI GUARDIANI DELLA VITA PALADINI DELLA PENA DI MORTE
2.  NEWS FLASH: NO SCIOGLIMENTI FACILI DEI COMUNI, RISPETTARE IL VOTO POPOLARE. LO DICE PURE IL CONSIGLIO DI STATO
3.  NEWS FLASH: CARCERE: NESSUNO TOCCHI CAINO SU AUDIZIONE CAPO DAP CARLO RENOLDI
4.  NEWS FLASH: TRAVAGLIO E I GRILLINI NON LO CAPISCONO: L’UNICO SCANDALO È IL DEGRADO DELLE CARCERI
5.  NEWS FLASH: NESSUNO TOCCHI CAINO A CATANZARO LUNEDI’ 18 LUGLIO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : DESTINA IL TUO 5X1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO


QUEI GUARDIANI DELLA VITA PALADINI DELLA PENA DI MORTE
Elisabetta Zamparutti su Il Riformista del 16 luglio 2022

Vita! Ineffabile mistero legato al respiro, dal primo vagito all’ultimo sospiro. E quanti i guardiani di questo fluire, dentro e fuori i polmoni, dell’aria, a volte ferma a volte burrascosa. Tra questi i giudici della Corte Suprema americana che hanno deciso in sei contro tre di mettere fine alle garanzie costituzionali per l’aborto. Lo hanno fatto dopo mezzo secolo dalla loro introduzione.
“Ha vinto la vita!” ha commentato qualcuno. Per Donald Trump siamo addirittura all’espressione della “volontà di Dio”. Strumenti della manifestazione di questa “volontà divina” sono certamente i tre giudici che lui stesso ha designato: Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett i quali hanno costituito la super maggioranza conservatrice della Corte Suprema, unendosi all’afroamericano Clarence Thomas scelto da Bush padre e a John Roberts e Samuel Alito voluti da Bush figlio. Conservare, cum-servare, tenere con sé. Sono d’accordissimo. La vita stessa è mantenimento di un equilibrato insieme di elementi diversi quali parti di un tutto. Ordine armonico e per questo vitale in un disordine altrimenti distruttivo.
Marco Pannella, sull’aborto, diceva che ciò che bisogna assicurare è il diritto a procreare con amore, con consapevolezza, anziché il riprodursi come bestie. Questo attiene alla vita, in una dimensione nonviolenta e civile. Mentre, invece, trovo una matrice violenta, primordiale, disordinata, in fin dei conti mortifera nell’imposizione della vita a tutti i costi come inteso dai guardiani americani della Corte Suprema.
Non è un caso che i tre giudici di nomina trumpiana si siano distinti per un morboso attaccamento da un lato alla vita di un feto e contemporaneamente alla pena di morte. Ricordo ancora la motivazione scritta dal giudice Gorsuch nel rigetto del ricorso di un condannato a morte del Missouri, Russell Bucklew, che spiegava come fosse affetto da una malattia rara che gli avrebbe causato atroci dolori se giustiziato con l’iniezione letale e che pertanto chiedeva un metodo alternativo. Si era appellato all’ottavo emendamento che vieta trattamenti crudeli e inusuali. Per Gorsuch “l’ottavo emendamento vieta metodi ‘crudeli e inusuali’ ma non garantisce una morte indolore”. Non so cosa possa esserci di più cinico e violento.
D’altro canto lo stesso Trump ha danzato con la morte per consegnare la sua presidenza alla storia. Nel 2020, fece giustiziare dieci persone – un numero maggiore rispetto a quello delle esecuzioni nei cinquanta Stati dell’intero continente – ripristinando le esecuzioni federali sospese dal 2003. Trump ha inteso passare alla storia con il bottino del maggior numero di esecuzioni federali dal 1896 e uscire di scena con la messa a morte, senza alcuna pietà, di una persona torturata e abusata per una vita: Lisa Montgomery, la prima donna giustiziata in settant’anni negli USA.
Ecco, un pensiero conservatore servirebbe per manifestare, anche politicamente, il senso di una vita concepita con amore e capace di contenere – di tenere con sé – anche chi nella sua vita ha conosciuto tempeste, scommettendo sull’inesorabile schiarita. Contenimento e conservazione possibile se fondata sulla fiducia, oserei dire sull’amore, per la persona umana: la donna che decide di abortire o il condannato che decide di cambiare.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

NO SCIOGLIMENTI FACILI DEI COMUNI, RISPETTARE IL VOTO POPOLARE. LO DICE PURE IL CONSIGLIO DI STATO
Pierpaolo Zavettieri* su Il Riformista del 16 luglio 2022

Fin quando non ci sarà una giustizia certa e giusta nessun crimine troverà adeguata ed efficacie risposta da parte dello Stato. Tale convincimento impone di non accettare passivamente che una norma chiara come l’art. 143 del Testo unico degli enti locali sia costantemente “forzata” in termini interpretativi da Prefetture, Viminale, Consiglio dei Ministri, Capo dello Stato e che, in caso di contezioso giuridico, si possa incorrere in valutazioni poco serene da parte della giustizia amministrativa, ai vari livelli.
La norma sugli scioglimenti, ancorché inutile e superata dalle leggi ordinarie, non è altro che una reazione del Governo, immediata e straordinaria, ai gravissimi ed efferati fatti criminali dei primi anni 90. Ma si sa, in Italia nulla è più definitivo di una norma emergenziale!
Non vi è alcun dubbio infatti che la nostra legislazione, anche al netto del “143”, impedisca qualsivoglia possibilità per un amministratore locale di agire impunemente a favore della criminalità, organizzata o comune che sia. Se un sindaco commette un reato è sanzionabile a norma di legge! Ciononostante, volendo considerare attuale il “143”, dovremmo quantomeno avere il coraggio di denunciarne l’utilizzo spasmodico da parte degli organi preposti. Quasi mai, infatti, negli innumerevoli casi di comuni “sciolti”, si è potuto rilevare un “reale” riscontro di elementi “concreti, univoci e rilevanti”, tali da condizionare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione comunale sotto indagine, così come recita il TUEL.
Se la percentuale di errori, a volte clamorosi, commessi da “burocrazia” e “magistratura” non fosse così elevata, probabilmente non sarebbe necessario alcun dibattito sull’argomento e neppure le battaglie di Associazioni come “Mezzogiorno in Movimento” o Nessuno tocchi Caino. Insomma, è la dose che fa il veleno!
Solo per avere un saggio di come spesse volte siano state gestite circostanze afferenti l’utilizzo del “143” è utile citare uno stralcio significativo della sentenza del TAR Lazio che ha disposto l’annullamento dello “scioglimento” e la “riabilitazione” del Comune di Marina di Gioiosa: «Dalla documentazione complessivamente presentata in giudizio, tuttavia, emerge un quadro fattuale caratterizzato dalla presenza di un notevole ritardo da parte della prefettura reggina nel riscontro delle richieste di informazioni antimafia; di contro, il Comune risulta essersi attivato celermente, appena avuto notizia delle interdittive». Peccato che il Consiglio di Stato, sul ricorso avverso la sentenza del TAR, in tempi così celeri da legittimare eventuali dubbi sulla corretta presa visione degli atti, ha prima concesso la sospensiva e poi ribaltato le inconfutabili motivazioni del TAR. Cos’altro vorreste aggiungere!
È di pochi giorni fa invece la sentenza del Consiglio di Stato che, sul caso Guardavalle, contro ogni previsione, ha ribaltato in senso “correttamente garantista” l’esito del TAR sullo scioglimento del Consiglio Comunale. Le parole del Collegio in questo caso non possono non essere destinate a riaffermare la corretta giurisprudenza: - È opinione del Collegio che le circostanze fattuali ... non restituiscano un quadro sufficientemente probante, sia pure nella logica del “più probabile che non”, del condizionamento o del collegamento mafioso, ma di *una gestione non particolarmente efficiente ed efficace dell’attività amministrativa, che non può però giustificare lo scioglimento degli organi elettivi*, il quale incide sui «più alti valori costituzionali alla base del nostro ordinamento, quali il rispetto della volontà popolare espressa con il voto e l’autonomia dei diversi livelli di Governo garantita dalla Costituzione».
Giudicato esemplare e monito per lo stato di diritto, caratterizzato da una sentenza le cui motivazioni fanno presa sulle coscienze perché finalmente esaltano nettamente il valore della volontà popolare (imprescindibile in democrazia) e i più alti valori costituzionali.
La decisione del Consiglio di Stato vince sullo sconforto diffuso degli amministratori locali e restituisce speranza alle comunità offese dall’onta del pregiudizio fondato su una abusata cultura del sospetto che vizia ogni forma di giudizio. L’auspicio è che la sentenza “Guardavalle” non rimanga caso isolato ma divenga sentenza pilota per un reale “cambio di rotta” che restituisca dignità e motivazione a chi ancora intende spendersi per le proprie comunità, specie in territori difficili come il Mezzogiorno.

* Sindaco di Roghudi


CARCERE: NESSUNO TOCCHI CAINO SU AUDIZIONE CAPO DAP CARLO RENOLDI
In merito alla audizione del Presidente del DAP Carlo Renoldi, gli esponenti di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti, rispettivamente Presidente, Segretario e Tesoriere, hanno dichiarato:
"L'audizione di oggi del capo del DAP Carlo Renoldi rappresenta un punto di tenuta delle istituzioni democratiche in un momento particolarmente difficile del nostro Paese.
È stata ribadita, da parte del Capo del DAP, la correttezza dell'operato di Nessuno tocchi Caino e sono state respinte le illazioni de Il Fatto Quotidiano e dei parlamentari che gli hanno fatto eco.
Se un ruolo Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem può rivendicare di svolgere nelle carceri, è quello di aver gettato un fascio di luce sulla misconosciuta realtà penitenziaria, vigilando sul rispetto dei diritti umani fondamentali come sanciti dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione europea. Alle istituzioni abbiamo offerto e continuiamo ad offrire la collaborazione volta alla riduzione del danno che una carcerazione, in violazione dei diritti umani, arreca tanto ai detenuti quanto agli operatori penitenziari. Con i detenuti abbiamo praticato e diffuso il metodo della nonviolenza e dato corpo alla speranza".
(Fonte: Nessuno tocchi Caino, 14/07/2022)

TRAVAGLIO E I GRILLINI NON LO CAPISCONO: L’UNICO SCANDALO È IL DEGRADO DELLE CARCERI
Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti su Il Riformista del 9 luglio 2022

Lascia sgomenti ma non meraviglia leggere dell’interrogazione parlamentare annunciata dai Cinque Stelle e scritta sulla falsariga di un articolo pubblicato dal loro organo ispiratore Il Fatto quotidiano, che maledice il Capo del Dap Carlo Renoldi e l’associazione Nessuno tocchi Caino per una visita fatta insieme alle Camere penali – due mesi fa! – nelle carceri della Sardegna, comprese le sezioni del 41-bis. Il Fatto Quotidiano ha spiato dal buco della serratura quello che avevamo fatto alla luce del sole. Bastava ascoltare le nostre videoregistrazioni pubbliche per sapere che eravamo stati autorizzati a visitare 5 carceri sarde e anche le sezioni del 41-bis.
Una visita autorizzata, come tante altre, dal DAP e quindi non una visita senza precedenti come tuona erroneamente il giornale. Visitammo infatti il 41-bis di Viterbo nell’aprile 2019 e negli anni precedenti anche quelli di Parma e Tolmezzo. Al Fatto e ai suoi parlamentari stellati consigliamo di leggere e di meditare sul rapporto di 11 pagine che abbiamo redatto alla fine delle visite in Sardegna e trasmesso al Capo del Dap. Capirebbero e interrogherebbero il ministro della Giustizia sul vero scandalo. Non lo scandalo dell’allarmante visita al 41-bis, un regime che, ribadiamo, è una forma di “tortura democratica” e come tale da riformare. Ma lo scandalo della carenza allarmante di Direttori (solo tre per dieci istituti penitenziari), di comandanti della polizia penitenziaria (a scavalco in diversi istituti), di educatori. Lo scandalo delle condizioni di vita di TUTTI i detenuti, di una vita in carcere dove le attività (lavoro, scuola, sport, cultura) sono ridotte al lumicino e le giornate trascorrono in un disperato ozio. Per non parlare dello scandalo del diritto alla salute negato in molti casi, compresi quelli psichiatrici che sono centinaia.
Vero è che quando abbiamo successivamente incontrato, come Nessuno tocchi Caino, il capo del DAP Renoldi, egli ci ha fatto presente che non avremmo dovuto “parlare” con i detenuti al 41-bis, ma solo visitare le celle, così come è vero che gli abbiamo fatto presente che “verificare le condizioni di vita” dei detenuti e degli internati (questo è infatti lo scopo delle “visite agli istituti” autorizzate ai sensi dell’art. 117 del Regolamento di attuazione dell’Ordinamento Penitenziario) è impossibile senza ascoltare i detenuti e gli internati. Proprio nella visita a Viterbo a Pasquetta del 2019, un detenuto in carrozzella passava quel tempo di isolamento totale disegnando e ci disse (poteva parlare) che non lo autorizzavano ad avere più di 10 colori. L’agente di sezione, al quale chiedemmo quale fosse il motivo di “sicurezza” legato a questa limitazione, rispose che non c’era.
A proposito di ergastolo ostativo e 41-bis, che i parlamentari antimafia a cinque stelle considerano esempi fulgidi di civiltà democratica, ricordiamo che l’Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo per il suo “fine pena mai” e che il Comitato europeo per la prevenzione della tortura considera il “carcere duro” a dir poco “problematico” rispetto all’articolo 27 della Costituzione e all’articolo 3 della Convenzione EDU che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Senza contare poi quello che, in tema di isolamento, affermano le Regole di Mandela dell’ONU. Norme e regimi, quelli del 4-bis e del 41-bis, introdotti 30 anni fa e che ci si ostina a mantenere, finanche ad ampliare, in memoria di chi è deceduto allora e che certo non voleva un simile stravolgimento dello Stato di Diritto. Un’insana idea di giustizia vendicativa anima questi paladini contemporanei dell’antimafia di professione, questo loro modo di pensare che fa degradare il Paese-culla-del-diritto in un Paese-tomba-del-Diritto, nel baratro della regressione e della negazione dei principi costituzionali italiani e convenzionali europei.
Sappiamo che le nostre posizioni radicali sul 4-bis e il 41-bis non sono condivise dal Capo del DAP Renoldi e dalla Ministra Cartabia. Ma sappiamo anche l’immane compito che si sono assunti di rendere “legali” secondo i principi costituzionali le carceri italiane. È quello che non possono accettare coloro che invocano “legge e ordine”, che si nutrono di pane e manette. Un’ultima considerazione che riguarda l’iscrizione a Nessuno tocchi Caino dei condannati all’isolamento e alla pena senza fine, dei “cattivi” per eccellenza, degli immutabili, degli irredimibili. Meditate, campioni di onestà e legalità, sulle parole di Marco Pannella dette molti anni fa a proposito di un altro scandalo: l’iscrizione al Partito Radicale del capomafia Piromalli. “Penso piuttosto – disse Marco – che proprio Piromalli, non quello ‘trionfante’ libero e potente, ma quello sconfitto e ormai inerme abbia voluto essere ‘anche’ radicale, ‘anche’ nonviolento, lasciare magari ai suoi nipoti, a chi comunque crede, ha creduto in lui, questo segnale… Se avesse avuto ancora da conquistare, contrattare, salvare ‘potere’, allora avrebbe avuto contatti con tutti, tranne che con noi. E dico proprio ‘tutti’.”
Nessuno tocchi Caino, associazione radicale alla quale – per statuto – si può iscrivere chiunque, se pietra dello scandalo può essere considerata, nelle carceri e nella società, è dello scandalo della nonviolenza. Coi suoi “Laboratori del cambiamento – Spes contra Spem”, nelle sezioni di alta sicurezza, in questi anni, siamo stati artefici e testimoni di un’opera straordinaria di conversione dal male al bene, dalla violenza alla nonviolenza, dal delitto al diritto. “Il nostro Statuto – diceva ancora Pannella – è quello di un servizio pubblico. Chi vuole, paga il biglietto e viaggia, per un anno, verso dove la diligenza si dirige”.

NESSUNO TOCCHI CAINO A CATANZARO LUNEDI’ 18 LUGLIO
CATANZARO lunedì 18 luglio 2022 ore 18:30
Complesso monumentale San Giovanni Piazza Garibaldi

Presentazione del libro di Nessuno tocchi Caino
QUANDO PREVENIRE E’ PEGGIO CHE PUNIRE

Saluti
Antonello TALERICO Presidente Consiglio Ordine Distrettuale Avvocati Catanzaro
Valerio MURGANO Presidente Camera Penale Catanzaro
Sergio D’ELIA Segretario Nessuno tocchi Caino

Introduce e modera
Dario CARERI vice Presidente Camera Penale Catanzaro

Testimonianze
Pietro FUDA ex Sindaco di Siderno | Paolo FRAGOMENI ex Presidente Consiglio Comunale Siderno | Paolo MASCARO Sindaco di Lamezia Terme | Giuseppe TRICHILO Imprenditore

Intervengono
Edoardo CORASANTI Giornalista | Francesco IACOPINO Segretario Camera Penale Catanzaro | Crescenzo SANTUORI Avvocato Amministrativista | Orlando SAPIA Responsabile Osservatorio Carceri Camera Penale Catanzaro | Elisabetta ZAMPARUTTI Tesoriere Nessuno tocchi Caino

Conclude
Rita BERNARDINI Presidente Nessuno tocchi Caino

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