Leggendo "Santi e bevitori" di Lawrence Osborne (Adelphi, traduzione di Mariagrazia Gini), Lisa Lurati e altre cose

E alla fine l'ho letto quasi in lacrime questo libro di Lawrence Osborne perchè sono quella robaccia lì, che si preoccupa di avere sempre qualcosa da bere in casa e anche per il giorno dopo e che è quasi morto per colpa dell'alcool e che morirà per quello che succederà al mio fegato. 

Ma ricordo ancora con tanto amore la volta che ritrovai Eva a Urbino dopo che ci eravamo lasciati per qualche tempo. Ricordo che andammo in un bar poco distante da Piazza Ducale e ci restammo per ore a bere Martini e parlare e accarezzare per qualche minuto il cagnolino di Kazu dei Blonde Redhead che si era rifugiato sotto al nostro tavolino per proteggersi dal sole. 

Bevemmo così tanto quel pomeriggio e quella sera che vedemmo i concerti senza vederli e dormimmo fino al pomeriggio successivo. Poi andammo a Pesaro. Lei era ancora mezza ubriaca quando salì in macchina per tornare in Puglia dove lavorava. Io salii sul treno che mi avrebbe riportato al Nord ma prima feci scorta di birre. Quando arrivai a Lecco mio padre si vergognò di me quando mi vide scendere dal treno.

E i giorni vanno così, ieri è stata una giornata finalmente tranquilla al lavoro. Ero sereno ma non so perché ho avuto la pessima idea di entrare in una libreria vuota ma col malsano chiacchiericcio di qualità dei librai di sottofondo. Ho resistito 5 minuti e sono scappato via e sono entrato in un bar per bere una birra sentendomi a disagio come nella citazione di Bunuel contenuta nel libro di Osborne:

e oggi invece mio giorno libero alle 5 avevo già fatto colazione e sono uscito presto per andare a Gandria e questa è la vista di Lugano/Paradiso dal picco del sentiero:


 


e sono andato a osservare l'opera d'arte di Lisa Lurati e che bello fermarsi a leggere qui:




e poi tornato non ho potuto fare a meno di prendere questi due romanzi:




 

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