Venerdì Santo e Pasqua
Sono cresciuto vivendo il Venerdì Santo.
Difficile spiegarlo a chi non è cresciuto in piccoli comuni come il mio.
Difficile spiegare anche come, pur non essendo credente e anche diciamo anche molto blasfemo e anticlericale, continuo a ricordare con molta commozione e rispetto quei giorni trascorsi a celebrarlo senza riuscire a evitarlo.
Ricordo le sberle della suora quando ridevo davanti al crocifisso che dovevo baciare. Ricordo Luca che rubava le offerte lasciate dalle vecchiette per poi farci prendere ghiaccioli e caramelle all'oratorio. Anna che dormiva per tutta la celebrazione e poi leccava il sangue finto fingendo di essere una vampira. Roberto che si metteva le dita nel naso mentre faceva il chierichetto e ci faceva le boccacce quando lo salutavamo. Elio che si metteva sulla gradinata a chiedere qualche soldino per farsi un buco.
Mi ricordo quando mi fecero leggere la Via Crucis alle elementari e non ne avevo assolutamente voglia e la suora mi umiliò davanti a tutti e ricordo bene mia madre che mi diede del miserabile perché non avevo carattere e Anna che mi disse, Facciamo un rito voodoo per queste merde.
Anna che hai perso tutto. Luca che manco mi saluti. Roberto che hai due figli e ti faccio schifo. Elio che nemmeno so che fine hai fatto.
Sono invecchiato.
Quasi tutto quello che conoscevo è scomparso.
Domani lavoro.
Ma non ho mai smesso di sedermi in chiesa quando me la sento e ho bisogno di silenzio. Bisogno di fermarmi per tutto il tempo che mi serve. Non ci riesco mai nelle biblioteche. Nemmeno sul lago ormai infestato da turisti, atleti amatoriali, cani, ragazzini con la musica a tutto volume, famiglie col pranzo al sacco.
Solo nelle chiese discoste riesco a trovare un briciolo di pace.
Se non voglio rimanere chiuso in casa.
Ultimamente ho notato che i sacrestani quando mi vedono rallentano ancora di più i loro gesti per non disturbarmi.
Una forma di rispetto che difficilmente trovo altrove.
E resto lì, da solo, senza rumore, suoni.
Silenzio.
Senza fare assolutamente nulla.
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